Mario Monti tra Enrico Bondi e Silvio Giarda, che hanno studiato
le misure adottate dal Governo sulla spending review
ROMA – La Spending Review è fatta. Il Governo ha approvato le misure che, divenute definitive, passeranno all’esame del Parlamento. Si doveva trattare di risparmio e invece sarà un vero e proprio salasso che non consentirà nessun guadagno alla popolazione visto che nell’autunno o, al più tardi, nella primavera prossima, l’Iva dovrà aumentare ancora (e, presumibilmente, non solo quella). La data fissata dal Governo al luglio 2013 non tiene conto delle reali condizioni economiche del paese. A confermare le voci pessimistiche i provvedimenti concretamente adottati dal Consiglio dei Ministri. Innanzitutto il totale complessivo del risparmio. Sarà di 4,5 miliardi di euro il risparmio per il 2012. Salirà a 10,5 miliardi nel 2012 e ancora a 11 miliardi nel 2013. Le cifre sono irrisorie se messe a confronto al debito pubblico italiano che ha raggiunto l’astronomica cifra di 2000 miliardi. Ma allora cosa fare? In teoria, se si vuole riassorbire il debito pubblico in 20 anni (durata media di un muto) lo Stato dovrebbe risparmiare 100 miliardi l’anno. Viaggiando a 11 miliardi l’anno saranno necessari 181 anni. Una verità che smentisce quanto detto in più occasioni dal Presidente del Consiglio Mario Monti, ovvero che sarebbero bastati pochi sacrifici in più per uscire dal baratro. Andando nel dettaglio si capisce perché le misure non sono sufficienti. Si era parlato di taglio ai piccoli ospedali ma il Governo ha deciso di non decidere restituendo il problema alle Regioni che dovranno scegliere se chiudere o no i piccoli centri di cura. Cosa che non avverrà mai. Non cambia la musica se si passa alla giustizia dove i tagli sono stati annunciati dal Ministro della Giustizia Paola Severino addirittura come una “riforma epocale”. La riforma epocale prevede la chiusura di 647 uffici di Giudici di pace, 37 tribunali, 38 Procure e 220 sezioni distaccate. Di epocale c’è solo la faccia tosta della Severino che, dopo aver tagliato, contribuendo con questi tagli a negare la giustizia, ha arruolato due sottosegretari alla Giustizia. Antonino Gullo e Sabato Malinconico sono i due nuovi nominati mentre molti sono i tribunali meridionali che spariranno nei prossimi cinque anni. I più importanti quello di Ariano Irpino (Benevento), Avezzano e Sulmona (Aquila), Lucera (Foggia), Melfi (Potenza), Lamezia Terme (Catanzaro), Castrovillari e Rossano Calabro (Cosenza), Sala Consilina (Salerno), Vasto (Chieti) e Sciacca (Agrigento). Mentre spariranno la metà delle Province (ma è tutto da vedere tenuto conto che i Presidenti hanno già alzato le barricate in difesa dei loro privilegi) verranno accompagnati alla porta il 10% dei dipendenti pubblici e il 20% dei dirigenti. Per quelli che restano dovranno tirare la cinghia sui buoni pasti che saranno bloccati a 7 euro. E mentre gli annunciati tagli alle spese folli delle università (tra corsi fantasma e sprechi a volontà) sono stati cancellati dal decreto approvato dal Governo fa ridere leggere dei tagli alla Difesa. Il grosso del risparmio verrà dall’uscita dagli organici del 10% dei componenti. Le missioni di pace verranno finanziate con 9 milioni di euro in meno e si spenderanno 100 milioni di euro in meno per gli armamenti. Considerato che si tagliano 9 milioni di euro per mantenere soldati italiani all’estero operativi in tutti gli scenari attuali, non sarebbe convenuto annullare qualche missione risparmiando lo stesso ma garantendo a chi resta in teatri di guerra, un equipaggiamento all’altezza? Senza considerare che il “salassino” ai militari fa ridere se paragonato alla confermata e contestatissima spesa di 12 miliardi di euro per l’acquisto di 90 aerei F35 a decollo verticale destinati ad “esibirsi” sulla passerella della portaerei Cavour. Una spesa assurda e, di questi tempi, ingiustificabile che il Governo ha confermato dimostrando (come se non bastasse tutto il resto) la inadeguatezza dei tecnici e della politica che, chiamata dalla legge al passaggio parlamentare, riuscirà soltanto a peggiorare il testo approvato dal Governo.
FAUSTO DI LORENZO
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