ROMA – Partito che vai, disastro che trovi. Mentre la Lega Nord cambia volto e si butta verso il futuro con Maroni, il partito di Gianfranco Fini, Futuro e Libertà, con grande ritardo (forse irrecuperabile) si lecca le ferite e fa il punto della situazione dopo le amministrative. A fare mea culpa è stato il leader di Fli e Presidente della Camera dei Deputati che ha chiamato a raccolta i suoi per l’assemblea nazionale del partito. Un modo come un altro per contarsi prima delle vacanze estive, un modo come un altro per darsi appuntamento all’autunno quando, alla ripresa dei lavori della politica in vista delle elezioni alcuni nodi lasciati aperti dovranno essere risolti. Innanzitutto quello fondamentale dell’esistenza stessa del Fli e la sua collocazione nel mondo politico in vista delle elezioni politiche. Non c’è voluto un grande calcolatore a Fini per fare la conta dei presenti all’Assemblea Nazionale del suo partito sempre più mini. E, a quel punto, il mea culpa è stato inevitabile visto che Futuro e Libertà avrebbe dovuto intercettare i consensi in uscita dal centro destra che sono invece finiti nelle mani di Beppe Grillo o nell’astensione. E la colpa, di tutto il disastro, è esclusivamente del leader a cui si erano rivolti numerosi parlamentari (primo tra tutti il siciliano Fabio Granata) per farlo dimettere dalla Presidenza della Camera e riportarlo alla politica pura. L’idea di schiodarsi dalla poltrona non è piaciuta a Fini che è rimasto ancorato a Montecitorio dove resterà fino a fine mandato. Il partito è invece finito allo sbando e, dopo essere stato scaricato da Casini, non riesce ad intravedere di che colore sarà il futuro. Di alleanza con il Pdl non se ne parla. Con la Lega non esiste. Casini si è tirato indietro e lo ha denunciato lo stesso Fini: “Alle elezioni l’Udc non è cresciuto come Casini si aspettava ma è una difficoltà che ha riguardato anche noi. Il risultato non ci ha fatto sorridere e ha sottolineato una condizione di marginalità e, in certi casi, di ininfluenza. Non abbiamo intercettato un solo voto di astenuti e grillini”. L’alleanza col Pd pare improponibile. Rutelli è già diventato trapassato remoto. L’unica speranza di Fini è il listone Montezemolo (o Passera) dove potrebbe finire pur di salvare la propria carriera. “Lavoriamo tutti per verificare se è possibile la nascita di un polo riformatore, patriottico, europeo che sia capace di fornire agli italiani un serio progetto politico” le sue parole in attesa di vedere, nei prossimi mesi, cosa succederà.
MARIA SALVATI
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