Periodico di attualità, politica e cultura meridionalista

sabato 31 marzo 2012

L'addio del "fido Emilio" ma, per favore, non spariamo sulla croce rossa




ROMA - Il “Fido Emilio” se n’è andato, catodicamente parlando. E’ un po’ come se fosse caduto il muro di Berlino anche se siamo a Cologno Monzese. L’ultimo highlander del berlusconismo televisivo è stato licenziato proprio dall’azienda del Caimano dopo un periodo di tira e molla mediatico e scandalistico che ha visto l’ormai ex direttore del Tg4 al centro di intercettazioni telefoniche scomode, indagini da pettegolezzo di parrucchiere e, ultimo caso, tentativi di fuga di capitali verso la Svizzera. Quanto di vero e quanto di falso ci sia non è, ancora, dato sapere. Ci teniamo a non sparare sulla croce rossa come qualche collega ben più accreditato ha già cominciato a fare nonostante gli “imbroglioncelli” siano dappertutto. Ci teniamo ancor di più a considerare i meriti di Emilio Fede che passano inosservati seppelliti da venti anni in cui si è limitato (purtroppo per lui ma anche per i telespettatori) a fare da direttore di un telegiornale di nicchia schiacciato sulle posizioni dell’ex Premier Silvio Berlusconi. Meriti che vanno considerati incontestabili, frutto di 60 anni di carriera che lo hanno visto ai vertici del giornalismo italiano nonché stimato da colleghi e professionisti già più importanti, primo tra tutti Enzo Biagi.

Berlusconi e Fede in una foto del 1994

LA CARRIERA
I suoi inizi nella carta stampata sono al Mattino di Roma da dove poi prende il volo per Torino dove entra alla Gazzetta del Popolo passando, nel 1954, alla televisione con la Rai. Sposa Diana De Feo, figlia del vicepresidente Rai Italo e per scrollarsi di dosso l’etichetta di “ammogliato speciale” accetta di recarsi in Africa per otto anni dove realizza servizi puntuali da 40 paesi del continente nero dove erano in corso le prime guerre civili del periodo post coloniale. Grazie a quella attività entra nella redazione di TV7, settimanale di approfondimento del Tg1, dal 1976 diventa conduttore del telegiornale e dal 1981 ne diventa direttore, carica che mantiene fino al 1983 quando passa alla conduzione del programma Test. Nel 1987 la Rai non gli rinnova il contratto e due anni dopo cede alle lusinghe berlusconiane rendendosi autore della sua più grande opera giornalistica: la fondazione dell’informazione privata che muove i primi passi con VideoNews e con Studio Aperto, di cui Fede è il primo direttore. E’ una svolta epocale, oggi incomprensibile nell’era di internet, dei satelliti e del digitale terrestre. Nel 1993 la svolta, forse non condivisibile ma certamente coraggiosa. Rinunciando alla caratteristica imparzialità, elemento centrale del ruolo giornalistico, diventa direttore del Tg4, giornale creato a immagine e somiglianza di Silvio Berlusconi e, abdicando al ruolo giornalistico, diviene l’editorialista perenne del Telegiornale che trasmette e veicola le sue opinioni, parallele, ovviamente, a quelle di Berlusconi. Per molti è l’inizio della fine del vero giornalista. Le cose vanno bene fino a quando il Cavaliere è rimasto in sella. Certo è che, nonostante l'amicizia tra i due, la fine di Berlusconi è stata la fine di Fede il quale, da quando è caduto il Governo del Capo, ha progressivamente perso smalto.

Emilio Fede durante la diretta di Studio Aperto sulla guerra del Golfo

GLI SCOOP E I SERVIZI
A parte i 40 servizi africani, l’attività di Emilio Fede è costellata di scoop e servizi giornalistici di rilievo, per quanto poco conosciuti. A Tv7 si distinse per una inchiesta sulle conseguenze dell’uso degli ormoni usati per la crescita dei bovini e sui relativi danni sulla salute umana. Come direttore del Tg1 seguì la lunga diretta della vicenda di Vermicino e del Piccolo Alfredino Rampi, caduto in un pozzo e morto prima di essere salvato. Sempre dal Tg1 ha raccontato della strage di Ustica e del rapimento e morte di Aldo Moro. Da Mediaset (allora Fininvest) ha lanciato la diretta dall’Iraq annunciando lo scoppio della Prima Guerra del Golfo, la questione della cattura in Iraq dei militari Cocciolone e Bellini, e ha raccontato la stagione turbolenta di Tangentopoli. Nel 1994, quasi alle lacrime, annunciò la vittoria di Berlusconi “contro tutti e contro tutto” come ebbe a dire e da allora fu tutta un’altra storia.

