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venerdì 1 giugno 2012

I tagli ai tribunali minano il futuro della Calabria. La denuncia dei vescovi contro l'inerzia della politica

I Vescovi calabresi

REGGIO CALABRIA - "Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur". Può essere riassunto così l'appello lanciato nei giorni scorsi dai Vescovi calabresi che, a margine dell'Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana, hanno proposto una analisi sulla grave crisi morale e politica che sta affrontando la Calabria nel contesto della più generale crisi italiana. In particolare la riflessione dei Vescovi calabresi è riferita all'annunciato taglio delle risorse nel settore della giustizia camuffato, dal Governo dei tecnici con le parole "magiche" di spending review. In realtà i tagli che hanno proposto i tecnici e i supertecnici puntano all'eliminazione dei tribunali più piccoli e periferici. Per una Regione come la Calabria tutto ciò si preannuncia come un colpo mortale alla lotta che lo Stato sta portando avanti contro la criminalità organizzata, in particolare contro la n'drangheta, la mafia più difficile da sconfiggere. "Riflettendo sulla grave situazione del Paese si considerano, ancora una volta, i difficili problemi che la nostra Regione vive, indebolita e umiliata dai tagli che si stanno operando da tempo nel campo della sanità, della scuola, dei trasporti ed ora anche dell'amministrazione della giustizia, con la soppressione dei vari tribunali, lasciando la popolazione nell'incognita di una alternativa concreta" hanno fatto sapere i Vescovi. E l'effetto principale delle scriteriate politiche di tagli che il Governissimo è intenzionato ad applicare sarà proprio quello della depressione morale prima ancora che economica. Così facendo si nega la giustizia e negando la giustizia si nega il futuro di una terra bellissima come la Calabria. "Ci siamo chiesti se questa politica di tagli favorirà lo sviluppo della nostra terra sul piano della salute, dell'amministrazione della giustizia, dell'educazione, dell'economia globale e dell'occupazione. Non sappiamo se questo nostro grido d'allarme avrà come effetto un ripensamento da parte del governo nazionale e regionale oppure tutto è ormai deciso, costi quel che costi". L'elemento più sconcertante, fatto notare dal direttore di Calabria Ora, Piero Sansonetti, è il silenzio assordante della politica calabrese che non è stata in grado di rispondere in alcun modo alle osservazioni mosse dal clero calabrese, l'unico capace di porre, in modo serio, le gravi questioni della terra calabrese alla luce delle scelte del Governo. 

SAVERIO BELARDO

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