Nella foto, Tommaso Romano
PALERMO – Comincia da Palermo e dalla Sicilia il viaggio del Giornale del Sud nelle regioni chiamate al voto nei giorni 6 e 7 maggio. A essere chiamati alle urne sono 148 comuni della Sicilia (il 38%), di questi 113 hanno una popolazione inferiore ai 10mila abitanti e 35 una popolazione superiore. Tre i capoluoghi di Provincia coinvolti: Palermo, Agrigento e Trapani. Ad accompagnarci in questo viaggio il Professore Tommaso Romano, da anni protagonista di primo piano del mondo culturale e politico siciliano e dirigente del Partito Tradizional Popolare impegnato in prima fila nell’imminente confronto elettorale. Notizia del giorno è, ovviamente, il risultato delle elezioni primarie a Palermo con cui il popolo del centro sinistra è stato chiamato a scegliere il proprio candidato. Come già successo in passato a Taranto, a Napoli, a Milano e, recentemente, a Piacenza e Genova, l’apparato dei partiti è stato sconfitto dalla volontà popolare.
Bersani durante una visita a Palermo
La candidata designata dallo stato maggiore del Pd e dei suoi alleati, Rita Borsellino, non è riuscita ad affermarsi nella corsa ed è stata superata dall’outsider Fabrizio Ferrandelli, di tradizione politica radicale e espulso dall’Italia dei Valori per la sua scelta di volersi candidare contro la Borsellino. La differenza di voti tra i due è stata minima: solo 160 le schede che hanno fatto la differenza ma la crisi del principale partito dell’opposizione si misura anche sommando ai voti del vincitore quelli di Davide Faraone (oltre 7mila ma Striscia la Notizia ha mostrato video abbastanza gravi su voto di scambio a suo favore) che del Pd è parte integrante, seppur sostenuto dalla minoranza dei cosiddetti “rottamatori”. Insomma, malgrado una affluenza record di quasi 30mila votanti (rispetto ai 19mila del 2007), il popolo della sinistra ha votato in larga parte per candidati contrari a quelli indicati dai partiti.
Fabrizio Ferrandelli, il vincitore
Non si stupisce di tutto questo Tommaso Romano: “Il risultato delle primarie di Palermo era stato da noi ampiamente pronosticato. Il fronte del centrosinistra si era presentato tutto unito accanto al candidato di Bersani, questa volta sostenuto da Sinistra e Libertà, Rifondazione, Verdi e Italia dei Valori, ma nulla è riuscito a garantire a Rita Borsellino la vittoria”. E le ragioni di questa sconfitta il professore le identifica sia in un clima di generale crisi del Pd e dei partiti tradizionali sia nella personalità dei candidati. Non a caso Rita Borsellino, candidata eletta all’europarlamento per il Partito Democratico non ha mai ritirato la tessera del partito. “Ha pesato sulla sconfitta l’approccio di una certa tradizione classica del centro sinistra che potremmo definire catto-comunista. La Borsellino – sostiene Romano – è apparsa la continuatrice di un vecchio mondo politico che non ha più appeal a differenza di Ferrandelli che appare come riformatore autentico capace di rilanciare un progetto personale al di là degli schemi pur restando forte la sua matrice culturale radicale che lo porta di fatto lontano dalla nostra visione della politica e del mondo ma allo stesso tempo ci spinge a considerarlo l’elemento di novità assoluta del panorama politico palermitano”. Mentre nel centro sinistra si apre l’ormai solita caccia alle streghe e si grida ai brogli e ai riconteggi per strappare la leadership cittadina all’incoronato Ferrandelli, il resto del mondo politico cerca di stringere i tempi visto che Palermo, seconda città del Sud dopo Napoli (con cui condivide un passato di capitale glorioso e prospero), può essere molto di più che una semplice sfida tra cartelli elettorali.
Il "centro" schiera Massimo Costa
A poche settimane dalla chiusura delle liste si è già presentato alla città il candidato delle forze politiche centriste, Udc, Fli, Api e il Movimento per le Autonomie del Governatore siciliano Raffaele Lombardo, Massimo Costa presidente del Coni siciliano. Punto di maggiore forza e debolezza del candidato in pectore del centro è l’età. Giovane per piacere ai più giovani ma allo stesso tempo inesperto con nessuna esperienza politica alle spalle, cosa che i suoi avversari fanno già notare. Anche il centro destra ha ormai chiuso sulla candidatura a Sindaco e manca solo l’accordo sulle liste che eventualmente affiancheranno il Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, Francesco Cascio.