Emilio Fede "indossa" il cartello che comunica la sanzione dell'Autorità
per le comunicazioni che aveva sanzionato il suo Tg per faziosità. Alle sue spalle
l'ex Miss Italia e "meteorina" Eleonora Pedron


SCANDALI E ALTRE AMENITA’
Accanto ad una lunga carriera sono numerosi gli spunti comici e le questioni scandalistiche che hanno accompagnato Emilio Fede. Dell’ex direttore del Tg4 si ricorda spesso la sua passione per il gioco d’azzardo tanto che nel 1987 venne coinvolto in una vicenda giudiziaria ad esso legato e questo fu uno dei motivi per cui la Rai non gli rinnovò il contratto. Da quella vicenda fu poi assolto pienamente. Con la giustizia ha ancora a che fare negli ultimi anni per via del caso Ruby e del recentissimo presunto viaggio in Svizzera. Tra i soprannomi, il suo matrimonio con la De Feo gli valse quelli di “ammogliato speciale” e “genero di prima necessità”. Per le spese in Africa, accreditate sul conto Rai, i colleghi lo appellarono “Sciupone l’Africano”.  I commenti sul direttore del Tg4 sono stati spietati e offensivi, e li tralasciamo segnalando che erano riferiti, ovviamente, alla sua scarsa imparzialità. Fu criticato per questa sua caratteristica e accusato di spostare 2 milioni di voti a favore di Berlusconi. L’autorità per le comunicazioni lo ha più volte multato per il mancato rispetto della par condicio. Celebri le sue sfuriate televisive fuori e in onda. Memorabili gli scontri con Pietro Ricca, supporter milanese di Beppe Grillo, con il disturbatore televisivo Gabriele Paolini, le foto ridicoleggianti Romano Prodi e gli altri avversari di Berlusconi, le critiche a Roberto Saviano e quelle al comune di Venezia nella trasmissione "Sipario Notte", evento che gli valse una querela per diffamazione.

Fede è stato un guru della televisione. Giornalista discusso, animatore delle feste e, come si racconta, dei festini, signore del berlusconismo televisivo, provocatore sensibile alle provocazioni (e al fascino femminile), irascibile e suscettibile. Inventore del meteorinismo televisivo e patron di numerose vallette e valletti.  La fine del Berlusconismo è causa del crollo del muro di Cologno, inevitabile. Non lascia vuoti da riempire. E’ più corretto dire che occupava un posto ormai privo di senso. Impossibile da riciclare. Impossibile ancor di più proporlo come imparziale direttore di una nuova stagione di informazione con nuovo governo sia esso “tecnico” o “politico”. L’unica scelta possibile è quella adottata. Allontanamento a metà strada tra licenziamento e dimissioni. Emilio lascia orfani lo zoccolo duro da un milione di telespettatori Berlusconiani impenitenti, da oggi alla ricerca di una nuova collocazione come spettatori dell’etere televisivo e anche politico.

