La vignetta è tratta dal sito www.vogliovivere.org
NAPOLI – E anche questa è fatta. Le elezioni amministrative sono alle spalle e, eccezion fatta per Gaeta, dove solo tra 15 giorni sapremo il destino del Sindaco uscente Antonio Raimondi (definito dai suoi sostenitori il primo sindaco meridionalista d’Italia), è già possibile delineare una analisi molto chiara che vada al di là dei numeri. I dati che mi interessano maggiormente sono quelli che riguardano il Sud dove si è votato di più e, se mi è concesso, dove si è votato peggio. Non solo le liste e i candidati meridionalisti non hanno ottenuto spazi pratici significativi ma perfino l’elemento di maggiore novità in questo momento sul panorama politico italiano, il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, non ha ottenuto che percentuali basse rispetto ai successi riscossi al centro nord. Eppure il malcontento è più forte al Sud solo che al di qua del Tronto è nascosto sotto un cumulo enorme di macerie e cenere. La cenere dell’illegalità e del voto di scambio innanzitutto che mi porta a proporre un solo tema che credo, a questo punto, sia ineludibile: quello delle preferenze. Tralascio tutte le analisi che già avete potuto leggere sul nostro sito sull’affermazione del 5 Stelle e sulla crisi della politica e dello Stato e vado dritto al punto. Negli ultimi anni molti si sono scandalizzati del cosiddetto porcellum. Si sono affrettati a denunciare l’illegalità del Parlamento attualmente eletto perché, a loro avviso, non è stato scelto da nessuno se non dai Segretari dei partiti. La conclusione è stata la continua invocazione di un ritorno al sistema delle preferenze così come regolato alle elezioni amministrative. Tutto questo può essere vero, in linea teorica, e può considerarsi valido. Un sistema elettorale efficiente dovrebbe contemplare la possibilità di scegliere il proprio candidato ma vale la pena essere realisti e non fare finta di vivere nel migliore dei mondi possibili. Tutti sanno che alle elezioni amministrative, ogni singolo candidato, ben prima della chiusura delle urne sa quanti voti prenderà. Ovviamente il calcolo lo fa solo chi ha un interesse vero all’elezione e vuole controllare chi è stato fedele e chi no. Anche in vista dei “favori” da rendere. In fin dei conti è semplice. Basta sapere dove abita il tuo potenziale elettore il che equivale a sapere in che sezione vota. I candidati non si accontentano di questo. Se un candidato ha 8 persone che devono dargli il voto alla sezione 3 (esempio), come si fa a sapere chi è venuto meno dal voto? I più furbi assegnano l’ordine di scrittura del nome del candidato. Esempio pratico. Il candidato Antonio Rossi si aspetta 8 voti nella sezione 3. Gli 8 voti vengono da due famiglie diverse. Dirà ad una famiglia di scrivere solo Rossi. Dirà alla seconda famiglia di scrivere Antonio Rossi. Se gli otto voti vengono da persone diverse l’una dall’altra senza legami tra loro, potrebbe farsi votare solo Rossi oppure far scrivere sulla scheda il suo nome in diverse combinazioni come Antonio Rossi, Rossi Antonio, ROSSI (tutto maiuscolo), Rossi A., A. Rossi, ANTONIO ROSSI (sempre tutto maiuscolo) e A. ROSSI. Le varianti possibili sono ancora altre. Tanto a controllare ci sono i rappresentanti di lista, che rappresentano le esigenze delle liste e dei candidati nelle liste, mai quelle dei cittadini elettori. I meno accorti si “accontenterebbero” della prova fotografica che è sempre rischiosa e sanzionata gravemente dalla legge. I meno interessati si accontentano della parola data. La prova che sganciarsi dai poteri forti elettorali è impossibile è data proprio dai risultati elettorali di queste amministrative. I candidati sindaci indipendenti, meridionalisti e grillini nella fattispecie, hanno preso più voti della propria lista. Agostino Abbaticchio a Bitonto ha preso 307 voti contro i 134 della sua lista. Forse il candidato consigliere Mimmo Marazia (nomino lui perché lo conosco personalmente e so quanto buone sono le sue intenzioni) è da ritenersi meno fedele alla causa della lista “duo siciliana” rispetto al suo candidato sindaco? Non è così. Ma il candidato Marazia non può ottenere il massimo possibile del suo consenso perché molti suoi conoscenti sono legati a consiglieri e assessori già eletti. Persone “potenti” in grado di fare favori. Dal posto di lavoro al certificato comunale di residenza. Ogni tipo di favore ti lega ad una persona e ti impedisce, in sostanza, di esprimere un voto di coscienza. Il candidato Aldo Vella a San Giorgio a Cremano ha preso 666 voti come candidato sindaco. La sua lista ne ha ottenuti meno della metà, solo 312. Stesso discorso vale per i candidati del movimento 5 Stelle che al centro Nord hanno preso percentuali elevate, dall’otto al 20% mentre al centro Sud sono rimasti sotto la soglia del 4%, tranne a Lecce e Palermo. Senza considerare che il partito del voto di scambio neutralizza anche il partito del non voto molto più vuoto rispetto al nord. Al Sud si è votato mediamente tra l’8 e il 10% in più che nel resto della penisola e a Sud i partiti più votati sono stati Pd e Pdl in controtendenza rispetto al resto del paese. Insomma questo voto più che letto va ascoltato e il grido di questo voto è chiaro. Il Sud non riesce a liberarsi del malaffare e dal malgoverno. Non è questione di volontà è questione di possibilità. Se viene meno il sostegno del “potente” di turno pare che il mondo possa crollare. Solo eliminando la preferenza si può sperare di liberare il voto (l’alternativa sarebbe di tenere la preferenza ma di “mischiare le carte”, vale a dire portare tutte le urne elettorali in prefettura e scrutinare tutte le schede mischiando le sezioni, in modo da avere, allo scrutinio una maxi sezione comprendente tutte le sezioni rendendo così impossibile l’identificazione del voto). Solo annullando il partito del voto di scambio si può favorire anche a Sud, il cambiamento e la protesta elettorale. Si può essere delusi dalla mancanza di coraggio, ma non si può non capire che questa battaglia è fondamentale per le battaglie del futuro.
ROBERTO DELLA ROCCA
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