Questo primo video-editoriale è un esperimento che speriamo possa portare ad una nuova fase di sviluppo del Giornale del Sud. Miglioreremo anche la qualità dei video certi della vostra pazienza e comprensione.
CASERTA – La Padania è entrata in Italia. E’ entrata nell’Italia
peggiore, quella dei furbi, quella dei ladri. Questo è quanto emerge dalle
prime dichiarazioni della magistratura che, dopo aver colpito la Regione
Lombardia e il Presidente del Consiglio Regionale Davide Boni è andata dritto
al cuore del partito nordista. Umberto Bossi carnefice e ladro o piuttosto
vittima della sua malattia? A dirla tutto propendo per la seconda ipotesi. Dal
2003 il partito era senza guida al di là delle apparenze. La decisione della
moglie del leader Manuela, di stringere attorno al capo un cerchio, poi
definito magico, ha rotto qualcosa all’interno del movimento. Da buona madre di
famiglia ha tutelato il ruolo di padre padrone della Lega proprio del marito
innalzando una barriera, o meglio ancora un filtro attraverso cui venivano
presentate le cose a Umberto. Il filtro ha dei nomi e dei cognomi, primi tra
tutti Rosi Mauro, molto amica della famiglia, e poi Cota, Reguzzoni e quel
Roberto Calderoli che sono ascesi ai vertici del partito e dello Stato, chi
come Governatore, chi come Ministro, chi come Capogruppo alla Camera. E da
quelle poltrone hanno controllato il partito, promosso funzionari e delegati
rompendo la tradizionale solidità del blocco verde padano prendendo a sberle
(ricambiati opportunamente) i “ribelli” come Maroni e Tosi. Le indagini ci
diranno quanto di vero c’è in tutta questa storia. Certo è che l’azione
protettrice dell’Imperatrice della Padania alla fine non è servita a tutelare né
il marito, ormai fuori dai giochi con le dimissioni da segretario federale, né i
figli. Per i figli sarebbero state spese cifre da capogiro, senza considerare
la parte più delicata dell’inchiesta, quella relativa ai contatti con la
ndrangheta. Il futuro adesso è incerto. La base è scossa e l’unico uomo che
potrebbe salvare le cose è proprio quel tanto bistrattato Roberto Maroni, ora
ai vertici in cogestione con Calderoli. Il suo gruppo ha due strade. O lanciare
l’opa sul partito prima che la vicenda giudiziaria si chiarisca (cosa che
sembra già in atto con la richiesta di dimissioni lanciata dai suoi uomini al
bossiano segretario della federazione di Varese) oppure aspettare che le acque
si calmino e vedere cosa resterà dell’Impero Padano. In entrambi i casi le cose
non potranno proseguire come sono andate negli ultimi anni. Se Bossi rientrerà
in scena sarà, questa volta, sotto la tutela di Maroni. Se Bossi deciderà di
stare in panchina e fare il padre nobili perfino una scissione dalla Lega
diventa uno scenario plausibile. Sicuramente con le sue dimissioni Bossi ha
chiuso un’epoca politica e storica.
ROBERTO DELLA ROCCA
Nessun commento:
Posta un commento