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giovedì 17 maggio 2012

Pazza idea di Maroni: la Lega non si presenterà alle politiche?

Renzo e Umberto Bossi, indagati assieme a Riccardo, 
dalla Procura di Milano per truffa ai danni dello Stato

MILANO – Alla fine è stata una resa su tutti i fronti. Umberto Bossi, fondatore e, fino a qualche mese fa, padre padrone della Lega Nord, ha alzato bandiera bianca. Lo ha fatto prima che la scure della Procura di Milano colpisse lui e i figli, accusati di truffa ai danni dello Stato e indagati a seguito dell’uso “disinvolto” dei contributi elettorali della Lega. Bossi ha ritirato l’opzione della sua candidatura alla Segreteria del partito e ha lasciato campo libero a Roberto Maroni. Non poteva fare altrimenti non solo a causa delle indagini ma soprattutto dopo il tracollo della Lega alle elezioni dove l’unico vero successo è stato incassato da Flavio Tosi, uno che sostiene apertamente Maroni fin da tempi non sospetti. Il grande vecchio passa la mano e si “accontenta” della carica onorifica di Presidente del movimento padano (sempre che, a questo punto, i leghisti possano acconsentire ad avere come presidente un indagato!) lasciando a Maroni la guida del partito. Non è una cosa da niente. Da un lato la conferma della supremazia di Maroni l’unico che, attualmente, è in grado di garantire la sopravvivenza della Lega. Dall’altro l’incertezza più completa sul futuro del partito padano. Secondo alcuni Maroni starebbe vagliando la possibilità di non presentarsi nemmeno alle politiche del prossimo anno e di concentrare tutti gli sforzi della “nuova Lega” sulle amministrazioni regionali e locali per ricostruire una nuova forza territoriale. Certo è che la Lega di Maroni punta alla regionalizzazione. Nel corso di un primo briefing organizzativo Maroni ha confermato l’intenzione di avere tre vicesegretari in rappresentanza delle tre regioni del Nord in cui la Lega è più radicata (Lombardia, Piemonte e Veneto) e Veneto dovrà essere il vicario (in prima linea c’è Zaia ma anche Tosi può aspirare al ruolo) per bilanciare le origini lombarde dell’ex Ministro degli Interni. L’eventuale scelta di Maroni di non partecipare alle politiche potrebbe essere giustificata da motivi prettamente economici e di opportunità politica. L’incertezza politica in questo momento la fa da padrone e c’è da giurare che l’anno prossimo il primo partito del paese sarà quello dell’astensione. La Lega ha rinunciato alla terza tranche dei rimborsi e, per meglio purgarsi l’animo dopo gli scandali recenti, dovrebbe rinunciare anche a quelli futuri. Considerando che difficilmente la Lega siederà al tavolo del prossimo governo (che probabilmente sarà di coalizione ma politico) perché spendere per la campagna elettorale delle politiche quando potrebbe ricavare molto di più da uno sforzo locale in attesa della sistemazione del quadro politico? Questo potrebbe essere l’interrogativo che frulla nella testa di Maroni. Il tempo c’è. Basterà attendere e si scopriranno le carte di Maroni e i risultati delle inchieste milanesi.

FAUSTO DI LORENZO

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