Il segretario con la ramazza...
MILANO – Seicento delegati per la resa totale di Umberto
Bossi che dovrà assistere all’ascesa di Roberto Maroni quale nuovo Segretario “plenipotenziario”
della Lega Nord. Una precisazione, quella sui pieni poteri, che sarebbe
superflua ma che nella Lega va fatta. Il leader storico ha, fino all’ultimo,
tentato di minare le basi d’azione del suo successore a cui passa lo scettro
controvoglia e per motivi giudiziari, a causa delle inchieste giudiziarie che
hanno coinvolto la famiglia Bossi. Il congresso di domani segnerà una svolta
storica con l’elettorato leghista profondamente colpito dalle indagini e dal
crollo del mito padano che pare aver voltato le spalle al partito. Non la base
storica ma gli acquisti che la Lega aveva fatto dal 2006 ad oggi. Nei sondaggi
il partito è dimezzato (dal 9 al 4,5%) e il risultato delle ultime
amministrative conferma un salasso senza precedenti in linea a quello che stanno
subendo tutte le forze politiche. Alla fine la colpa del disastro è caduta
interamente sulle spalle di Umberto Bossi il quale ha perso tutti i suoi più
stretti collaboratori interni al partito, prima tra tutti quella Rosi Mauro
considerata elemento imprescindibile del gruppo dirigente leghista con grande
disappunto proprio dei maroniani che non hanno fatto molti complimenti prima di
metterla alla porta. Il risultato politico dell’inchiesta ancora in corso è
stato il dimezzamento elettorale della Lega e la carta bianca a Maroni che ha
un compito difficilissimo davanti a sé. Entro pochi mesi si apriranno le urne e
toccherà al nuovo Segretario decidere se la Lega sarà presente o no sulle
schede elettorali. Se ci sarà, il tempo è poco per ricostruire un partito
scosso e recuperare i voti persi. Già sarà tanto mantenere quelli di oggi e, a
Maroni, serviranno i “pieni poteri”.
FAUSTO DI LORENZO
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