Periodico di attualità, politica e cultura meridionalista

mercoledì 28 marzo 2012

Cittadinanza onoraria, l'ultimo scontro in Casa Borbone

CASERTA – Il 15 marzo la Giunta comunale di Caserta ha approvato (assenti il Sindaco e l’assessore alla Cultura) una delibera con cui si è avviata la pratica per la concessione della cittadinanza onoraria della città a Sua Altezza Reale Don Pedro di Borbone Spagna, figlio di Don Carlos, cugino del Re di Spagna Juan Carlos. La proposta è stata avanzata dal Presidente del Real Circolo Francesco II di Borbone, Paolo Rivelli, che, in una lettera al Sindaco di Caserta, Pio Del Gaudio, ha suggerito la concessione della cittadinanza onoraria al Principe Spagnolo. Va detto che la delibera della giunta è solo il primo passo. Va infatti sentito il parere di una apposita commissione e poi ci sarà il voto del Consiglio Comunale di Caserta, ultimo organo chiamato a deliberare sulla vicenda in modo definitivo. La proposta del Real Circolo ha sollevato un ginepraio di polemiche forse esagerate ma assolutamente prevedibili visto l’alto tasso di litigiosità dei movimenti cosiddetti revisionisti e vista la specificità della polemica. Tra il ramo dei Borbone Spagna facente capo a Don Carlos (padre di Pedro) e quello dei Borbone Due Sicilie che ha come Capo Carlo di Borbone Due Sicilie, non corre buon sangue.


Il 14 novembre 1900 S.A.R. il Principe Carlo Tancredi di Borbone, secondogenito di Alfonso di Borbone Conte di Caserta (Capo della Real Casa Borbone Due Sicilie), in vista del matrimonio con Mercedes di Borbone, Infanta di Spagna, firmò un documento passato alla storia come Atto di Cannes, con il quale per via del suo ingresso nella Casa Reale Spagnola, in virtù delle leggi di successione di Casa Borbone Due Sicilie, rinunciava per sé e per i suoi discendenti, ad ogni diritto sulla Corona delle Due Sicilie, sul connesso patrimonio araldico e degli ordini cavallereschi. Il 7 febbraio 1901 ci fu l’ingresso ufficiale di Carlo Tancredi nella Casa Borbone Spagna con la sua “creazione” a Infante e una settimana dopo si celebrò il matrimonio con Mercedes, figlia maggiore di Alfonso XII di Spagna. L’Atto di Cannes venne firmato quando erano ancora in vita sia il Conte di Caserta, sia l’ultima Regina delle Due Sicilie, Maria Sofia (moglie di Francesco II) e nessuno dei due avanzò dubbi sulla legalità del documento e nessun problema si ebbe fino al 1960, quando Ferdinando Pio di Borbone, primogenito del Conte di Caserta (e fratello maggiore di Carlo Tancredi) morì senza eredi maschi. Il figlio di Carlo Tancredi, Alfonso, entrò in contrasto con lo zio Ranieri contestandogli la successione e reclamando per sé il titolo di Capo della Real Casa di Borbone Due Sicilie e il Gran Magistero degli ordini cavallereschi spettanti ai Borbone Due Sicilie, considerando nullo l’atto di Cannes. Fin qui la storia di un complesso contenzioso. I sostenitori di Carlos e Pedro, che si fregiano dei titoli di Duca di Calabria e di Noto, sottolineano il fatto che secondo loro Carlo Tancredi non avrebbe potuto rinunciare per i suoi discendenti e che un documento come l’Atto di Cannes non è contemplato dalle leggi successorie di Francia e Italia. I sostenitori di Carlo Duca di Castro ribadiscono che le leggi di riferimento non possono essere quelle italiane bensì quelle successorie di Casa Borbone Due Sicilie e che perfino i titoli di Duca di Calabria e di Noto sono utilizzati a sproposito. Senza considerare la questione della presenza sul territorio sia personale che istituzionale. I fedeli al Duca di Castro sottolineano il fatto che solo Carlo e la sua consorte Camilla, Duchessa di Castro, hanno residenza a Roma e cittadinanza italiana, senza considerare le sedi del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, principale ordine cavalleresco di Casa Borbone (eredità dei Farnese), presente a Roma e Napoli con i suoi uffici mentre l’Ordine di Don Carlos ha sede a Milano. Anche la presenza personale dei rappresentanti di Casa Borbone è significativa. I Duchi di Castro e gli altri esponenti della famiglia effettuano frequenti visite nel Sud. Don Pedro non è mai stato nelle regioni dell’Italia meridionale. La decisione della Giunta Comunale di Caserta è insomma caduta nel pieno di una lotta dinastica durissima. Poco opportuna e poco felice. Il Primo cittadino se ne è reso conto e probabilmente interverrà nei prossimi giorni per dirimere la questione e chiudere la guerra della cittadinanza.

