Da sinistra l'Onorevole Bruno Esposito, la Senatrice Adriana Poli Bortone e il Senatore Pasquale Viespoli
CASERTA – Eppur si muove. La destra riparte dal basso e
riparte dal Sud. E’ questo quanto emerge dalla serie di incontri che si stanno
svolgendo su spinta di tre formazioni socio – culturali, Iniziativa
Meridionale, Mezzogiorno Nazionale e Io Sud, di cui sono animatori il Senatore
Pasquale Viespoli, l’onorevole Bruno Esposito e la Senatrice Adriana Poli
Bortone. Nelle ultime due settimane tre eventi dai simili contenuti si sono
alternati a Benevento, Avellino e Caserta e altri seguiranno in tutto il Sud.
Punto di partenza dell’analisi politica è la crisi della destra e il rapporto
tra la destra e il Sud, il modo di riorganizzare un pianeta orfano di padre e
madre. Una impresa non da poco i cui presupposti sono inficiati dal comportamento
dei vecchi leader, in particolare di Gianfranco Fini, colpevole di aver gettato
alle ortiche (e, in parte al cognato) il patrimonio ereditato dalla destra di
Almirante. Compromettente è anche il risultato finale di quasi venti anni di
Berlusconismo conclusosi ingloriosamente nel sostegno al governo tecnocratico
di Mario Monti, senza considerare la diaspora che si annuncia per il prossimo
anno quando il quadro politico potrebbe uscire sconvolto dall’appuntamento
elettorale. Nonostante questo la voglia di ricostruire e innovare è tanta.
Ricostruzione che si intende far partire, e questo è il dato incoraggiante, dal
Sud, dai suoi problemi e, soprattutto, dalle sue ricchezze e potenzialità. Ovviamente
sarebbe bello se il discorso potesse conciliarsi con il grande corso
meridionalista che, partito decenni addietro grazie all’opera di coraggiosi
studiosi come Carlo Alianello, Franco Molfese, Nicola Zitara (a cui potrebbero
aggiungersi altre decine di nomi), trova oggi ancora linfa dalle decine di
gruppi e associazioni culturali e movimenti politici. Purtroppo nel discorso
destra – sud, cosa che vale anche per quello sinistra – sud, grava una
incomprensione di fondo. L’impianto ideologico di base è inconciliabile. In una
raccolta di scritti e discorsi del
filosofo Giovanni Gentile, padre della teoria fascista, sono numerosi i
riferimenti al Risorgimento che viene indicato in più occasioni come il
movimento spirituale a cui il fascismo si rifà. Nell’opera di Antonio Gramsci,
poco conosciuta, poco studiata e poco rispettata nella pratica vita quotidiana
all’interno del Partito Comunista Italiano, l’accenno forte ai crimini commessi
ai danni del Sud durante il Risorgimento non aiutano ad avvicinare il comunismo
al meridionalismo soprattutto perché l’analisi gramsciana è una analisi
realizzata dall’ottica classista che solo in minima parte può fornire strumenti
interpretativi sul processo di unificazione nazionale italiano. Insomma la
confusione è tanta anche se il discorso politica nazionale (sia destra che sinistra)
e mezzogiorno non può essere accantonato a causa della realtà pratica in cui si
vive. Sarebbe bello se si potesse fare a meno della politica nazionale e costruire un
percorso di autonomia o indipendenza ma è oggettivamente quasi impossibile che
esso possa svilupparsi nel breve o medio periodo. L’intenzione della destra è
quella di ripartire dal Sud perché nel Sud vi sono radici profonde di valori e
tradizioni che certo si sposano meglio ai valori di destra che non a quelli di
sinistra. Di Dio, Patria (quella vera e non quella ideologica) e Famiglia sono
pieni i libri di storia dedicati al cosiddetto Brigantaggio e i punti di
contatto sono numerosi anche con la "pratica quotidiana" del regime fascista. Il piano di bonifica integrale attuato
da Mussolini è lo stesso elaborato ai tempi di Ferdinando II. La politica
sociale fatta di assicurazioni e pensioni, riprende e allarga un discorso
avviato in epoca borbonica. Il concetto di autarchia e di politica economica
nazionale chiusa alle nefaste influenze di certo capitalismo riprende la
tradizione antiliberalistica del Re Borbone piuttosto che quella unitarista
sabauda. La politica Mediterranea del fascismo (per quanto orientata su una
errata valutazione dell’apporto economico delle colonie) cambia l’assetto
politico italiano che dal 1861 al 1922 era basato sui contatti tra Italia e
Europa centro occidentale, dimostrando che la vocazione della penisola è doppia
e non soltanto padano centrica. Tutto questo deve essere chiaro prima di tutto
ai politici di destra che vogliono accreditarsi come interlocutori del Sud. Per
essere considerati degni rappresentanti del Sud è necessario sbandierare un po’
meno il tricolore caro alla destra “nazionalista” e parlare un po’ più di
proposte e soluzioni concrete a problemi che sono nati, in larga parte, proprio
durante il percorso di unificazione nazionale. Non a caso durante il convegno che ha generato queste riflessioni si è dimostrata più attenta e scrupolosa la Senatrice Poli Bortone che ha concentrato la sua analisi sulle potenzialità del Sud, sulle sue specificità e sulle ricchezze, i patrimoni, i lavori da riscoprire per costruire un nuovo sviluppo. Altri interlocutori hanno rimarcato un amore di fondo e spassionale per il tricolore e per l'unità d'Italia che ci lascia indifferenti e soprattutto non risolve in nessun modo i troppi problemi di un Sud stanco e ansioso di riscatto. Il consiglio più utile alla destra se vuole partire da Sud è quello di "tricolorarsi" di meno e parlare di più delle soluzioni e dei progetti per il futuro dei territori, magari riconoscendo che nel Sud "alcuni" valori e "alcune" idee significative e positive erano state concepite ben prima del 1861. Altro discorso vale per la
sinistra dove pure le cose sono in movimento, argomento di cui parleremo in
separata sede.
ROBERTO DELLA ROCCA
Le immagini della manifestazione casertana (foto g.rinaldi)
Adriana Poli Bortone durante il suo intervento
ha dedicato molto tempo al tema dello sviluppo dei territori
I Sindaci di Maddaloni e Caserta
La Senatrice Poli Bortone assieme al Sindaco di Caserta e al Senatore Viespoli
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