ANKARA – E’ la prima volta dal 1999 che non si vedeva una donna con indosso il velo islamico in un contesto ufficiale. Allora fu la deputata Merve Kavakgi che non riuscì nemmeno a sedersi al suo posto e dovette abbandonare l’aula per via delle risate e del clamore suscitato dai suoi colleghi contrari al velo in piena concordanza allo spirito laico della Turchia di Kemal Ataturk. Questa volta le circostanze sono state profondamente diverse. A mettere il velo è stata Emine Erdogan, moglie del Primo Ministro turco Recep Tayyip Erdogan che con il suo partito ha da tempo sposato la causa della fine della laicità. L’occasione era quella di un ricevimento ufficiale per l’anniversario della prima convocazione del Parlamento turco. La signora Emine si è presentata con un turbante color argento destando la sorpresa di tutti i presenti. Le mogli “velate” non erano gradite ai ricevimenti ufficiali e la moglie di Erdogan rompe un vero e proprio tabù. In pratica è un vero e proprio colpo di immagine per l’Akp, il partito del Presidente della Repubblica Abdullah Gul e del Primo Ministro Erdogan che da tempo predicano la fine della laicità della Turchia. Ma tutto ciò non vuol dire che la Turchia diventerà un secondo Iran. Non è al fondamentalismo islamico che guarda il Governo turco bensì alla tradizione ottomana che aveva fatto della tolleranza religiosa uno dei suoi punti di forza. All’interno del multiculturale impero Ottomano diverse religioni e razze coesistevano dall’Ungheria al Marocco. E lo fecero per secoli con le debite differenze circa diritti e doveri dei sudditi del Sultano. Ma non è nemmeno una restaurazione del Califfato e del Sultanato quello a cui punta l’Akp. La linea l’ha dettata il Ministro degli Esteri Ahmet Davutoglu che al grido di “zero problemi con i vicini” tenta di disegnare la grande Turchia del futuro. Costruendo le fondamenta sul commercio dell’energia (sfruttando l’Anatolia come un enorme hub commerciale tra tre continenti) l’Akp, Erdogan in testa, puntano a costruire una rete politica ed economica che va dalla Mongolia all’Egitto, forse oltre. Questa è la sfida della Turchia del domani. Per raggiungere lo scopo, oggi, ci si copre la testa col velo.
PAOLO BLINI
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