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lunedì 21 maggio 2012

E Orlando fu. Ai posteri l'ardua sentenza

Orlando sarà un Re travicello o confermerà la fama di buon amministratore?

PALERMO – E alla fine Orlando fu. Leoluca Orlando Cascio è il “nuovo” Sindaco di Palermo emblema di un paese, l’Italia, che non ha la forza (e forse non ha la voglia) di cambiare. Un paese in eterna contraddizione e lotta intestina. Orlando non vince perché è il migliore, ma vince di rendita. C’è poco da dire. Sarebbe bastato fare un giro nei quartieri della seconda capitale del Sud nei giorni precedenti il primo turno o fare una serie di telefonate mirate ai palermitani amici. La maggior parte di questi, affamati di lavoro, hanno ricordato lucidamente i bei tempi dell’Orlando Dc e poi della Rete, di un Sindaco che, sull'onda dei ruggenti anni Ottanta e poi sulla scia della ripresa economica degli anni Novanta, ha assunto a più non posso diventando precursore e correo di un certo modo di fare politica clientelare che ha causato buona parte degli odierni disastri di Palermo. Una capitale con un numero di spazzini pari al doppio di quella di Torino, cittadina di provincia in piena regola che con i suoi “pochi” uomini riesce a raccogliere il doppio dei rifiuti quotidiani. Orlando è questo. È un vecchio vincente. Vince oggi perché è stato vincente anni fa. All’epoca vinse perché assunse. Assunse perché promise. L’Orlando dell’Italia dei Valori non potrà essere l’Orlando della Rete e della Dc. Non ci sono le condizioni. Nel 1994 non c’era l’Unione Europea con i suoi dogmi fiscali e monetari. Non c’era lo strapotere della Finanza e delle Banche. Non c’era la crisi del capitalismo e un debito pubblico diventato insolvibile. Orlando, oggi, è riuscito a riportare una schiacciante vittoria. Vittoria di un certo sistema di potere che pone le sue radici nell’ambiguità tipica di certa area democristiana. Laico (ai limiti del giacobinismo radicale) ma alla ricerca di un comodo ancoraggio clericale. Giustizialista spietato e garantista di comodo. Legalitario a tutti i costi e grande accusatore della magistratura palermitana degli eroi (vedi le accuse a Falcone) fatti passare per burocrati di quart’ordine. Orlando è l’outsider del piccolo partito (l’Idv viene dato a livello nazionale al 5,5%) che sconfigge l’establishment dei partiti che, per quanto in crisi, sono ancora forti, soprattutto al Sud dove il nuovo stenta a farsi spazio e si preferiscono vecchie formula collaudate. Non solo Orlando trionfa a Palermo ma impone la sua linea in tutta la Sicilia. Nemmeno si erano chiuse le urne che già il Partito Democratico aveva scaricato il “povero” Fabrizio Ferrandelli. Il segretario cittadino già avanzava ipotesi di sostegno a Orlando Sindaco mentre da Roma la Presidente Rosy Bindi ammoniva il partito: “Il Partito Democratico deve abbandonare Lombardo se non vuole sparire”. Arriva tardi la Bindi visto che Lombardo ha presentato le sue dimissioni subito dopo l’affermazione di Orlando al primo turno mandando a casa la Giunta Regionale e anticipando il voto a Ottobre. Orlando ha spaccato una regione e ha spaccato la politica siciliana. A Palermo il voto è già stato ribattezzato “greco” vista la frammentazione. Il primo partito è l’Italia dei Valori fermo al 10,27%. Segue il Pdl con l’8,33% e il Pd con il 7,76%, numeri che fanno prevedere caos in vista delle elezioni regionali. Orlando si è affermato e la posizione “antipartitica” ha inciso sulla sua rielezione. Resta la questione fondamentale. Orlando si è presentato alla città di Palermo con uno slogan che è tutto un programma: “Orlando il Sindaco lo sa fare”. Questa è la madre di tutte le promesse. Il vincitore saprà governare? Sicuramente saprà governare ma il problema e se sarà in grado di governare bene e i metodi di Orlando non sono la medicina che serve per Palermo. Almeno i metodi che ricordano i palermitani e che gli hanno garantito l’elezione. Non potrà assumere. Ha un buco di bilancio e dieci anni di pessima gestione della città targata centrodestra da far dimenticare. Ci sono i vincoli nazionali, quelli regionali e quelli europei. C’è il crimine organizzato. C’è l’emergenza rifiuti sempre dietro l’angolo e, soprattutto, l’emergenza lavoro e sociale. La bicicletta Orlando l’ha voluta fortissimamente e i palermitani, ben contenti, gli hanno consegnato il mezzo. Ora deve pedalare e la strada è tutta in salita.

PAOLO LUNA

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