PAOLO LUNA 

Le scuole del Sud paladine dell'open source



NAPOLI - La scuola si confronta con il futuro. Questo il senso della “Smart Education & Technology Days”, iniziativa culturale e didattica che si è svolta, su iniziativa della rivista telematica “Hi Tech Paper.it”,  a Napoli nei saloni della Città della Scienza il 28 e il 29 marzo. Di quali spazi avranno le nuove tecnologie nel mondo della formazione scolastica hanno parlato tre insegnanti, Michele Ioffredo dell’Iti Giordani di Napoli, Gennaro Piro, della Media Marotta di Napoli, e Salvatore Cuomo, del Liceo Manzoni di Caserta che sono stati soprannominati per l’occasione “i tre tenori dell’open source” proprio per l’ampio spazio che hanno lasciato, nelle loro spiegazioni, al tema dei sistemi operativi liberi. Ioffredo ha illustrato alle centinaia di ragazzi richiamati dall’evento, un innovativo modo per emulare una lavagna interattiva multimediale grazie ad un WiiLD OS, sistema che constente di trasformare un semplice proiettore (con l’ausilio di una penna infrarossi, un pc con connessione bluetooth e uno wiimote, controller della Wii Nintendo) in una Lim. Gennaro Piro ha invece esposto come l’utilizzo di open source può contribuire a riutilizzare macchine non più performanti con il mercato che possono essere utilizzate per le esigenze delle scuole primarie consentendo risparmio e qualità dell’offerta formativa. Molto apprezzata la relazione di Salvatore Cuomo che ha presentato Minus, open source elaborato proprio presso il Liceo Manzoni di Caserta. Questo programma consente di gestire in modo efficiente e pratico tutte le esigenze di soggetti privati e pubblici, scuole comprese. Lo sforzo dei tre tenori, condiviso ormai da molti protagonisti del mondo dell’istruzione e della tecnologia, è quello di educare i giovanissimi all’uso dei sistemi non proprietari (come ad esempio Windows e Apple) per favorire la maggiore diffusione possibile di sistemi alternativi altrettanto efficienti. “Da Napoli abbiamo voluto lanciare un progetto che prenderà nome di Rete delle Scuole virtuose, volendo raccogliere in un unico gruppo tutte le scuole italiane che sono intenzionate a seguire il metodo europeo di sviluppo delle tecnologie tramite l’uso di Linux, l’operatore open source che consente di massimizzare l’efficienza delle strumentazioni tecnologiche e, allo stesso tempo, garantire la sicurezza dai virus informatici e un sensibile abbattimento dei costi di gestione dei laboratori informatici” ha dichiarato al Giornale del Sud il professore Cuomo del Liceo Manzoni di Caserta. In questo progetto di sviluppo costante e continuo la scuola può e deve essere coinvolta proprio perché capace di veicolare i messaggi giusti a intere generazioni di futuri adulti. Il viaggio della generazione “open” parte dal Sud.

PAOLO LUNA

mercoledì 28 marzo 2012

L'EDITORIALE/ La mimosa della Principessa

S.A.R. la Principessa Beatrice di Borbone Due Sicilie (foto rinaldi)


