NAPOLI –
“La storia ci insegna che la confisca è
uno strumento vincente poiché consente di aggredire le mafie nei punti
nevralgici che testimoniano il loro potere: la ricchezza e la capacità di
offrire lavoro. Rimettere nel circuito
sociale e produttivo un bene che un tempo apparteneva a cosche o clan è un
chiaro segnale di forza solidale nei confronti della comunità locale che è
stata, a suo tempo, privata della libertà a causa della violenza criminale e
che adesso può essere risarcita e ritornare alla normalità”. Così Umberto
di Maggio, referente di Libera Regione Sicilia, racconta la sua esperienza nel
campo della lotta alla criminalità organizzata e del riutilizzo dei beni
confiscati alle mafie. Sono circa 8800 i beni confiscati nelle Regioni di
Campania, Calabria e Sicilia e molteplici le associazioni che si occupano della
loro gestione. Dai dati elaborati, la Sicilia è la prima regione d'Italia per
numero di immobili ed aziende confiscate
Campania
|
Calabria
|
Sicilia
|
1821
|
1720
|
5251
|
Non vi è
una legge univoca che tratti il riutilizzo dei beni confiscati e questa è la
mancanza legislativa più seria e più grave. Dai dati elaborati infatti si
evince come a seconda del luogo in cui il bene confiscato, cambia la tipologia
del riutilizzo. Per quanto riguarda le Provincie siciliane parte degli
appartamenti confiscati viene utilizzata per la realizzazione di alloggi da
destinare ai pazienti in attesa di trapianto o già trapiantati
ed ai loro familiari, la restante parte per attività rieducative e della
formazione dei giovani. Così come per la Sicilia, stesso discorso vale per la
Campania e la Calabria, dove le attività commerciali, e gli edifici vengono
riutilizzati o dal comune di appartenenza per istallarvi reparti operativi
delle forze dell'ordine o date in gestione alle associazioni. Tutte e tre le
regioni sono accomunate dall'elevato numero di proprietà agricole confiscate: In
Sicilia ad esempio, numerose associazioni hanno contribuito a rilanciare le
terre non solo attraverso il riutilizzo, ma proprio anche con dei percorsi
sociali: “E' il caso delle diverse
cooperative sociali agricole nate nel corleonese ed afferenti al progetto
Libera Terra che da più di 10 anni costituiscono un'importante realtà
produttiva del territorio - spiega Di Maggio - Il
successo di tali imprese sociali si misura sopratutto nella capacità di
coinvolgere i produttori del luogo che, rispecchiandosi nei contenuti del
disciplinare di produzione, promuovono solidalmente percorsi etici di gestione
d'impresa. Tali percorsi consentono di lanciare chiari segnali alla
collettività nella direzione della legalità e dello sviluppo partecipato tant'è
che sono sempre crescenti le richieste di lavoro e di partecipazione alle attività
delle stesse cooperative”. Anche in Campania vi sono numerosi esempi di
riutilizzo dei terreni agricoli: famosa ormai se non in tutto il mondo,
sicuramente in Italia la “mozzarella della legalità” o il “pacco alla camorra”
che sono tutti alimenti prodotti su questo tipo di terreni. Grazie al lavoro
costante delle varie associazioni, oggi è possibile vedere con molta
soddisfazione come molti beni confiscati siano stati trasformati in luoghi di
aggregazioni compresi esercizi commerciali e centri per il recupero di tossici
e molto altro ancora. Insomma da luogo di barbarie e spesso di sangue, oggi si
assiste ad una vera e propria evoluzione fino al risultato oggi ottenuto.
Questo risultato brillante, tuttavia, non sempre è stato ottenuto con tanta
facilità come si può pensare. A compromettere o meglio, a rallentare il lavoro
dei volontari, si sono messi sia la stessa criminalità organizzata (ansiosa di
recuperare i beni sequestrati o interessati soltanto a distruggere le attività
sociali create) che anche, sfortunatamente, gli enti pubblici con una
opprimente burocrazia. Come ormai ben noto a tutti coloro i quali si occupano
di questo settore, i beni, una volta confiscati, vengono bruciati. Gli
operatori si trovano così difronte a muri neri, senza illuminazione, finestre rotte.
La sola forza di volontà, il coraggio che da sempre li accompagna e li
contraddistingue, fa sì che questi possano renderli agibili e pronti per il
riuso sociale e quindi per ridarlo alla cittadinanza. I referenti regionali di
Libera – Geppino Fiorenza per la Campania, Umberto Di Maggio per la Sicilia -
hanno evidenziato come uno dei problemi che più affligge la confisca dei beni è
quello delle ipoteche bancarie. “In molti casi con troppa facilità sono
stati concessi dalle banche mutui a persone legate direttamente o
indirettamente ai clan. Molto spesso non sono state adottate le necessarie
misure di controllo” spiega Fiorenza.
Uno dei
maggiori problemi che più colpisce le associazioni del ripristino e recupero
dei beni è l'assegnazione del bene. Questo tema trattato ampiamente dalle varie
trasmissioni tv dopo la proposta del ministro Cancellieri, la quale preponeva
la vendita dei beni confiscati. Molti sono i contrari alla vendita del bene: il
delegato di Libero per la Campania ci spiega che la sua contrarietà deriva
dalla possibilità della riacquisizione del beni degli stessi mafiosi tramite
prestanome. Aggiunge però che “In alcuni casi, come per le aziende, la vendita
è anche possibile con tutte le garanzie del caso, ma deve essere solo una
soluzione residuale e non può essere generalizzata”. Una spiegazione non del tutto diversa ce la
fornisce invece il dott. Di Maggio il quale dice che “Tralasciando i palesi
rischi di riacquisizione delle strutture da parte dei vecchi proprietari,
l'idea della dismissione testimonia, forse, l'arrendevolezza dello Stato nei
confronti delle Mafie e l'idea che piuttosto che programmare e ragionare sul
futuro ci si accontenta di fare cassa nell'immediato”. in ogni caso la massima
trasparenza e l'assegnazione con bando pubblico risulta essere il modo migliore
per risolvere almeno in parte il problema.
Questo
grande lavoro viene coordinato dall'agenzia nazionale per i beni sequestrati e
confiscati, che da sempre fornisce supporto economico e organizzativo alle
associazioni. Come tutto, anche il lavoro dell'Agenzia nazionale dei beni può
essere migliorato. L'esempio più eclatante è proprio il fatto che nonostante
vengano confiscati alle mafie milioni e milioni di euro, il Fug, fondo unico di
giustizia, che dovrebbe destinare a giustizia e interno i beni liquidi
confiscati, di fatto non da’ garanzie di efficienza e trasparenza.
LUCA MANDARINO
ANTONIO SQUILLINO
FABRIZIO ARNONE
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