FAUSTO DI LORENZO

7 commenti:

  1. Vorrei far presente che ci sono alcune imprecisioni a cui vorrei rispondere.Innanzi tutto si omette un fatto di fondamentale importanza e cioè che ti Il S. M. Ordine Costantiniano di San Giorgio concesso da S.A.R. l’Infante di Spagna Principe Don Carlos di Borbone Due Sicilie è in Spagna un Ordine Cavalleresco legittimo, tutelato dall’ordinamento giuridico: Il Capo dello Stato S.M. Re Juan Carlos I che “ha accolto e fatto proprio il responso dei pareri ottenuti nel 1984 dal Ministero di Giustizia, dalla Real Accademia di Giurisprudenza e Legislazione, dal Ministero degli Affari Esteri, dall’Istituto “Salazar y Castro” del Consiglio Superiore delle Ricerche Scientifiche, e dal Consiglio di Stato, pareri che, largamente motivati, riconoscono unanimi S.A.R. il Principe Don Carlos come Capo della Casa di Borbone delle Due Sicilie e titolare del Gran Magistero del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio”. Tali pareri, furono comunicati, dal Marchese di Mondéjar, Ministro della Real Casa, a S.A.R. Don Carlos con lettera datata 8 marzo 1984. Allo stesso Principe, nel 1994, S.M. il Re ha concesso la dignità di Infante de España.
    Detto ciò dobbiamo aggiungere che storicamente, nel 1759 fu promulgata da Carlo III di Spagna la Pragmatica Sanctio, una legge costituzionale per ordinare la successione ai troni di Napoli, Sicilia e Spagna, con cui sono ancora regolati.Il famoso Atto di Cannes a cui ci si richiama per le pretese del Duca di Castro è da ritenersi nullo.Infatti il divieto dei patti successori, già presente nel diritto romano, era nelle legislazioni francese e italiana vigenti nel 1900 una delle regole fondamentali in materia successoria ed uno dei fondamentali principi di ordine pubblico interno (viventis non datur hereditas). Come oggi, anche nel 1900 i patti successori erano considerati nulli, invalidi, inefficaci, perché ritenuti immorali. Il divieto dei patti successori rientrava e rientra, nei rispettivi ordinamenti interni francese e italiano, tra le norme cosiddette ad applicazione necessaria. E' un principio di diritto comune, presente nel diritto francese e nel diritto italiano e accolto perfino dall'ordinamento canonico mediante il rinvio alle leggi civili degli Stati, che le leggi riguardanti l'ordine pubblico obbligano inderogabilmente tutti i presenti sul territorio ove vigono. In quanto norma inderogabile di ordine pubblico, il divieto dei patti successori rileva sia per il diritto privato che per il diritto pubblico.

    Dunque l'atto posto in essere a Cannes in violazione di una norma francese di ordine pubblico verrebbe ad essere regolato dal diritto francese vigente nel 1900 con l’esclusione di qualsivoglia richiamo ad altro diritto, e, come detto, la legislazione francese vietava i patti successori considerandoli nulli; infine, la giurisprudenza, insistendo particolarmente sul carattere di ordine pubblico della devoluzione successoria, ha sempre applicato in modo rigido il divieto dei patti successori dichiarando nulla ogni convenzione che avesse avuto ad oggetto un bene facente parte di una futura eredità o che avesse potuto avere l'effetto di "bouleverser l'ordre successif”.

