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lunedì 23 aprile 2012

FRANCIA 2012/ La giornata sì del "molliccio" Hollande


PARIGI - E' partito il solito tran tran che segue gli appuntamenti elettorali. I soliti Soloni vengono fuori dagli armadi che ancora puzzano di naftalina. Si riesumano i cadaveri per sapere come mai il popolo ha fatto una determinata scelta salvo, quasi mai, andarlo a chiedere ai diretti interessati. Ieri si è svolto il primo turno delle Elezioni Presidenziali Francesi. Il sistema elettorale d'Oltralpe non è come quello italiano (purtroppo o per fortuna lo lascio decidere a voi lettori). Il presidente della Repubblica non lo sceglie il Parlamento ma il popolo anche perchè l'inquilino dell'Eliseo, a differenza di quello del Quirinale, in base alla Costituzione, comanda per davvero (tenendo presente che Napolitano comanda allo stesso modo pur senza sostegno legale della Costituzione come ha dimostrato nell'ultimo semestre). Non solo. Anche i parlamentari francesi dell'Assemblea Nazionale sono votati dal popolo con sistema elettorale a doppio turno. Insomma un ordinato caos che attribuisce al popolo la possibilità di stravolgere i risultati del primo turno visto che al secondo turno può votare anche chi si è astenuto precedentemente. Premesso ciò e chiarito che dedichiamo molto spazio alle elezioni francesi per via dell'importanza storica del momento, passiamo ad analizzare i fatti. La giornata di ieri di spunti, ne ha offerti parecchi. Partiamo dai due sfidanti che il 6 maggio incroceranno nuovamente le sciabole. Nicolas Sarkozy era in oggettiva difficoltà. I sondaggi lo davano perdente con un distacco ben maggiore rispetto al dato finale (-1,45%). Sarkozy perde per tutta una serie di motivi che è bene elencare. Il primo errore del Presidente uscente è stato quello di sottovalutare l'avversario. Francois Hollande aveva vinto le primarie socialiste sconfiggendo l'ex moglie Segolene Royal e la segretaria del partì Socialiste, Martine Aubry. Memorabile il soprannome che si era conquistato in quella occasione il "molliccio" affibbiatole proprio dalla Aubry. Il "duro" Sarkozy si era illuso di avere vita facile. Il "molliccio" invece ha fatto una campagna elettorale rassicurante per l'elettorato consapevole del fatto che i voti degli estremisti sarebbero stati comunque persi a vantaggio del competitor di sinistra Jean Luc Melenchon che alla fine ha preso l'11,11%. Sarkozy ha sottovalutato il socialista e ha sottovalutato anche la crisi economica pensando che, alla fine, sarebbe bastato non farsi vedere troppo in giro con la "culona" tedesca. Diversi sono stati gli appuntamenti bilaterali annullati dal Presidente Francese proprio perchè troppo vicini all'appuntamento elettorale. L'asse franco - tedesco non è stato gradito dai francesi che lo hanno vissuto come un periodo di costrizione schiacciati dal peso della vicina potenza germanica. In sostanza, secondo molti elettori (quasi tutti hanno poi dato il voto alla Le Pen come vedremo), Sarkozy ha sacrificato molto della Grandeur per spartirsi una torta che si sta rivelando sempre più piccola e amara a causa della pressione dell'alta finanza. Ultimo elemento che ha sfavorito Sarkozy è stato quello della dolce consorte Carla Bruni che, malgrado gli sforzi di farsi passare per francese è stata avvertita come presenza italiana (piemontese per giunta!) alla corte di Francia. A differenza di Caterina de Medici è stata poco amata fin da principio e Sarkozy non ha certo aiutato il suo popolo a digerire il matrimonio. Troppo rumore hanno suscitato le lunghe e costose vacanze della coppia presidenziale in Egitto e sui costosi yacht degli amici di famiglia. Troppo ridicole le scenate di gelosia del Presidente che, invece di curarsi degli interessi della