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martedì 31 luglio 2012

Sicilia, Lombardo si dimette. Cronostoria di cinque anni di (pessima) politica siciliana


PALERMO – E’ ufficiale e definitivo. Il Governatore della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, si è dimesso e ha lasciato campo libero alle elezioni amministrative che si terranno entro il mese di Ottobre. La decisione era già stata ampiamente annunciata ed era arrivata dopo una discutibilissima gestione politica degli affari siciliani. Il punto di svolta era stato il “ribaltone” che aveva portato all’estromissione del centrodestra dal Governo regionale e all’arrivo del Partito Democratico a far da supporto al Governo di Palazzo dei Normanni. Correva l’anno 2008. Il 15 febbraio viene ufficializzata la sua candidatura alla guida della regione. E’ il leader del Movimento per le Autonomie che, alleato del Popolo delle Libertà e dell’Unione di Centro, conquisterà la poltrona di Presidente a scapito della candidata del Partito Democratico, Anna Finocchiaro. Compito impossibile quello della Finocchiario. Era l’anno di Berlusconi, che era tornato in sella a Palazzo Chigi dopo due disastrosi anni di Governo Prodi. Tanto era sicura di perdere che la sera dei risultati, il 14 aprile, era a Roma accanto al Segretario del Pd Walter Veltroni che, in diretta nazionale tracciava il bilancio della sconfitta generale del centro sinistra. La vittoria con il 65% dei voti non si è tradotta in buon governo e nemmeno in stabilità. Quattro i Governi che Lombardo ha prodotto in nemmeno cinque anni. Un anno dopo pensò bene di risolvere i contrasti con l’Udc cacciando gli uomini di Casini. Nel 2009 Lombardo diventa il paladino di tutti, o quasi, i meridionalisti. Novello Masaniello (ogni due per tre in queste regioni del Sud il Lombardo di turno diventa la speranza e il perfetto condottiero, sempre a scadenza!), prende le distanze dal Governo Berlusconi che non rispetta il Sud e non risana il divario tra il Nord e il Sud del Paese. Il MpA non vota la fiducia al Governo e si apre la crisi. Le quotazioni “meridionaliste” di Lombardo invece crescono. Ci sono anche presidenti di associazioni e movimenti cultural-politici che si richiamano alla vera storia del Sud che si candidano alle competizioni locali sotto il simbolo del gabbiano lombardiano. Oggi quel passato è meglio (anche se è difficile) nasconderlo. La crisi con Berlusconi si acuisce e si apre la crisi interna al Pdl Siciliano. Il Pdl è scontento di Lombardo e ne approfittano altri due “campioni” della coerenza politica: Gianfranco Miccichè e Gianfranco Fini. Miccichè è soddisfatto perché lo strappo è la dimostrazione di quanto Lombardo sia inaffidabile e di quanto abbia sbagliato Berlusconi a candidarlo al suo posto alla guida della Regione. Fini è lieto di creare problemi a Berlusconi. Così i seguaci di Miccichè e Fini nel Pdl creano un nuovo gruppo in regione “Pdl Sicilia”. Il Pdl che fa capo ai vertici nazionali (Alfano, Schifani e Nenia) si dissociano e votano contro il Documento di Programmazione Economica e Finanziaria (DPEF) del Governo Lombardo il quale, senza troppi complimenti, passa alla terza giunta cacciando il Pdl “nazionale” e alleandosi nuovamente con Udc e i dissidenti di Fini e Miccichè. La rissa tra finiani e uomini di Miccichè arriva in meno di un anno. Fini esce dal Pdl e fonda il Fli, oggi soggetto politico in via di decomposizione (non che nel 2010 fosse stato meglio in salute!), Miccichè crea il nuovo partito Forza del Sud che si dissocia da Lombardo. Risultato? Quarto Governo Lombardo, questa volta di largo respiro con l’arrivo del Partito Democratico che, tra la perplessità di tutto il mondo politico, flirta con Lombardo che fino a tre mesi prima era considerato un mafioso alla stregua di Totò Riina. Insieme a Mpa, Fli e Pd, ci sono anche l’Udc (tranne gli uomini di Saverio Romano e Totò Cuffaro, ex Governatore poi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa) e l’Api di cui è leader Rutelli che aveva abbandonato da poco il Pd. Questa la maggioranza che ha guidato nell’ultimo anno e mezzo la Sicilia. L’addio del Pd ha segnato la fine di Lombardo. Fin qui la storia politica dell’ultimo quinquennio. Ma la Sicilia, la bella e ricca Sicilia, come è stata in questi ultimi cinque anni? Male, sostengono molti anche se ha tutti i numeri per aggrapparsi alla ripresa. Non si spiegherebbe altrimenti il tentativo dei tecnici di commissariare il Governo dell’Isola, recentemente proposto dal Presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello e accolto dal Presidente del Consiglio Monti. Tentativo che è fallito a causa del miliardo di credito che il Governo siciliano vanta verso Roma e che Lombardo ha richiesto con solerzia nelle ultime due settimane costringendo Monti ad una frettolosa ritirata. Eclissata l’opzione commissariamento le dimissioni di Lombardo sono arrivate. Ora a settembre si contenderanno la poltrona almeno cinque candidati. Quello di Sinistra e Libertà, Claudio Fava, di Forza del Sud, Gianfranco Miccichè, e del Movimento dei Sindaci, Nello Dipasquale, sono già in campagna elettorale. Ancora da ufficializzare i nomi di Pdl e Pd (con l’incognita Udc) e quello del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo che potrebbe giocarsi una bella partita in vista delle prossime politiche. La Sicilia è diventata ufficialmente terreno di scontro ma anche un laboratorio per capire quale sarà il futuro dell’isola e del paese.

FAUSTO DI LORENZO


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