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giovedì 24 novembre 2011

Cittadinanza e immigrazione, riflessione sugli interventi di Re Giorgio

Il Presidente Napolitano (immagine igs)


ROMA - Ci risiamo! L'instancabile nuovo Re d'Italia Giorgio I Napolitano ne ha fatta un'altra. E' un vero e proprio vulcano! Non gli è bastato aver trasformato una repubblica parlamentare in una repubblica presidenziale (o meglio in una monarchia costituzionale!). Non gli è bastato andare in giro un anno e mezzo a sbracciarsi a destra e a sinistra per perorare la causa (persa) del tricolore. Non gli basta inondare le case della penisola 365 giorni l'anno con i suoi proclami, i suoi editti, le sue minacce (vedi quelle contro chi pensa alla secessione!). Adesso Re Giorgio è passato a dettar legge in materia di politica interna andando a tirar fuori dal cassetto una delle balzane idee del nuovo ministro per l'integrazione, Andrea Riccardi, per chiedere la cittadinanza italiana per tutti i figli di immigrati nati nel belpaese. Senza voler andare ad approfondire sul merito della proposta va detto che Napolitano si inserisce, per l’ennesima volta in questo travagliato periodo di crisi che sembra aver “scoglionato” (mi si perdoni il termine) la gran parte degli italiani, in affari non di sua pertinenza. Si inserisce, in particolare, nell’attività dell’esecutivo dettandone, nei fatti, l’agenda. Il Governo guidato da Mario Monti (un ammiraglio, un ambasciatore e due banchieri come ministri con gran soddisfazione del Kaiser Guglielmo come recita una battuta che circola su internet!) è nato e ha ricevuto il consenso di tutte le forze politiche parlamentari (salvo il no della Lega Nord, di Alessandra Mussolini e di Domenico Scilipoti) per risolvere celermente la crisi economica. Sorvolando sul fatto che lo spread, malgrado l’arrivo di Monti, continua a crescere, e la borsa a sprofondare, il Governo, in meno di una settimana ha varato nel primo consiglio dei Ministri un decreto fondamentale per i destini del Paese. Nella riunione di martedì il Consiglio di Facoltà, pardon, il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto “Roma capitale” varato due anni fa dal Governo Berlusconi. Che cosa significa tutto questo? Significa che, in tempi di vacche magrissime (ormai quasi morte) il governo tecnico manda altre vagonate di soldi a Roma (non per essere tacciato di filo leghismo ma si dimostra che Roma è sempre più ladrona!). Ovviamente il varo di “Roma capitale” fa il paio con l’istituzione del Ministero per la coesione territoriale e l’abolizione conseguente del Ministero per il Federalismo e le riforme costituzionali. Due provvedimenti per schiaffeggiare la Lega Nord che non sostiene Monti e, diciamolo pure, sta sulle scatole a Napolitano che, dopo un anno mezzo passato in giro per l’Italia a professare il Dio unitario, può rispondere con i fatti alle posizioni politiche, e storiche, della Lega. L’ultima uscita di Napolitano sugli immigrati lascia prevedere che il Governo potrebbe (scommettiamo entro le prossime due settimane?) varare una leggina per italianizzare qualche milione di immigrati aggirando le leggi attualmente in vigore in fatto di cittadinanza. Resta la grande domanda inevasa: che c’entra tutto questo con la crisi? Ah come cambiano i tempi. Eppure sono passati solo 13 anni da quando, nel marzo 1998 il ministro degli Interni di allora, Giorgio Napolitano, lanciava l’allarme sull’immigrazione di massa che si stava riversando in Italia. In particolare all’epoca il futuro Re Giorgio lamentava le difficoltà di applicazione della legge Turco – Napolitano che, senza soldi, rischiava di rimanere lettera morta. Legge che, ben prima della tanto famigerata BossiFini, fissava le quote di arrivo nel nostro Paese e apriva la stagione dei centri di permanenza temporanea oggi considerati dei lager dai benpensanti. Lo stesso compagno di partito di Napolitano, responsabile interno del Pds per i temi dell’immigrazione Guido Calvisi, si schierò con la Cei e la Caritas contro la sanatoria ma a favore di un ammorbidimento della Turco - Napolitano. Eppure proprio Napolitano, che oggi fa la voce grossa invocando, per bocca del suo Segretario Bersani, un trattamento “di cuore” per gli immigrati, quando era ministro degli Interni strinse una intesa con il ministro degli Interni albanese Neritam Zeka, per impedire ai barconi di raggiungere le coste pugliesi. Che uomo senza cuore! Senza considerare che dalla legge voluta dall’attuale Presidente della Repubblica fu stralciato il diritto di voto agli immigrati per timore di una pronuncia di incostituzionalità da parte della magistratura. Ovviamente oggi Napolitano è iscritto al partito di quelli che vorrebbero concedere il diritto di voto agli immigrati. Insomma, Napolitano ha cambiato idea o ha avuto una grave amnesia. E non è la prima volta (per maggiore informazioni chiedere agli Ungheresi)! Chissà quali piroette ci attendono per il futuro.

Paolo Luna

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