    Il divieto dei patti successori era contemplato anche dal diritto dell’estinto Regno delle Due Sicilie a cui l’Atto di Cannes del 1900 “fa espresso quanto inefficace rinvio”. Nel carteggio inedito 1940-1943, presso l’Archivio Centrale dello Stato in Roma, della transazione tra lo Stato Italiano e gli Eredi Borbone delle Due Sicilie relativo al contenzioso giudiziale sui beni farnesiani di Caprarola.

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  2. Questo carteggio dimostra il fatto che tutti i figli del defunto Conte di Caserta (+1934), compreso Don Carlo, Infante di Spagna, furono considerati dallo Stato Italiano e si considerarono suoi eredi e Principi delle Due Sicilie, e che dunque la pretesa rinuncia di Cannes del 1900 da parte di Don Carlo non venne mai considerata efficace.

    A tal proposito Vedasi la ampia documentazione disponibile sul sito, dove sono presenti anche numerosi documenti falsi diffusi ad arte per far intendere che la Santa Sede riconoscesse il Duca di Castro come Capo della Casa Reale Due Sicilie , seccamente smentiti dalla Santa Sede stessa.
    Ad ogni buon conto bisogna considerare l'attività svolta da Don Carlo il Duca di Castro, che negli anni ha partecipato a diverse manifestazioni organizzate sul territorio, anche se non come capo della Real Casa, che spetta di diritto a Don Carlo di Borbone Due Sicilie - Parma , Duca di Calabria.

    http://www.borbone-due-sicilie.org/english/specialdocuments.html

    http://www.borbone-due-sicilie.org/english/succession.html

    SPECIAL DOCUMENTS - The Royal House of Bourbon - Two Sicilies
    www.borbone-due-sicilie.org
    The Official Site of the Royal House of Bourbon - Two Sicilies

    L'Ordine Costantiniano concesso da S.A.R. Don Carlo di Borbone Due Sicilie , Duca di Calabria non solo è presente a Milano, ma ha anche a Roma ha una presenza consolidata da anni e a Napoli è attivissima la Delegazione, così come nelle Puglie e nell'Italia Meridionale tutta. Il fatto che Don Carlos o Don Pedro non siano stati presenti ad eventi organizzati da un'associazione legata a stretto filo con il Duca di Calabria, non significa che non siano venuti sul territorio, forse lo hanno fatto in maniera più discreta e meno elettoralistica?
    Sull'abuso dei predicati e dei titoli non intendo ripetermi, come ho scritto sopra il fatto di essere riconosciuti da una Monarchia Costituzionale,da uno Stato e dalla stessa Famiglia Reale, i Borbone, ai quali i due rami appartengono, è più che significativo.
    Sono questioni totalemnte pretestuose e lo dimostra il fatto che sia Don Carlo, Duca di Castro, che il padre Ferdinando, sono stati già insigniti delle Cittadinanza Onoraria di Caserta in passato. Mettere un veto su Don Pedro equivarrebbe dare un giudizio di merito in una vicenda dove il Sindaco non ha competenza e oltretutto costituirebbe uno sgarbo ad un paese amico come la Spagna e alla Famiglia Reale. Non se sia politicamente la mossa giusta.
    Un ultima cosa. Sanno tutti che Carlo e Camilla amano dimorare a Montecarlo, più che a Roma.....
    Cordiali saluti