CASERTA – Piccola premessa: il seguente editoriale è una attestazione di fede monarchica e borbonica e sono pregati di astenersi repubblicani, giacobini, savoiardi et similia. Sono da poco passate le 19.00 quando, al Belvedere di San Leucio, un gruppo di sei persone prende congedo da una distinta signora bionda diretta a Napoli. Quella distinta persona è Sua Altezza Reale la Principessa Beatrice di Borbone Due Sicilie, e tra quei sei fortunati patrioti ci sono anche io. La Principessa è reduce da una faticosa marcia forzata di quattro giorni durante i quali ha accompagnato tra Napoli e Caserta, una troupe della televisione francese France2 che sta girando un documentario sui siti Borbonici e sulle bellezze del Sud. Questa faticosa marcia di quattro giorni è stata per noi sei, fortunatissimi, una piacevole passeggiata, un onore e un piacere. Non è il primo contatto con Casa Borbone. Avevo già avuto il grandissimo onore di stringere la mano e scambiare due parole con S.A.R. il Principe Carlo, Duca di Castro (correva l’anno 2010), e pensavo di aver raggiunto il massimo degli onori possibili. Poi qualche mese dopo l’onore di fare da “scorta” alla stessa Principessa Beatrice nel corso di una visita di poche ore a San Leucio. E infine questa intensa quattro giorni. I dettagli della visita sono nella galleria fotografica in un altro post correlato. Le emozioni sono nel cuore. Qualche riflessione si impone e non posso fare a meno di esternarla.
Ciò che colpisce è toccare con mano l’amore (ricambiato) che Casa Borbone Due Sicilie nutre per la propria Patria. Non è una questione politica. E’ una questione affettiva. Un elemento già emerso durante le visite dei Duchi di Castro. L’amarezza che viene dall’analisi delle condizioni del Sud e la ricerca di ogni possibile soluzione concreta ai suoi problemi, è sempre presente in ogni momento della visita di S.A.R. la Principessa Beatrice. Non stupisce solo l’amore di Casa Borbone verso il Sud ma anche le continue, incessanti e spontanee manifestazioni d’affetto dei Popoli delle Due Sicilie verso Casa Reale. Dai funzionari della Reggia di Caserta agli abitanti della Vaccheria, dalle scolaresche in visita ai politici e amministratori locali, tutti, professionisti, impiegati, casalinghe, imprenditori, commercianti e pensionati, tutti vogliono parlare alla Principessa. Tutti vogliono vedere la Principessa. E S.A.R., dimenticandosi della stanchezza concede sorrisi e saluti a tutti, nessuno escluso.
La dimostrazione di questo rapporto di amore tra Casa Borbone e le Due Sicilie è data dalla profonda conoscenza dei problemi del territorio e dalla conoscenza dei momenti importanti. Una data su tutte ha scandito questa visita di Beatrice di Borbone, il 29 marzo, giorno in cui si svolgerà il terzo atto dell’asta pubblica del Real Sito di Carditello, luogo verso cui ogni Napoletano dovrebbe nutrire profondo rispetto, rappresentazione quanto mai viva della cattiva attuale gestione del Sud. Ebbene per S.A.R. il rammarico è uno soltanto, il non poter essere qui il 29, giorno dell’asta per conoscere in presa diretta il risultato della gara. Sapere chi ha comprato e quali saranno i destini di quella che, in un tempo neanche troppo lontano, era una fattoria modello per tutta l’Europa.
E’ stato profondamente significativo quanto ci ha raccontato S.A.R. circa due “cimeli” che conserva nelle stanze della sua casa privata. In un quadro, appeso ad una parete, un ramo di mimosa seccata. Su un tavolo un pezzo di roccia nera. La mimosa del quadro viene da una pianta del Parco di Carditello, omaggio di un simpatico e attento sorvegliante che aveva notato lo stupore di Beatrice di Borbone alla vista dell’albero abbondantemente fiorito durante una visita qualche anno addietro. La roccia è un pezzo della famosa isola Ferdinandea, o Nerita. L’isola, emersa dalle acque del Mediterraneo al largo della costa siciliana, fu al centro di dispute diplomatiche tra Inghilterra e Regno delle Due Sicilie agli inizi degli anni ’30 dell’Ottocento. Dopo qualche mese, come naturale è per un’isola vulcanica come Ferdinandea, il suolo roccioso si è sgretolato sotto la forza delle onde marine e i pezzi di roccia sono tornati sul fondo. Durante una sua visita in Sicilia, guidata da compatrioti efficienti e fidati, si è recata in mare dove sorgeva l’isola e ha ricevuto il dono appena prelevato dal mare.
E l’ultima riflessione irrinunciabile prende spunto dalla vexata quaestio della cittadinanza onoraria di Caserta. Al di là di ogni possibile disputa dinastica bisogna ragionare sul significato delle parole. La cittadinanza onoraria è un “onore” che viene concesso a pochi profondamente benemeriti. La benemerenza si acquista o per un singolo atto di valore, per l’impegno della persona o per le sue opere. Unica condizione che tutto quanto valga per la benemerenza sia strettamente connesso alla città. E’ fuori discussione che l’amministrazione comunale di Caserta abbia commesso uno scivolone nell’avviare la pratica per “premiare” il Principe Don Pedro di Borbone Spagna. Senza nulla togliere a questo esponente della famiglia spagnola dei Borbone, discendente anch’esso dai Sovrani delle Due Sicilie, va detto che Don Pedro con Caserta non c’entra nulla. Non c’entra nulla per motivi di nascita. Non ha compiuto imprese o realizzate opere che esaltino la città di Caserta in qualche modo. A dircela tutta in onestà, non è mai stato né a Napoli né a Caserta. Allora il motivo di questa cittadinanza? Nessuno. Dunque è ipotizzabile, oltre che auspicabile, che in sede di successiva analisi la proposta della giunta sia bocciata. Al suo posto, invece, è fortemente auspicabile che la cittadinanza onoraria sia concessa in maniera rapida e per meriti incontestabili a S.A.R. la Principessa Beatrice di Borbone Due Sicilie, sorella di Carlo Duca di Castro, Capo della Real Casa di Borbone Due Sicilie. La Principessa, solo negli ultimi anni, è stata presente a Caserta nel 2010, chiamata ad inaugurare la restaurata Castelluccia, nel 2011, quando ha portato in visita a Caserta e San Leucio un gruppo numeroso di imprenditori stranieri per mostrare loro le bellezze e le possibilità di sviluppo di Terra di Lavoro (questo sì che significa fare l’ambasciatrice di una città nel mondo!) e in questi quattro giorni appena trascorsi.
Lo storico francese Jean Paul Desprat, accompagnatore di S.A.R. in questo recente tour, al momento del congedo ci ha ringraziati parlando di giorni “mémorable”. Aveva ragione il Professore e sono convinto che altri giorni memorabili verranno.

