Periodico di attualità, politica e cultura meridionalista

sabato 21 aprile 2012

Sigilli alla Biblioteca dei Girolamini. L'indignazione a comando degli intellettuali

Marino Massimo De Caro, il Direttore della Biblioteca dei Girolamini contestato


NAPOLI – E’ incredibile quello che si sta verificando al Complesso Monumentale die Girolamini. Invece di trovare le porte aperte per la conferenza stampa convocata da Don Sandro Marsano e dal Direttore Marino Massimo De Caro, giornalisti e visitatori hanno trovato i sigilli alla Biblioteca. Nella notte precedente i Carabinieri su indicazione della Procura della Repubblica di Napoli hanno provveduto a sequestrare l’area dove sono conservati 150mila volumi e ha notificare al Professor De Caro la notificazione di una indagine a suo carico. Secondo la Procura De Caro sarebbe colpevole di peculato. La decisione della Magistratura è arrivata dopo l’ingiusto e inqualificabile polverone sollevato da un nutrito gruppo di ben pensanti radical chic, tra gli altri Dario Fo, Franca Rame, Gerardo Marotta, Gustavo Zagrebelsky e Stefano Rodotà, che si sono indignati per la nomina di De Caro a Direttore della Biblioteca dei Girolamini, incarico ottenuto per decisione del Ministro Lorenzo Ornaghi su segnalazione degli oratoriani. L’azione intellettualoide della gauche caviar non ha fatto altro che infangare anni di duro lavoro portato avanti dagli oratoriani che, sotto la guida di Don Sandro Marsano, erano riusciti a riportare all’antico splendore il Complesso monumentale, che dal 1861, anno in cui fu tolto ai religiosi e consegnato allo Stato Italiano, ha vissuto un costante declino. Poco importa se la straffexpedition culturale rischia di distruggere il frutto di anni di lavoro. Resta da chiedersi soltanto una cosa e la chiediamo direttamente ai Galantuomini firmatari dell’appello che sembra una riedizione del ben più drammatico Appello sul caso Calabresi: dove eravate, cari Dario Fo, Franca Rame, Zagrebelsky, Marotta, Rodotà e tutti voi altri, quando la Biblioteca, negli anni ottanta era vittima dell’incuria e del degrado? Dove eravate quando gli sfollati del terremoto dell’Irpinia venivano alloggiati per mesi e mesi “alla bene e meglio” nel Complesso dei Girolamini? Perché non vi siete indignati per tutti i libri scomparsi dalla Biblioteca proprio in quegli anni di abbandono e mancanza di sorveglianza? Perché, invece di indignarvi sulla nomina di un Direttore della Biblioteca, non vi indignate per le precarie condizioni della facciata principale del complesso e non scrivete una bella lettera al Presidente Napolitano per denunciare l’assenza dello Stato? 

La facciata di via Duomo del Complesso dei Girolamini

La magistratura è chiamata a rispondere sull’operato di De Caro, ma restano sempre inevase queste domande circa l’indignazione a comando dei firmatari. La verità è che a Lorsignori non interessa un bel niente di tutto questo. A loro interessa colpire i nemici politici e religiosi. E’ troppo vedere l’amico di Dell’Utri e Galan nominato Direttore di una delle più importanti biblioteche di Napoli. E’ troppo vedere tornare a nuova luce un complesso così prezioso come quello dei Girolamini, ad opera poi di un gruppo di sacerdoti. Questo è il problema vero: la mancanza delle loro mani sulla gestione del Complesso (che resta statale). Tengano bene le loro mani lontane dai Girolamini questi indignati a comando e tornino ai loro libri e ai loro salotti intellettuali. Giù le mani dai Girolamini, patrimonio di Napoli e dei Napoletani.

PAOLO LUNA

3 commenti:

  1. ma de caro ha ammesso che ha preso parte dei libri, ne sono spariti 1500, forse sbagliero. se decidete di sponsorizzare qualcuno sappiate sceglierli ma credo che bisogna finirla di fare i tifosi ma dobbiamo solo difendere e rilanciare la nostra identita denunciando comportamenti antimeridionalisti senza se e senza ma e senza colore

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  2. Paolo Luna, lasciatelo dire, soprattutto dopo i recenti sviluppi della vicenda: bisogna avere la faccia come il culo! Più ancora dei De Caro e dei Marsano - delinquenti senza vergogna - il vero problema del nostro Sud è la gente come te.