Francia, seguiva la consorte sui set di Woody Allen per evitare che Carlà si lasciasse troppo andare. Nemmeno la nascita della piccola Giulia ha contribuito a risollevare le sorti dell'immagine della famiglia del Presidente. Fin qui tutto quello che ha sfavorito l'uscente. Dal canto suo Hollande, proprio per il suo aspetto "molliccio", è stato favorito ed è apparso rassicurante, elemento non secondario in una fase di crisi. E' apparso talmente rassicurante da essere in grado di attirare anche i voti dei moderati che, altrimenti, si sarebbero dovuti rivolgere al Casini d'Oltralpe, Francois Bayrou che ha incassato una sonora legnata con un inaspettato e basso 9,13%, niente rispetto al 18% incassato dal centrista nel 2007. Hollande ha monopolizzato la scena della sinistra e poco sono comparsi i compagni di partito, come la Aubry, la Royale e Jospin, tutti avvertiti come vecchi elementi del sistema. Il risultato è strapositivo. Supera Sarkozy di un punto e mezzo, che non è una gran cosa in termini percentuali ma che rappresenta una differenza di oltre 500mila voti. Senza considerare che mai nessun candidato socialista era riuscito a raccogliere tanti voti al primo turno, neanche Francois Mitterand, unico socialista nella storia francese post bellica ad arrivare all'Eliseo. L'affermazione di Hollande, rispetto a Sarkozy, è stata favorita anche dalla mancanza di una opposizione di sinistra. Il principale competitor, quello che avrebbe potuto minacciare il primato di Hollande sul Presidente uscente, era Jean Luc Melenchon. Il candidato dell'estrema sinistra non aveva pensato di poter riuscire nell'impresa di sconfiggere i socialisti e conquistare il secondo turno ma il suo unico obiettivo elettorale era quello di superare il Front National di Marine Le Pen ma le urne lo hanno sonoramente sconfessato. La vera sorpresa di queste elezioni è stata proprio Marine Le Pen, figlia dello storico leader del Front National, Jean Marie, che nel 2002 era arrivato al secondo turno sulla scia di una masochistica astensione dell'elettorato socialista ansioso di punire il partito incapace di esprimere una leadership alternativa all'allora Presidente della Repubblica gaullista Jaques Chirac. Marine Le Pen ha toccato la vetta del 17,90% ottenendo il risultato di danneggiare fortemente la scalata di Sarkozy e, allo stesso tempo, che la destra francese si compone, chiaramente, di due anime. Lo ha ben presente quando dal palco del suo quartier generale sostiene che "nulla sarà più come prima". Il risultato della Le Pen ha scatenato, come prevedibile, i commenti dei soli "esperti di politica" e "benpensanti di destra e di sinistra" che sono corsi ai microfoni per denunciare il vergognoso balzo in avanti della destra estrema francese dimostrando di non voler comprendere come stanno le cose. Il programma di Marine Le Pen è ben lontano dai toni estremistici del padre, che già aveva operato una sapiente operazione di restyling del partito a partire dalla metà degli anni '90.  La Le Pen ha parlato, pane al pane e vino al vino, ad un popolo francese atterrito da anni di crisi economica ed è riuscita a convincere, secondo gli analisti, proprio quelle categorie più esposte. Gli abitanti delle periferie (banlieu e campagne) ostili ai programmi socialisti e gli elettori scontenti della politica filo europeista di Sarkozy. Ma soprattutto Marine Le Pen è riuscita là dove il padre aveva mancato: convincere i giovani e le giovani a dare fiducia al progetto di una destra moderna saldamente ancorata ai valori della tradizione nazionale francese, come dimostra la cerimonia che da anni Le Pen organizza per celebrare Santa Giovanna D'Arco la martire Pulzella d'Orleans che ha favorito la vittoria francese nella Guerra dei Cent'anni decretando la salvezza e l'indipendenza del