ROBERTO DELLA ROCCA

P.S.
Per la serie “troppo bello per essere vero” dopo la visita di quattro giorni della Principessa Beatrice di Borbone, Caserta ospiterà (purtroppo) il Re d’Ita(g)lia Giorgio I Napolitano che celebrerà l’aereonautica militare e, nel pomeriggio, effettuerà una visita privata al Museo Campano di Capua. Come ai tempi della nobiltà nera, oggi sarà giorno di lutto. Finestre chiuse e drappi neri. Dopo la luce, il buio.

Cittadinanza onoraria, l'ultimo scontro in Casa Borbone

CASERTA – Il 15 marzo la Giunta comunale di Caserta ha approvato (assenti il Sindaco e l’assessore alla Cultura) una delibera con cui si è avviata la pratica per la concessione della cittadinanza onoraria della città a Sua Altezza Reale Don Pedro di Borbone Spagna, figlio di Don Carlos, cugino del Re di Spagna Juan Carlos. La proposta è stata avanzata dal Presidente del Real Circolo Francesco II di Borbone, Paolo Rivelli, che, in una lettera al Sindaco di Caserta, Pio Del Gaudio, ha suggerito la concessione della cittadinanza onoraria al Principe Spagnolo. Va detto che la delibera della giunta è solo il primo passo. Va infatti sentito il parere di una apposita commissione e poi ci sarà il voto del Consiglio Comunale di Caserta, ultimo organo chiamato a deliberare sulla vicenda in modo definitivo. La proposta del Real Circolo ha sollevato un ginepraio di polemiche forse esagerate ma assolutamente prevedibili visto l’alto tasso di litigiosità dei movimenti cosiddetti revisionisti e vista la specificità della polemica. Tra il ramo dei Borbone Spagna facente capo a Don Carlos (padre di Pedro) e quello dei Borbone Due Sicilie che ha come Capo Carlo di Borbone Due Sicilie, non corre buon sangue.