Francesco Cascio, candidato per il centro destra
Tra i candidati è certamente il più “politico”, sicuramente quello con maggiore esperienza. Nel 1985 è, a 21 anni, consigliere comunale di Palermo, rieletto nel 1990, quattro anni dopo vince la corsa per la Camera dei Deputati, vittoria confermata nel 1996. Dal 1998 è assessore regionale e nel 2001 è il primo eletto all’Ars confermato nel 2006 e nel 2008. Questa lunga carriera non servirà, stando almeno ai primi sondaggi, a evitargli il ballottaggio che potrebbe rappresentare la grande sorpresa di Palermo. “La divisione del fronte moderato renderà difficile una vittoria al primo turno per qualsiasi candidato – spiega Tommaso Romano – Ferrandelli può essere il modello dell’outsider vincente come già capitato a Pisapia e De Magistris. Costa rende sicuramente la vita difficile a Cascio che dovrà in qualche modo recuperare i voti dei moderati di centro e quelli, pure sostanziosi, dei due partiti siciliani, Mpa e Forza del Sud, orientati verso il candidato dell’Udc”. Il Governatore Lombardo ha infatti già assicurato il sostegno del governo regionale al candidato centrista mentre Miccichè ha preventivamente chiuso la porta ad un accordo con il Pdl, principale sponsor di Cascio e potrebbe, entro pochi giorni, accodarsi ai sostenitori del giovane Costa. La forza su cui potrebbe puntare Francesco Cascio è il suo legame “leggero” con gli apparati di partito. Nonostante la candidatura del Pdl, il presidente dell’Ars può costruire, sulla scia di una più che ventennale storia politica di successo, le fondamenta della sua elezione. Il problema di tutti è quello di superare lo sbarramento fissato al 5%, un numero importante che rischia di rendere difficile la vita ai piccoli partiti. “Noi del Partito Tradizional Popolare siamo certamente interessati alla candidatura di Cascio con cui abbiamo già avuto modo di scambiare alcune opinioni sul progetto per la città. Si dovrà molto attentamente valutare la consistenza del supporto del Ptp allo scontro elettorale, e questo vale per tutti i comuni in cui si vota. Non possiamo rischiare di fare una battaglia velleitaria presentando una nostra lista – sostiene Romano – e non riuscire a superare lo sbarramento. L’alternativa valida sarà presentare i nostri candidati nelle liste che già sostengono il candidato sindaco”. Le elezioni di maggio saranno, nel loro complesso, un banco di prova per la politica tutta. Da una parte c’è l’affermazione dell’eurotecnocrazia che ha indebolito i partiti e dall’altro ci sono le irrisolte questioni locali aggravate dalla crisi internazionale. Si è tornati ai tempi dell’Italia dei Sindaci a cavallo tra il 1989 e il 1994 quando, nella crisi del sistema bipolare, le personalità di spicco a livello locale vissero un periodo di ribalta nazionale. Capitò allora per Orlando a Palermo, per Cacciari a Venezia, Rutelli a Roma, Cito a Taranto, Bassolino a Napoli è capitato in questo ultimo periodo con Pisapia, Vendola e De Magistris e potrebbe capitare a maggio in altre città. “E’ un periodo di instabilità della politica. La gente è sicuramente alla ricerca di punti di riferimento e così si spiegano molti fenomeni estemporanei. I grandi centri di aggregazione politica sono chiaramente in crisi, sia il centro sinistra che il centro destra sono in affanno e senza idee chiare e tutto questo, paradossalmente, favorisce fenomeni opposti e divergenti. Primo elemento – sostiene Romano – è la persistenza di poteri sovrannazionali e l’imposizione di governi tecnocratici. Secondariamente il ribellismo, l’Italia dei forconi e dei blocchi selvaggi, della protesta contro una crisi che è politica e finanziaria. In questo contesto fluido il rischio che Palermo diventi una nuova Napoli (dove il “cane sciolto” De Magistris si è affermato sui candidati dei grandi partiti) è concreto e fondato. Non ci resta che osservare gli ultimi movimenti dei grandi partiti e vedere fino a che punto resisteranno visto che – conclude Romano - il risultato rischia di condizionare le elezioni politiche del 2013”. Palermo è, ovviamente, solo il punto di snodo delle tensioni politiche siciliane ma il resto dell’isola è comunque in fermento. Da non sottovalutare il fenomeno dei "patti territoriali" che, partito su iniziativa del sindaco di Ragusa, sta coinvolgendo sempre più amministratori locali intenzionati a rompere gli schemi destra – sinistra per ragionare in termini di interessi pratici per il Sud e, in primo luogo, per la Sicilia. In quest’ottica gli sviluppi potrebbero essere veramente interessanti e non è da escludersi la nascita di un nuovo laboratorio politico. In ben 90 comuni sui 148 chiamati al voto i sindaci sono stati eletti con liste civiche, se a questo movimento civico si affiancassero il movimento dei forconi e i gruppi politici organizzati, come il “Movimento per la gente” del Presidente del Palermo Calcio Maurizio Zamparini allora si potrebbero gettare le basi per la costruzione di un forza popolare dal basso che sappia contrastare le tendenze tecno centriche di stampo europeo e sopperire alla gravissima crisi della politica. Speranza? Immaginazione fervida? Solo il tempo potrà dircelo.
Paolo Luna
Nessun commento:
Posta un commento