PALERMO – E’ ufficiale e definitivo. Il Governatore della
Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, si è dimesso e ha lasciato campo libero
alle elezioni amministrative che si terranno entro il mese di Ottobre. La
decisione era già stata ampiamente annunciata ed era arrivata dopo una
discutibilissima gestione politica degli affari siciliani. Il punto di svolta
era stato il “ribaltone” che aveva portato all’estromissione del centrodestra
dal Governo regionale e all’arrivo del Partito Democratico a far da supporto al
Governo di Palazzo dei Normanni. Correva l’anno 2008. Il 15 febbraio viene
ufficializzata la sua candidatura alla guida della regione. E’ il leader del
Movimento per le Autonomie che, alleato del Popolo delle Libertà e dell’Unione
di Centro, conquisterà la poltrona di Presidente a scapito della candidata del
Partito Democratico, Anna Finocchiaro. Compito impossibile quello della
Finocchiario. Era l’anno di Berlusconi, che era tornato in sella a Palazzo
Chigi dopo due disastrosi anni di Governo Prodi. Tanto era sicura di perdere
che la sera dei risultati, il 14 aprile, era a Roma accanto al Segretario del
Pd Walter Veltroni che, in diretta nazionale tracciava il bilancio della
sconfitta generale del centro sinistra. La vittoria con il 65% dei voti non si
è tradotta in buon governo e nemmeno in stabilità. Quattro i Governi che
Lombardo ha prodotto in nemmeno cinque anni. Un anno dopo pensò bene di
risolvere i contrasti con l’Udc cacciando gli uomini di Casini. Nel 2009
Lombardo diventa il paladino di tutti, o quasi, i meridionalisti. Novello
Masaniello (ogni due per tre in queste regioni del Sud il Lombardo di turno
diventa la speranza e il perfetto condottiero, sempre a scadenza!), prende le
distanze dal Governo Berlusconi che non rispetta il Sud e non risana il divario
tra il Nord e il Sud del Paese. Il MpA non vota la fiducia al Governo e si apre
la crisi. Le quotazioni “meridionaliste” di Lombardo invece crescono. Ci sono anche presidenti di associazioni e movimenti cultural-politici che si richiamano alla vera
storia del Sud che si candidano alle competizioni locali sotto il simbolo del
gabbiano lombardiano. Oggi quel passato è meglio (anche se è difficile)
nasconderlo. La crisi con Berlusconi si acuisce e si apre la crisi interna al Pdl
Siciliano. Il Pdl è scontento di Lombardo e ne approfittano altri due “campioni”
della coerenza politica: Gianfranco Miccichè e Gianfranco Fini.
Miccichè è soddisfatto perché lo strappo è la dimostrazione di quanto Lombardo
sia inaffidabile e di quanto abbia sbagliato Berlusconi a candidarlo al suo
posto alla guida della Regione. Fini è lieto di creare problemi a Berlusconi.
Così i seguaci di Miccichè e Fini nel Pdl creano un nuovo gruppo in regione “Pdl
Sicilia”. Il Pdl che fa capo ai vertici nazionali (Alfano, Schifani e Nenia) si
dissociano e votano contro il Documento di Programmazione Economica e
Finanziaria (DPEF) del Governo Lombardo il quale, senza troppi complimenti,
passa alla terza giunta cacciando il Pdl “nazionale” e alleandosi nuovamente
con Udc e i dissidenti di Fini e Miccichè. La rissa tra finiani e uomini di
Miccichè arriva in meno di un anno. Fini esce dal Pdl e fonda il Fli, oggi
soggetto politico in via di decomposizione (non che nel 2010 fosse stato meglio
in salute!), Miccichè crea il nuovo partito Forza del Sud che si dissocia da
Lombardo. Risultato? Quarto Governo Lombardo, questa volta di largo respiro con
l’arrivo del Partito Democratico che, tra la perplessità di tutto il mondo
politico, flirta con Lombardo che fino a tre mesi prima era considerato un
mafioso alla stregua di Totò Riina. Insieme a Mpa, Fli e Pd, ci sono anche l’Udc
(tranne gli uomini di Saverio Romano e Totò Cuffaro, ex Governatore poi condannato
per concorso esterno in associazione mafiosa) e l’Api di cui è leader Rutelli
che aveva abbandonato da poco il Pd. Questa la maggioranza che ha guidato nell’ultimo
anno e mezzo la Sicilia. L’addio del Pd ha segnato la fine di Lombardo. Fin qui
la storia politica dell’ultimo quinquennio. Ma la Sicilia, la bella e ricca
Sicilia, come è stata in questi ultimi cinque anni? Male, sostengono molti anche se ha tutti i
numeri per aggrapparsi alla ripresa. Non si spiegherebbe altrimenti il tentativo
dei tecnici di commissariare il Governo dell’Isola, recentemente proposto dal
Presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello e accolto dal Presidente del
Consiglio Monti. Tentativo che è fallito a causa del miliardo di credito che il
Governo siciliano vanta verso Roma e che Lombardo ha richiesto con solerzia nelle
ultime due settimane costringendo Monti ad una frettolosa ritirata. Eclissata l’opzione
commissariamento le dimissioni di Lombardo sono arrivate. Ora a settembre si
contenderanno la poltrona almeno cinque candidati. Quello di Sinistra e
Libertà, Claudio Fava, di Forza del Sud, Gianfranco Miccichè, e del Movimento
dei Sindaci, Nello Dipasquale, sono già in campagna elettorale. Ancora da
ufficializzare i nomi di Pdl e Pd (con l’incognita Udc) e quello del Movimento
5 Stelle di Beppe Grillo che potrebbe giocarsi una bella partita in vista delle
prossime politiche. La Sicilia è diventata ufficialmente terreno di scontro ma
anche un laboratorio per capire quale sarà il futuro dell’isola e del paese.
FAUSTO DI LORENZO
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