Il 14 novembre 1900 S.A.R. il Principe Carlo Tancredi di Borbone, secondogenito di Alfonso di Borbone Conte di Caserta (Capo della Real Casa Borbone Due Sicilie), in vista del matrimonio con Mercedes di Borbone, Infanta di Spagna, firmò un documento passato alla storia come Atto di Cannes, con il quale per via del suo ingresso nella Casa Reale Spagnola, in virtù delle leggi di successione di Casa Borbone Due Sicilie, rinunciava per sé e per i suoi discendenti, ad ogni diritto sulla Corona delle Due Sicilie, sul connesso patrimonio araldico e degli ordini cavallereschi. Il 7 febbraio 1901 ci fu l’ingresso ufficiale di Carlo Tancredi nella Casa Borbone Spagna con la sua “creazione” a Infante e una settimana dopo si celebrò il matrimonio con Mercedes, figlia maggiore di Alfonso XII di Spagna. L’Atto di Cannes venne firmato quando erano ancora in vita sia il Conte di Caserta, sia l’ultima Regina delle Due Sicilie, Maria Sofia (moglie di Francesco II) e nessuno dei due avanzò dubbi sulla legalità del documento e nessun problema si ebbe fino al 1960, quando Ferdinando Pio di Borbone, primogenito del Conte di Caserta (e fratello maggiore di Carlo Tancredi) morì senza eredi maschi. Il figlio di Carlo Tancredi, Alfonso, entrò in contrasto con lo zio Ranieri contestandogli la successione e reclamando per sé il titolo di Capo della Real Casa di Borbone Due Sicilie e il Gran Magistero degli ordini cavallereschi spettanti ai Borbone Due Sicilie, considerando nullo l’atto di Cannes. Fin qui la storia di un complesso contenzioso. I sostenitori di Carlos e Pedro, che si fregiano dei titoli di Duca di Calabria e di Noto, sottolineano il fatto che secondo loro Carlo Tancredi non avrebbe potuto rinunciare per i suoi discendenti e che un documento come l’Atto di Cannes non è contemplato dalle leggi successorie di Francia e Italia. I sostenitori di Carlo Duca di Castro ribadiscono che le leggi di riferimento non possono essere quelle italiane bensì quelle successorie di Casa Borbone Due Sicilie e che perfino i titoli di Duca di Calabria e di Noto sono utilizzati a sproposito. Senza considerare la questione della presenza sul territorio sia personale che istituzionale. I fedeli al Duca di Castro sottolineano il fatto che solo Carlo e la sua consorte Camilla, Duchessa di Castro, hanno residenza a Roma e cittadinanza italiana, senza considerare le sedi del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, principale ordine cavalleresco di Casa Borbone (eredità dei Farnese), presente a Roma e Napoli con i suoi uffici mentre l’Ordine di Don Carlos ha sede a Milano. Anche la presenza personale dei rappresentanti di Casa Borbone è significativa. I Duchi di Castro e gli altri esponenti della famiglia effettuano frequenti visite nel Sud. Don Pedro non è mai stato nelle regioni dell’Italia meridionale. La decisione della Giunta Comunale di Caserta è insomma caduta nel pieno di una lotta dinastica durissima. Poco opportuna e poco felice. Il Primo cittadino se ne è reso conto e probabilmente interverrà nei prossimi giorni per dirimere la questione e chiudere la guerra della cittadinanza.

FAUSTO DI LORENZO

ESCLUSIVA/ Le immagini della visita di Beatrice di Borbone Due Sicilie


NAPOLI – In questa galleria fotografica ripercorriamo alcuni momenti della visita di S.A.R. la Principessa Beatrice di Borbone Due Sicilie a Napoli e Caserta. Sabato 24 marzo assieme alla troupe di France2 S.A.R. ha visitato il Pantheon dei Borbone a Santa Chiara e ha effettuato delle riprese nel complesso illustrando alcune delle sue caratteristiche, specie quelle relative al chiostro maiolicato.



S.A.R. la Principessa Beatrice di Borbone accompagnata al chiostro
maiolicato di Santa Chiara dal Commendator Salemi (foto rinaldi)

 Domenica 25, scortata dal Commendatore Giovanni Salemi, Presidente dell’Istituto di Ricerca Storica delle Due Sicilie, la Principessa Beatrice ha fatto visita a Capua, dove si svolgeva la giornata del Fondo Ambientale Italiano e dove ha avuto modo di incontrare le autorità cittadine e decine di persone giunte nella città per le manifestazioni previste. Già definito storico l’incontro con il Dott. Francesco Garibaldi, discendente di un fratello dell’eroe dei due mondi, che già in diverse occasioni ha fatto aperture concrete e significativa alla rilettura dei fatti risorgimentali dimostrando una onestà intellettuale non comune.

La Principessa Beatrice stringe la mano al Dott. Garibaldi
con accanto la Delegata del Fai, Donatella Cagnazzo

 Lunedì 26 lo spazio è stato dedicato alla Reggia di Caserta, dove S.A.R. ha “accompagnato” i telespettatori francesi (anche se il documentario sarà trasmesso in prima serata nel periodo estivo) alla scoperta dei tesori nascosti del complesso borbonico, dal meraviglioso Teatro di Corte al Bagno privato di Maria Carolina, dal Giardino Inglese alla Cappella Palatina. Significativo il saluto e l’omaggio che il I Circolo Didattico di Acerra, in visita alla Reggia di Caserta, ha voluto rendere alla Principessa Beatrice con i piccoli desiderosi di salutare e farsi fotografare assieme alla “padrona di casa”. In serata una cena a base dei prodotti tipici del Sud molto apprezzati dagli ospiti francesi di Sua Altezza.

