NAPOLI
– Doppia preoccupazione per De Magistris e Caldoro, così come doppia
l’inchiesta aperta per la regata internazionale dell’America’s cup, tenutasi lo
scorso aprile nel capoluogo campano. La
manifestazione ha lasciato dietro di sé un’ondata di entusiasmi ed emozionanti
ricordi, ma non è riuscita a scansare la corrente inarrestabile di polemiche e
denunce su presunte irregolarità nelle spese e nella violazione di leggi
urbanistiche che l’avrebbero interessata. Gare d’appalto, controlli sui fondi
europei erogati per la regata sono stati i temi denunciati da diversi esposti
rilasciati agli uffici giudiziari da anonimi cittadini ed associazioni. Già
negli scorsi giorni si sarebbe proceduto alla requisizione di dati e documenti
da palazzo san Giacomo, dagli uffici della Regione e dell’Acn, società di scopo
“America’s cup Napoli”, fondata da Paolo
Graziano, presidente dell'Unione Industriali campani, e Regione Campania, Comune e provincia
di Napoli, per aggiudicarsi i diritti nell’ambito delle preselezioni della
regata. Le inchieste investono due ambiti. La prima, supervisionata dal
procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso,
è relativa a presunti illeciti sulla tutela dei beni ambientali circa la
risistemazione del lungomare Caracciolo, per l’inserimento dei due baffi di
scogliera immessi proprio in vista della gara, e la pavimentazione di corso
Vittorio Emanuele. La seconda inchiesta riguarda reati di pubblica
amministrazione ed è coordinata dal procuratore Francesco Greco. Quest’ultimo fascicolo mira ad accertare illeciti
sulla gestione e lo sblocco dei 22 milioni di fondi europei rilasciati dalla
Regione. Diversi esposti sono stati presentati anche da svariate associazioni,
come l’Alpi, Associazione lotta alle piccole illegalità, la quale ha attaccato
i 10 milioni versati per i diritti sulla manifestazione rispetto a quanto
rilasciato dalle altre città, senza risparmiare i fondi e la loro cattiva
gestione. Non è stato da meno il movimento di Insorgenza Civile, il quale ha
sviluppato, ancor prima dell’evento, un dossier dal titolo “America’s Pacc” circa
i punti deboli dell’organizzazione e i mancati guadagni. Problemi presentati
sottoforma di quesiti tecnici e politici, a partire dall’atto fondativo
dell’Acn fino alla visura Camerale di Jumbo Grandi Eventi, la società che ha
avuto in appalto gli interventi cittadini. Anche qui vengono poste domande
circa i fondi Fesr europei, quei famosi 22 milioni di euro erogati per l’evento
e che non avrebbero portato i benefici promessi. Non sono stati utilizzati
nell’ambito della spesa pubblica in materia di occupazioni durevoli, istruzione
e salute. Contestati anche i meriti riconosciuti all’evento che non avrebbe
portato, come sperato, quell’ondata di sollevamento economico per i numerosi
commercianti. Vuoti gli alberghi, come inopportuni quegli stand che avrebbero
pubblicizzato solo una parte dei prodotti tipici campani, e altrettanto strane
le ripartizioni tra le istituzioni delle spese circa l’acquisizione di diritti
miranti ad ospitare l’evento. Incongruenze sulla delibera regionale in cui si
stanzia il finanziamento prima del perfezionamento della destinazione dei fondi
stessi. “Non capiamo perché la
magistratura debba intervenire a
risanare i danni fatti a spese dei cittadini. – dichiara Nando Dicè, presidente del movimento
“Insorgenza civile” – Se la magistratura
è un ordine di controllo ci aspettavamo che il nostro dossier fosse preso in
considerazione già prima”. Non sembra di certo soddisfatto dell’apertura
delle due inchieste, forse amareggiato del sistema di giustizia italiano che
stenta ad essere operativo da subito. Rabbia e dissapori su quei fondi che
sicuramente avrebbero potuto risanare vuoti consistenti nella gestione sociale:
“Non possiamo permetterci di buttare
dalla finestra fondi che sarebbero serviti per l’occupazione, la salute,
l’istruzione, cioè tutto ciò che è spesa pubblica, soprattutto di fronte agli
ultimi provvedimenti e tagli presi da Monti”. Riguardo le aspettative delle
inchieste, continua Dicè: “Gli insorgenti
hanno scarsa fiducia. Non ci aspettiamo nulla, perché se la magistratura costituisce
un organo di giustizia, ci aspettavamo di vedere in galera Bassolino per almeno
due giorni. È il solito gioco italiano, si crea il danno, si fanno commissioni
d’inchiesta ma alla fine i colpevoli non pagano mai. Le due inchieste
individuano i problemi, ma i colpevoli non pagheranno”. L’amarezza resta,
come anche la sfiducia che contraddistingue l’italiano, preso dal rancore e dal
rammarico che il sistema politico ed istituzionale sia messo sotto inchiesta
sempre troppo tardi.
FRANCESCA
CAMPAGNIOLO
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