popolo di Carlo VII. Proprio quest'anno si celebravano i 600 anni dalla nascita della Santa, dimenticata dalla Francia laica incarnata dalla destra e dalla sinistra di fine ottocento e del novecento, e proprio quest'anno la Le Pen è riuscita nell'impresa di affermare la sua destra. Il risultato di Marine Le Pen non è servito certo a portarla al secondo turno ma il suo sostegno diventa determinante per Sarkozy che ha deciso di giocare un secondo turno all'attacco. Nel discorso ai sostenitori seguito al risultato ha sfidato Hollande chiedendo di sostenere tre dibattiti elettorali invece del solito singolo appuntamento. Decisione che il Presidente preferisce, per parlare al popolo francese di tutti gli aspetti importanti della politica e dell'economia. Non si sa ancora cosa farà Hollande che per il momento torna al lavoro. Paradossalmente i due candidati hanno il medesimo compito se vogliono vincere le elezioni. Dovranno convincere, da una parte, le estreme, e dall'altra i moderati del centro di Bayrou che, seppure non determinante, ha un 9% di voti che non devono essere dimenticati. La strada di Hollande, da questo punto di vista è più incerta. Il candidato socialista ha già ottenuto l'assist dell'estrema visto che sia Melenchon, sia la verde Joly hanno invitato i loro candidati ad esprimere, al secondo turno, un voto contro Sarkozy. Di questo Hollande dovrà tenere conto e nei prossimi giorni, per non perdere questo sostegno dovrà rincarare la dose sui temi caldi della campagna delle sinistre, come le tasse per i più ricchi e la socialità. Inutile dire che questi argomenti sono ostici ai centristi moderati che rischiano di andare tutti da Sarkozy, il quale non se la passa meglio visto che la sua estrema, la Le Pen, è decisa a farlo penare per i prossimi giorni. Dallo staff del Front National fanno sapere che Marine scioglierà la riserva solo il primo maggio, giorno in cui il partito celebra proprio Giovanna D'Arco. Come mai tanto tempo? Per meglio trattare con Sarkozy. Il Presidente uscente ha un disperato bisogno del 17% della Le Pen e per averlo deve trattare. Qual'è la posta in palio? I seggi all'Assemblea Nazionale dove il Fronte Nazionale non è mai riuscito ad entrare in massa con l'attuale sistema elettorale fortemente esclusivo (Mitterand cambiò sistema dal maggioritario al proporzionale e il FN elesse 35 parlamentari a fronte di massimo 3 deputati eletti nelle precedenti elezioni). Sarkozy dovrà sostenere un numero ancora imprecisati di candidati del Fronte alle legislative di giugno se vuole essere rieletto ma non può farlo in pompa magna altrimenti rischierà di trovarsi contro i moderati che sono ostili a forze anti sistema come viene ancora oggi considerata il partito di Le Pen. Una situazione non facile. Piuttosto che parlare però di grande vittoria e strada in discesa per Hollande è meglio azzardare una previsione basandosi sui dati che si hanno a disposizione. Il fronte delle sinistre (Socialisti, Verdi e Estrema) arriva al 42,05%, quello della destra (Ump e Fn) al 45,08%. Resta nella palude il 9,13% di centristi. E' probabile che l'elettorato centrista si divida. A questo punto la previsione riguarda l'astensione. Se il numero dei votanti resta pari o di poco inferiore a quello del primo turno, Sarkozy avrà buone probabilità di essere rieletto. Più sarà elevata l'astensione, maggiori saranno le possibilità di Hollande. Nel secondo caso Hollande sarà il secondo Presidente della Repubblica Socialista dopo Mitterand e ci saranno sicuramente cambiamenti nell'attuale assetto europeo. Se si verificherà la prima ipotesi, quella di ieri non sarà più la grande vittoria ipotizzata dai giornali ma la semplice giornata sì del "molliccio" Hollande.

ROBERTO DELLA ROCCA

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