Vendola, Bersani e Di Pietro nell'ormai passata foto di Vasto
BARI - Il boato sembra forte. Un vero e proprio terremoto che distrugge l’unico asse della politica italiana che sembrava inossidabile e infrangibile, quello tra Antonio Di Pietro e Nichi Vendola. Invece, follia agostana, l’incanto è finito. Più che un boato però, l’apertura al centro verso Casini, più che un terremoto è un piccolo petardo, almeno per il momento. Le parole di Vendola non chiudono la questione. Da una parte c’è il rincrescimento per la rottura e dall’altro un attacco preciso a Di pietro accusato di propagandiamo populista: “A me spiace molto ma le sue continue polemiche e il suo propagandiamo rischiano di portarlo alla deriva. Di Pietro e l’Italia dei Valori hanno fatto la loro scelta, mi pare abbiano preso ormai la loro strada” ha dichiarato Vendola. Non si capisce molto bene quale sia la strada intrapresa da Di Pietro e dall’Idv visto che, fino a ieri, il leader maximo di Montenero di Bisaccia, faceva conto principalmente sul Governatore pugliese per avere una sponda sicura in vista delle elezioni del prossimo anno. Forse non sono piaciute al leader di Sinistra e Libertà le uscite “grilline” di Di Pietro o le posizioni anti-Quirinale sul caso D’Ambrosio. Le dichiarazioni di Vendola sembrano aver rotto i ponti, ma il ponte gettato verso Partito Democratico e Unione di Centro non è molto stabile. Al di là del nome che Vendola ha pensato di dare alla futuribile coalizione “Polo della Speranza” c’è ben poca speranza che le cose possano concretizzarsi. Il problema è quello programmatico che da venti anni divide il grosso dei cattolici dal fronte riformista. “Sel è disponibile a lavorare con il Partito Democratico per costruire la coalizione del futuro. Quanto all’Udc occorre essere chiari: se si è d’accordo nel superare le politiche liberiste delle destre, se si vogliono difendere i diritti sociali e l’equità sociale, se si vogliono difendere i diritti delle coppie di fatto e gay sono tutti benvenuti”. La proposta politica di Vendola difficilmente attrarrà l’Udc e molti sono i dubbi circa le vere motivazioni che hanno spinto il Governatore pugliese a sbilanciarsi verso questa mossa. A questo punto vale la pena avanzare delle ipotesi. Potrebbe darsi che Vendola si è finalmente persuaso che solo un accordo con i moderati allontanerebbe per sempre lo spauracchio di Berlusconi. Potrebbe darsi che sia semplicemente una mossa di Bersani per indurre alla ragione Di Pietro. Potrebbe trattarsi di una manovra del leader di Sel per scoraggiare Casini e riportarlo tra le braccia del Pdl (o di come si chiamerà) per facilitare una alleanza tutta di sinistra. Oppure potrebbe darsi che il nuovo asse Udc-Pd-Sel salverebbe il Governatore dai guai giudiziari in cui la magistratura pugliese ha “precipitato” Vendola, soprattutto a causa degli scandali del comparto sanitario regionale. La magistratura pugliese è molto sensibile alle opinioni dell’ala dalemiana del Pd di cui è primo interprete l’ex magistrato e Sindaco di Bari, Michele Emiliano. Chi ha dimenticato le famose scosse preannunciate da D’Alema su Rai tre a Fabio Fazio cui fece seguito, dopo poche settimane, l’inchiesta sulle escort e Berlusconi? E chi ha dimenticato che Emiliano punta dritto come un treno a sostituire Vendola sulla poltrona di Governatore della Puglia? E chi ha dimenticato che ai primi screzi tra Vendola ed Emiliano sono seguiti gli avvisi di garanzia contro la giunta regionale? Nessuno, credo. Allora una soluzione politica che riportasse Vendola in parlamento, magari al Governo con tanto di immunità e lasciasse libera la poltrona di Governatore potrebbe fare comodo a tutti. Poco importa se ci rimetterà le penne il Di Pietro alla deriva che, abbandonato anche da Beppe Grillo, vive con la minaccia della lista “arancione” di De Magistris.
FAUSTO DI LORENZO
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