NAPOLI - L'Istituto Cattaneo di Bologna si occupa di racogliere ed analizzare i dati elettorali a seguito degli appuntamenti elettorali. Ogni analisi politica dettagliata non può prescindere dal lavoro del Cattaneo e degli altri istituti di ricerca politica. I numeri parlano anche a chi di numeri non se ne intende. E questa volta i numeri sono impietosi. Immediatamente dopo il risultato elettorale i leader e i rappresentanti politici degli schieramenti sono corsi in televisione a sostenere che forse, tutto sommato, a ben vedere, ragionando, lo scontro elettorale non è stata proprio una sconfitta, un terremoto. I boom non si sono sentiti. Ma i numero, è bene ripeterlo, parlano chiaro. Per il Popolo delle Libertà si era già parlato di tracollo, confermato dai numeri dell'Istituto Cattaneo. Il partito di Berlusconi perde 175.000 voti e il 44,8% del suo elettorato. La vittoria di Flavio Tosi a Verona ha fatto cantare vittoria a Maroni e ai leghisti ma il partito che era costruito a immagine e somiglianza di Umberto Bossi, ha lasciato per strada 145.000 voti, il 67% del suo elettorato, un risultato ben più grave di quello del Pdl. Ma dove sono andati gli elettori di centrodestra? L'analisi dei flussi elettorali nelle prossime settimane saprà indicare meglio le direzioni del voto in uscita ma è già confermato che la gran parte degli elettori del centro destra ha semplicemente preferito rimanere a casa. Non è un caso che l'astensione sia stata più alta al nord, in particolare nord - ovest, che al centro e al Sud, proprio nei comuni dove la Lega e il Pdl sono stati maggiormente puniti. Una buona parte dei voti leghisti, vale questo elemento soprattutto per le regioni cosiddette rosse, sono confluiti nelle casse del Movimento 5 Stelle come dimostra la lezione di Parma che al ballottaggio vede proprio la sfida tra centrosinistra e 5 Stelle. Una realtà, in molti casi nascosti dai risultati dei candidati sindaci. Le percentuali possono infatti essere fuorvianti. Il 47% raggiunto da Leoluca Orlando a Palermo è stato spacciato come una grande affermazione per il suo partito. In realtà l'Italia dei Valori ha perso per strada 55.000 voti, il 58% dei suoi elettori, e altrettanto grave è stata l'emorragia del Partito Democratico che si è affrettato, dal Segretario Pierluigi Bersani in giù, a prospettare l'inesauribile vittoria del centrosinistra mentre il suo partito perde 91.000 voti (pari al 33% in meno dell'elettorato). Sottotono Nichi Vendola che ha ben compreso di aver perso 12.000 voti, niente rispetto agli altri partiti ma un fondamentale 16% di elettori. Ovviamente anche in questo caso l'analisi dei flussi potrà dirci che fine hanno fatto questi 160.000 voti finiti, in parte nell'astensione e in parte al 5 Stelle che, non a caso, è l'unico che avanza, e di molto, verso l'Olimpo elettorale. Con un incremento di 200.000 voti arriva all'8,4% dei voti anche se gli avversari contestano la presenza del 5 Stelle solo in un centinaio degli oltre 900 in cui si è votato. Discorso a parte merita l'Udc, che è rimasta completamente bloccata nella palude del Terzo Polo, formazione politica inesistente che a queste amministrative ha dimostrato tutta la sua inconsistenza. L'Udc ha scelto di non scegliere, di sperimentare, e si è presentato in ordine sparso, con il Pdl e la Lega a Gorizia (dove vince) con l'Mpa a L'Aquila, dove va al ballottaggio, con il Pd a Taranto dove va al ballottaggio, con il Pdl a Lecce dove vince al primo turno, con Fli e Api a Genova dove conquista il ballottaggio ma è insidiato dal 5 Stelle. A una prima letture pare che la scelta di andare con tutti sia stata coronata da successo. I numeri indicano una realtà diversa. L'Udc quando si presenta da solo guadagna uno striminzito 0,4% mentre quando si presenta in alleanza con altre formazioni politiche (di destra e sinistra), perde, mediamente, lo 0,2%. Una stasi che ha fatto dire a Casini che il terzo polo "non è più una novità politica". Forse sarebbe stato meglio dire che il terzo polo non è più. Punto.
PAOLO LUNA
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