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sabato 7 aprile 2012

Boni, Dagrada, Belsito, le intercettazioni che inguaiano la Lega (almeno in parte)


MILANO – Come spesso accade per la politica sono le intercettazioni ed i telefoni a creare problemi e a portare ad interrogatori imbarazzanti dove i soggetti chiamati a rispondere cedono e confessano raccontando tutto quanto serve alla magistratura. Obiettivo da un po’ di tempo a questa parte è la Lega “ladrona”. La bufera giudiziaria ha gettato ombre sull’operato dei moralizzatori del Nord e già dal 2011 si indaga e si ascoltano telefonate. Tutto cominciò ad incrinarsi con l’indagine che coinvolse Davide Boni. Le prove erano tutte racchiuse nell’interrogatorio del 9 novembre del 2011, quando i pubblici ministeri hanno ascoltato Giliberto Leuci. Il cognato di Michele Ugliola ha spiegato “il sistema” adottato dal partito di Bossi per incassare soldi. Il presunto giro di tangenti che vede coinvolto anche il presidente del consiglio regionale Davide Boni avveniva in modo semplice. Erano Boni e Ghezzi, a capo della segreteria del presidente del consiglio regionale, i politici dai quali si doveva passare per entrare negli affari che interessavano la Lombardi. “Nel corso di un incontro che ho intrattenuto con l'amministratore delegato della Serenissima Sgr - fa mettere a verbale Leuci - lo stesso mi rappresentò che era a conoscenza del fatto che per montare affari immobiliari in Lombardia era necessario fare un passaggio da Boni e da Ghezzi, i quali dirigevano l'imprenditore verso il sottoscritto e da Ugliola. Personalmente non ho mai consegnato denaro a Boni o a Ghezzi, in quanto tali incombenze sono state gestite da Ugliola”. A chiarire come i soldi finivano nelle mani della Lega è stato Marco Paoletti. Nell'interrogatorio del 21 ottobre 2011 il  consigliere provinciale milanese, eletto nelle fila della Lega Nord, ha dichiarato di essere “consapevole del fatto che un terzo dei profitti sarebbero andati alla Lega e di ciò erano consapevoli anche Sala e Conforti”. Inoltre, ha raccontato i rapporti, talora complicati, con l'ex sindaco e vicesindaco di Cassano d'Adda, rispettivamente Edoardo Sala e Ambrogio Conforti, entrambi arrestati nell'inchiesta sul giro di tangenti poi sfociata in quella che vede indagato per corruzione Davide Boni. Secondo il consigliere provinciale,  le presunte tangenti servivano per “sostenere i costi della campagna elettorale” di Boni. E’ stato Dario Ghezzi, secondo il racconto di Paoletti, a suggerirgli di “pensare a portare i voti che il resto ce lo aspettiamo da Michele”, ossia Ugliola, il presunto collettore delle mazzette. Oggi l’altra inchiesta punta ai vertici, allo stesso Bossi. Soggetti sotto osservazione sono il tesoriere del Partito e le Segretarie, amministrative e particolari dello stesso Senatore. Nadia Dagrada, segretaria amministrativa ha parlato, e molto, con Francesco Belsito, in lunghe telefonate notturne nelle quali chiedeva spiegazioni e  allarmava il tesoriere sulle scelte avventate a copertura delle spese familiari dei Bossi. Nell’interrogatorio ha confermato che col vecchio tesoriere Balocchi aveva accesso a tutti i dati e che con la venuta di Belsito sono cominciate le coperture assurde sui conti della Lega sul Banco di Napoli e Banca Aletti. “Mi piange il cuore, ma tutto è cominciato con la malattia di Umberto” ha sostenuto negli interrogatori che proseguiranno. I magistrati sono intenzionati a procedere con le indagini e molti militanti, soprattutto i maroniani, sono intenzionati ad andare fino in fondo per liberarsi del marcio e si dicono disposti a farlo anche se il marcio porta il nome di Bossi mentre lo stesso Senatore ha riconosciuto come un suo errore l’aver portato i figli in politica.

ASSUNTA FERRETTA

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