    Paolo Rivelli

    Presidente
    Real Circolo Francesco II di Borbone

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  3. Egregio dott.Paolo Rivelli,
    ho letto la sua lunga risposta . Io non sono un esperto”” in cose di legge”” e comunque le sue argomentazioni non mi hanno convinto apparendomi alquanto farraginose e confuse.
    S.M.il Re di Spagna che non è il mio Re ma verso il quale porto il giusto rispetto dovuto,secondo le mie convinzioni,ad un Sovrano ,non credo abbia alcun diritto di decidere quale deve essere il MIO RE ,tanto più che le Due Sicilie non hanno alcuna dipendenza dalla Spagna ,né dalla Casa Reale che su quello Stato regna ,giustappunto i Borbone di Spagna.
    L’attuale Sovrano, sia pure solo de jure, delle Due Sicilie è SAR Carlo di Borbone Due Sicilie Duca di Castro,discendente diretto del Conte di Caserta attraverso il Principe Ranieri , a sua volta legittimo successore del Principe Ferdinando Pio .
    Ed è ben inutile discorrere della validità o meno dell’Atto di Cannes che comunque è stato sempre ritenuto validissimo, superando favorevolmente anche l’esame cui è stato sottoposto dal defunto Prof ..Ettore Gallo,Presidente Emerito della Corte Costituzionale (quindi di uno che di “”cose di legge”” se ne intende) e di cui esiste una chiara pubblicazione.
    In conclusione io, con molta semplicità e senso di logica comune,dico che se il Conte di Caserta ,all’atto di dover dare il suo consenso al matrimonio del figlio Principe Carlo Tancredi con una Principessa di casa Borbone Spagna, richiese e ottenne una rinuncia a determinati diritti,è chiaro che non si poteva procedere in altro modo e contestare oggi ,con cavilli giuridici bizantini ,significa voler contraddire la volontà del Conte di Caserta .
    Pertanto convinciamoci: la verità è questa e “tutto il resto è noia”.

    Giovanni Salemi

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  4. Caro Rivelli,con fatica, e non solo perchè molto prolisso, ma con attenzione, ho letto quanto da Lei scritto. Anche Lei in quanto a confusione non scherza. Del resto la confusione regna sovrana nel "cosiddetto ramo spagnolo" prova ne sia l'uso improprio dei titoli spettanti al capo della Real Casa e quelli spettanti al suo erede apparente oltre alle pretestuose motivazioni con cui si rivendica anche il Gran Magistero dell'Ordine Costantiniano. Le ricordo altresì che TUTTI i componenti della Real Casa Borbone due Sicilie riconoscono Carlo come legittimo ed unico (giova ripeterlo?) capo della Real Casa. Ma non voglio commettere il medesimo errore di confusione e quindi vorrei esprimer alcune brevi considerazioni. Qui non si parla della successione al duplice Trono. Non è questo l'argomento del post e finora si sono versati "fiumi di parole" la maggior parte dei quali "OFF TOPIC", cioè "FUORI TEMA".
    Della successione (de jure) al trono del Regno delle Due Sicilie non è legittimato a decidere S.M. Juan Carlos I, né i tanti istituti che Lei ricordava e che S.M., cugino primo dell'infante Don Carlos, ha mobilitato per supportare le pretese del figlio del fratellastro di sua madre. Come, in passato, SM il RE del Regno delle due Sicilie, Ferdinando II, nessun potere ebbe nell'ottenere il ripristino della legge "salica" modificata dalla Pragmática Sanción di Ferdinando VII. Né può farlo Lei, caro Rivelli, né gli altri illustri personaggi che hanno partecipato alla discussione. Non può nemmeno farlo il sindaco di Caserta. Nemmeno con l'appoggio di tutto il consiglio Comunale. Riportiamo la discussione sui giusti binari, altrimenti continueremo a discutere citando cose giuste, altre meno, altre completamente fuori dalla grazia di Dio, senza apportare validi argomenti a quello che è, o DOVREBBE essere, Le ricordo, il vero argomento di cui stiamo parlando: la cittadinanza onoraria del capoluogo di Terra di Lavoro. Parliamo quindi di questo e lasciamo fuori le fandonie, La prego. Spero si possa concordare su questa definizione: la cittadinanza onoraria è un'onorificenza concessa da un comune per onorare una persona, anche non residente, che è ritenuta legata alla città per nascita, per il suo impegno o per le sue opere. Premesso questo, nulla importa se il soggetto sia residente a Monte-Carlo, a Madrid o Roma, sia il capo di una Casa Reale o sia l'ultimo "operatore ecologico". Orbene l'impegno di SAR la principessa Beatrice di Borbone per Caserta è noto, ha da anni contatti con le varie amministrazioni del capoluogo, ha sempre mantenuto, al pari del compianto genitore, Ferdinando, e di suo fratello, Carlo, strettissimi legami con la sua Patria, ha sempre usato le sue molte conoscenze per portare aiuto alle terre ed alle popolazioni del Regno. Ora che SAR l'infante Pedro sia spalleggiato dalla Spagna, abbia diritto o meno al titolo che spetta al figlio primogenito dell'erede apparente, avesse anche la residenza a Napoli o sulla Luna, tutto questo, dicevo, importa come i cavoli a merenda, cioè NULLA!!! Al contrario dell'attività della principessa, credo, nemmeno Lei o altra persona dotata di grande fantasia ed immaginazione, potrà citare una, che sia una, sola cosa compiuta da parte dell'Infante a favore della nostra città. Ancora, la "scalfariana" pav condicio non può essere invocata, poichè mancano, appunto, i succitati presupposti. Credo, poi, ci sia una questione di opprtunità e di "educazione". Ricambiare la squisita gentilezza e l'interesse da sempre mostrato dalla principessa con un riconoscimento conferito a chi questi meriti non possiede mi sembra un grande atto di scortesia e maleducazione oltre che inopportuno.
    Giancarlo Rinaldi.

