LOS CABOS - La Germania di Angela Merkel è intenzionata a non fare sconti alla Grecia. Due erano le immagini che avremmo potuto utilizzare per riassumere, in grafica, la notizia. Nella prima la "culona" che siede con grazia e "delicatezza" sulla Grecia schiacciata dal peso dell'austerity prussiana. Nella seconda la vorace Cancelliera che manda giù un gustoso hot (greek) dog. Per evitare di scombussolare lo stomaco dei lettori abbiamo optato per la seconda strada e, panino fu. Le notizie arrivano direttamente dal Messico, a Los Cabos, dove i grandi della terra, riuniti attorno al tavolo del G20 hanno deciso di non decidere. Due gli appuntamenti che hanno affollato questo giugno nell'America Latina. Il G20 sull'economia in Messico e la conferenza internazionale sul clima in corso a Rio De Janeiro. Due fallimenti che si sovrappongono spietati e che fanno molto pensare sul futuro del pianeta. I grandi della terra hanno avuto più di qualche problema. La Cancelliera di Germania, forte della vittoria di Nuova Democrazia in Grecia, ha subito rialzato la posta con i colleghi europei. Nessuno sconto per la Grecia che dovrà applicare in via integrale e definitiva gli accordi stipulati con Bruxelles. Brutta notizia per la Grecia ma anche per gli altri Paesi d'Europa intenzionati a rivedere al più presto il fiscal compact che regola sul fuso economico di Berlino, le regole del gioco di tutti i membri della Ue. I più delusi sono stati il Presidente Francese Francois Hollande e il Premier Italiano Mario Monti che erano partiti per Rio pieni di speranza e torneranno a Parigi e a Roma con la borsa delle offerte vuota. Mario Monti è stato anche costretto a ingoiare l'umiliazione delle risate dei partner europei alla sua "geniale" proposta. Usare i soldi del fondo salva Stati per emettere Euro bond. "Un'aspirina" l'hanno subito ribattezzata gli altri capi di Governo consapevoli che, prima o poi, i fondi del salva stato finiranno e non è detto che Spagna, Grecia, Italia, Portogallo e Irlanda riescano a salvarsi con i fondi stanziati finora. L'altro grande sconfitto è Barack Obama che ha deciso, dopo la svolta rigida della Merkel, di non incontrare nemmeno i leader europei del G20. In sostanza gli Stati Uniti, per la prima volta, sono costretti a battere in ritirata preventiva per evitare di essere suonati dalla Germania. Brutta batosta per Obama che adesso dovrà rispondere dell'insuccesso di Los Cabos davanti alla folta platea elettorale americana che, il 4 novembre, è chiamata alle elezioni presidenziali e il malcontento, nei suoi confronti, aumenta. Esultano i leader dei paesi emergenti, la Presidente Argentina Cristina Kirchner, il Presidente Brasiliano Dilma Rousseff, il leader cinese Hu Jintao e il premier indiano Manmohan Singh, i cui Paesi sembrano non risentire eccessivamente della crisi e non hanno dovuto "sborsare" nulla ai più sfortunati né in termini economici né in termini politici. Fino a qui l'insuccesso di Los Cabos. A Rio non se la passano meglio, con la differenza che l'Onu è riuscita ad organizzare l'ennesima passerella per alcuni discutibili leader, con la scusa di un convegno (sul clima) che non ha permesso di raggiungere alcun accordo concreto. Lo dicono le associazioni ambientaliste che hanno protestato per le strade della metropoli brasiliana mentre sul palco delle autorità Raul Castro cedeva il posto di relatore al presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad. Assenti tutti i grandi leader della terra tornati a casa dopo il G20 messicano. Ma cosa è stato deciso? Nulla. Si sono rinnovate le buone intenzioni manifestate venti anni fa ma si rimanda da qui al 2015 l'assunzione di ogni decisione in merito alla riduzione delle emissioni nocive. Los Cabos e Rio dimostrano che anche i vertici internazionali sono ormai stati contagiati dalla stagnazione dei mercati.
MARIA RIZZOTTO
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