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  3. Libri antichi di valore inestimabile spariti, volumi privati di parti essenziali e quindi non più consultabili: quello effettuato nella Biblioteca statale Oratoriana annessa al monumento nazionale dei Girolamini fu uno scempio. Da 19 milioni e mezzo di euro. Somma che, per la Corte dei Conti di Napoli dovrà essere versata da Marino Massimo De Caro, il direttore, e da don Sandro Marsano, l'allora conservatore della Biblioteca. Una sentenza depositata qualche giorno fa, dopo che in luglio si era svolta l'udienza davanti al collegio presieduto da Fiorenzo Santoro.
    «Le sistematiche spoliazioni dei beni librari della biblioteca dei Girolamini tra il giugno 2011 e l'aprile 2012 si ritiene configurino una condotta dolosa attribuibile a Marino Massimo De Caro e a Sandro Marsano», si legge nella motivazione, che ripercorre le varie fasi di una vicenda giudiziaria che è ancora in atto. La spoliazione fu sistematica e nel maggio 2012 De Caro venne arrestato insieme ad altre cinque persone con l'accusa di peculato, nel marzo 2013 venne condannato a sette anni (con l'interdizione dai pubblici uffici) ma nel frattempo era stato raggiunto da una nuova ordinanza di custodia cautelare (che coinvolse altre 13 persone legate a lui e tra queste anche Marsano). Associazione per delinquere in relazione al saccheggio della biblioteca l'accusa mossa a tutti (anche se i ruoli sono diversificati) e per questa indagine attualmente è in corso il processo davanti al tribunale di Napoli.
    Una vicenda che coinvolge Verona per due ragioni: De Caro abita in una villa alla Biondella, in un appartemento e in due box nella disponibilità di De Caro e di alcuni suoi collaboratori, venne trovata gran parte dei volumi spariti dagli scaffali della biblioteca dei Girolamini, Molti vennero recuperati (a de Caro viene addebitata la sparizione di 2.309 libri) mentre di altri 600 si sono perse le tracce.
    Due le tipologie di danno individuate dal collegio: quello «derivante dalla devastazione causata dallo smembramento dell'unità di collezioni librarie pari a 5 milioni e 910 mila euro» e quello riportato dai volumi. Qui l'importo lievita a 13 milioni e mezzo a causa «dell'amputazione delle pagine recanti note di possesso subita dai libri poi rientrati (circa 2.500), della devastazione patita da quelli malamente stipati in scatoloni, o esposti alla luce e all'umidità, dell'asportazione di tavole, lavaggi corrosivi, strappi e abrasioni». Ma quelli più preziosi, 10 manoscritti, 140 incunaboli e opere rare di geografia, non sono stati recuperati.
    Una ricostruzione, quella operata dalla Corte dei Conti, che si fonda sugli atti emessi dalla magistratura penale e relativi alla responsabilità di De Caro e Marsano nella spoliazione della biblioteca. Il direttore aveva una assoluta libertà di movimento, organizzava spostamenti di libri dopo aver ordinato che venisse neuralizzato il sistema di video sorveglianza, si occupò personalmente della soppressione dei cataloghi «così da assicurare la scomparsa di ogni documentazione sui libri della biblioteca».
    Per quanto riguarda don Marsano fu lui a far sì che De Caro divenisse direttore «violando i criteri e i limiti previsti dalla convenzione di affidamento della biblioteca alla Congregazione oratoriana dell'ordine di San Filippo Neri». Marsano era diventato direttore librario ad interim dopo la rinuncia del predecessore, sostenne di non essere all'altezza affinchè si arrivasse alla nomina di De Caro «con ciò indicando la sussistenza di una consapevole violazione dei propri obblighi istituzionali». Dovrà risarcire anche lui. Tra somma e interessi legali saranno circa dieci milioni a testa.
    Fabiana Marcolini

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