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  5. Caro Rinaldi,
    questa volta sarò breve per evitarle uno sforzo celebrale. Sono stato prolisso è vero, ma avevo tante cose da dire precise e puntuali suffragate da date, documenti e fatti.Lei se l'è cavata invece con poche parole zeppe di luoghi comuni,parole appunto, ma con noi non attacca. So che ci tiene a fare bella figura con il Signor Sindaco di Caserta Pio Del Gaudio, ho visto che ha postato sulla sua bacheca il suo bel reportage sulla Principessa Beatrice, anzi le volevo fare i complimenti. Spero che non sia un tentativo di fare pressione,cosa molto in voga in queste ultime ore a Caserta. Mi viene il sospetto che la nostra iniziativa le abbia rotto le uova nel paniere, speriamo di non averle fatto fare una frittata.
    Se il Sindaco e il Consiglio Comunale negasse per questo o per altro pretestuoso motivo la Cittadinanza Onoraria, di cui per altro già gode Don Carlo, commetterebbe si un arbitrio, poichè entrerebbe nel merito e farebbe un atto di scortesia nei confronti della Famiglia Reale, che sta seguendo da vicino la vicenda. Ma a parte questo problema purtroppo sollevato da lei e dai suoi compari, si è completamente perso di vista che il motivo vero era quello di unire, non dividere. Un atto di amicizia che farebbe stringere un patto , un legame,un sodalizio anche a livello culturale ed economico, che dovrebbe rendere a Caserta e al suo territorio testimonianza di quell'amore che in passato questa Real Famiglia ebbe verso questa terra, costruendo la Reggia, una su tutti, un gioiello architettonico e monumentale, che insieme agli altri siti reali è stato il più bel dono che un sovrano potesse fare alla sua nazione, al suo regno. Pensa forse che ci possa essere in lei l'autorità o l'autorevolezza per non ricambiare questo atto di amore? Stia pur tranquillo che la Principessa Beatrice è molto più intelligente di chi le svolazza intorno e saprebbe apprezzare comunque che Caserta possa fare un bel gesto nei confronti di S,A,R, il Duca di Noto , che è suo cugino,quindi un familiare, perchè questo gesto sarebbe comunque nell'interesse della comunità che anche lei ama tanto. Le sue considerazioni in merito lasciano il tempo che trovano,come le sue lezioncine di comportamento,ne facciamo volentieri a meno.

