MILANO – Come spesso accade per la politica sono le
intercettazioni ed i telefoni a creare problemi e a portare ad interrogatori
imbarazzanti dove i soggetti chiamati a rispondere cedono e confessano
raccontando tutto quanto serve alla magistratura. Obiettivo da un po’ di tempo
a questa parte è la Lega “ladrona”. La bufera giudiziaria ha gettato ombre
sull’operato dei moralizzatori del Nord e già dal 2011 si indaga e si ascoltano
telefonate. Tutto cominciò ad incrinarsi con l’indagine che coinvolse Davide
Boni. Le prove erano tutte racchiuse nell’interrogatorio del 9 novembre del
2011, quando i pubblici ministeri hanno ascoltato Giliberto Leuci. Il cognato
di Michele Ugliola ha spiegato “il sistema” adottato dal partito di Bossi per
incassare soldi. Il presunto giro di tangenti che vede coinvolto anche il
presidente del consiglio regionale Davide Boni avveniva in modo semplice. Erano
Boni e Ghezzi, a capo della segreteria del presidente del consiglio regionale,
i politici dai quali si doveva passare per entrare negli affari che
interessavano la Lombardi. “Nel corso di un incontro che ho intrattenuto con
l'amministratore delegato della Serenissima Sgr - fa mettere a verbale
Leuci - lo stesso mi rappresentò che era a conoscenza del fatto che per
montare affari immobiliari in Lombardia era necessario fare un passaggio da
Boni e da Ghezzi, i quali dirigevano l'imprenditore verso il sottoscritto e da
Ugliola. Personalmente non ho mai consegnato denaro a Boni o a Ghezzi, in
quanto tali incombenze sono state gestite da Ugliola”. A chiarire come i
soldi finivano nelle mani della Lega è stato Marco Paoletti.
Nell'interrogatorio del 21 ottobre 2011 il consigliere provinciale
milanese, eletto nelle fila della Lega Nord, ha dichiarato di essere “consapevole
del fatto che un terzo dei profitti sarebbero andati alla Lega e di ciò erano
consapevoli anche Sala e Conforti”. Inoltre, ha raccontato i rapporti, talora
complicati, con l'ex sindaco e vicesindaco di Cassano d'Adda, rispettivamente
Edoardo Sala e Ambrogio Conforti, entrambi arrestati nell'inchiesta sul giro di
tangenti poi sfociata in quella che vede indagato per corruzione Davide Boni.
Secondo il consigliere provinciale, le presunte tangenti servivano
per “sostenere i costi della campagna elettorale” di Boni. E’ stato Dario
Ghezzi, secondo il racconto di Paoletti, a suggerirgli di “pensare a portare i
voti che il resto ce lo aspettiamo da Michele”, ossia Ugliola, il presunto
collettore delle mazzette. Oggi l’altra inchiesta punta ai vertici, allo stesso
Bossi. Soggetti sotto osservazione sono il tesoriere del Partito e le
Segretarie, amministrative e particolari dello stesso Senatore. Nadia Dagrada,
segretaria amministrativa ha parlato, e molto, con Francesco Belsito, in lunghe
telefonate notturne nelle quali chiedeva spiegazioni e allarmava il tesoriere sulle scelte avventate
a copertura delle spese familiari dei Bossi. Nell’interrogatorio ha confermato
che col vecchio tesoriere Balocchi aveva accesso a tutti i dati e che con la
venuta di Belsito sono cominciate le coperture assurde sui conti della Lega sul
Banco di Napoli e Banca Aletti. “Mi piange il cuore, ma tutto è cominciato con
la malattia di Umberto” ha sostenuto negli interrogatori che proseguiranno. I
magistrati sono intenzionati a procedere con le indagini e molti militanti,
soprattutto i maroniani, sono intenzionati ad andare fino in fondo per
liberarsi del marcio e si dicono disposti a farlo anche se il marcio porta il
nome di Bossi mentre lo stesso Senatore ha riconosciuto come un suo errore l’aver
portato i figli in politica.
ASSUNTA FERRETTA
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