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  6. Innanzitutto devo ringraziarLa per i complimenti riguardo le foto da me scattate, non li merito, ma possedendo una macchina fotografica leggermente migliore di quella dei miei amici, essi mi chiedono sovente di improvvisarmi reporter. Ho piacere che abbia apprezzato gli sforzi di un povero dilettante come me, ma ancor di più per la considerazione verso Casa Borbone che traspare dalle lettere e dall'iniziativa da Lei intrapresa. Riscontro il suo apprezzamento per le qualità intellettive di SAR la Principessa e ne ho piacere, ma, se permette, gradirei che non si faccia interprete del  pensiero di SAR come io non mi permetto di farlo per l'infante Don Pedro. Mi sopravvaluta molto, caro Rivelli, se pensa sia in grado di "influenzare" il sindaco di Caserta. E deve averne una ben misera opinione se ritiene che possa farsi influenzare da chicchessia. Aveva tante cose da dire: certamente; giuste? non voglio entrare nel merito e mi scuso per aver dato l'impressione di volerlo fare. Questioni ed argomentazioni a questo proposito, le sue come le mie, sono ininfluenti ai fine della discussione. Si continua, caro Rivelli, a cincischiarsi con "babberie". Non mi riferisco a Lei in particolare. Anch'io ho le mie colpe avendoLe citato come premessa "i luoghi comuni" che Lei sagacemente ha individuato.  Ha ragione, quei "i luoghi comuni" nulla interessano al problema di cui discutiamo. Essi. sono "babberie" appunto. E per evitare malintesi specifico che mi riferisco ai "miei" "luoghi comuni" e che non riguardano in alcun modo la questione della cittadinanza onoraria. Vorrei chiarire ancora un'altra cosa: essendo legato da profondissima devozione ai miei Sovrani, ho, per tutti i membri di Casa Borbone, anche gli Orléans e, si figuri, anche i Borbone-Busset, maison aînée di Casa Borbone-Francia anche se non dinastica, come Lei certo saprà, lo stesso rispetto. Si figuri quali possano essere i miei sentimenti nei confronti di S.M. il Re di Spagna e a anche della famiglia del suo primo cugino. L'unica eccezione, mi consentirà un parere personalissimo, è per il cosiddetto Filippo Égalité ma. anche questo ci fa deviare dal tema.
    Ho, ripeto, una devozione immensa per  tutti i membri di Casa Borbone e sarei felicissimo che SAR, l'infante Pedro de Borbón-Dos Sicilias y Orléans ricevesse tutti gli onori possibili ed immaginabili,
    Caro Rivelli, Lei non ha rotto un bel niente, solo, mi consentirà ha reso un cattivo servigio all'infante.
    Avrebbe dovuto consigliarGli, di venire in visita a Caserta, di adoperarsi per migliorare le condizioni di vita dei Casertani, di effettuare donazioni a favore degli indigenti del Capoluogo. Insomma di preoccuparsi del territorio del Regno di cui si considera "principe ereditario",
    Invece ha presentato una mozione, che, a mio parere, deve essere non concessa, ma solo perchè non vi è traccia alcuna dei requisiti che la possano giustificare. Ed è questo, la mancanza dei requisiti, l'unico motivo che può far si che, come spero, la sua proposta venga, alfine bocciata. /segue

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  7. (continua)
    Ma, caro Rivelli,  ricorda la definizione di cittadinanza onoraria? Le ho chiesto di citarmi una. una sola, cosa che SAR l'infante abbia compito nei riguardi della mia città e che OGGI possa rivendicare a suo merito.  L'ho invitata a segnalarmi i meriti che l'infante avrebbe verso Caserta ma, ho letto e riletto la sua breve risposta, brevità di cui La ringrazio, ma non ne ho trovato traccia.
    Mi fa piacere che Lei dica: "ricambiare l'atto di amore". Se vi fosse stato traccia da parte dell'infante non esiterei a riconoscerlo e a dichiararmi favorevole alla sua proposta, ma, caro Rivelli, non è così.
    Caro Rivelli noi "Napoletani" abbiamo un detto: «'e chiacchiere s' 'e porta 'o viento!» l'atto d'amore deve concretizzarsi, «c'ha da' sta'». Il legane  o c'è o non c'è, un legane o esiste, a prescindere da eventuali riconoscimenti, o non esiste. Quando ci saranno concrete manifestazioni di questo interesse, "amore" ne riparleremo e io, sarò al suo fianco. Ora caro Rivelli, state facenno sulo chiacchiere e  «'e chiacchiere s' 'e porta 'o viento!»
    RingraziandoLa ancora per i complimenti alla mie fotografie, La saluto cordialmente. Giancarlo Rinaldi

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