La foto ricordo dei piccoli allievi del I Circolo Didattico di Acerra con la Principessa Beatrice

La pubblicazione preparata su richiesta di S.A.R. la Principessa Beatrice
contenente diversi appunti sulla vita e il Regno di Maria Carolina di Borbone
che le è stata consegnata durante la sua visita alla Reggia di Caserta

Martedì 27, ultima giornata di lavoro che ha visto come scenario il Real Sito di San Leucio dove la Principessa Beatrice, accompagnata dalla giornalista de "il Mattino" Nadia Verdile (esperta del Real Sito di San Leucio e autrice di numerosi libri su Ferdinando IV e Maria Carolina) e lo storico Jean Paul Desprat (autore di diversi libri i più importanti sono quelli dedicati alla figura di Enrico IV di Borbone, a Mirabeau, a Madame de Manteinon e il romanzo storico Jeune de Naples, secondo volume di una trilogia ancora da tradurre in italiano) si sono avvicendanti nel racconto della storia della Real Colonia e dei Sovrani Ferdinando IV e Maria Carolina. A conclusione del lavoro il gruppo è partito per Napoli da dove avrebbe fatto rientro in Francia in attesa della prossima visita.

S.A.R. la Principessa Beatrice di Borbone legge un articolo 
del Giornale del Sud sul caso Carditello


Uno dei telai conservati nei locali della Pro Loco di San Leucio

La Principessa Beatrice si intrattiene nella sede della Pro Loco di San Leucio
al termine delle riprese della televisione. Con lei nell'immagine il Preside Bologna,
esperto di San Leucio autore di numerose pubblicazioni sull'argomento, il Dott. Francesco Salemi
e il Commendatore Giovanni Salemi


Il Preside Bologna illustra alcuni lavori in seta allo storico Desprat

Foto di gruppo degli accompagnatori 
di S.A.R. la Principessa Beatrice di Borbone Due Sicilie

SUD AL VOTO/ Un consiglio alla destra che riparte da Sud: meno tricolore più territorio


Da sinistra l'Onorevole Bruno Esposito, la Senatrice Adriana Poli Bortone e il Senatore Pasquale Viespoli


CASERTA – Eppur si muove. La destra riparte dal basso e riparte dal Sud. E’ questo quanto emerge dalla serie di incontri che si stanno svolgendo su spinta di tre formazioni socio – culturali, Iniziativa Meridionale, Mezzogiorno Nazionale e Io Sud, di cui sono animatori il Senatore Pasquale Viespoli, l’onorevole Bruno Esposito e la Senatrice Adriana Poli Bortone. Nelle ultime due settimane tre eventi dai simili contenuti si sono alternati a Benevento, Avellino e Caserta e altri seguiranno in tutto il Sud. Punto di partenza dell’analisi politica è la crisi della destra e il rapporto tra la destra e il Sud, il modo di riorganizzare un pianeta orfano di padre e madre. Una impresa non da poco i cui presupposti sono inficiati dal comportamento dei vecchi leader, in particolare di Gianfranco Fini, colpevole di aver gettato alle ortiche (e, in parte al cognato) il patrimonio ereditato dalla destra di Almirante. Compromettente è anche il risultato finale di quasi venti anni di Berlusconismo conclusosi ingloriosamente nel sostegno al governo tecnocratico di Mario Monti, senza considerare la diaspora che si annuncia per il prossimo anno quando il quadro politico potrebbe uscire sconvolto dall’appuntamento elettorale. Nonostante questo la voglia di ricostruire e innovare è tanta. Ricostruzione che si intende far partire, e questo è il dato incoraggiante, dal Sud, dai suoi problemi e, soprattutto, dalle sue ricchezze e potenzialità. Ovviamente sarebbe bello se il discorso potesse conciliarsi con il grande corso meridionalista che, partito decenni addietro grazie all’opera di coraggiosi studiosi come Carlo Alianello, Franco Molfese, Nicola Zitara (a cui potrebbero aggiungersi altre decine di nomi), trova oggi ancora linfa dalle decine di gruppi e associazioni culturali e movimenti politici. Purtroppo nel discorso destra – sud, cosa che vale anche per quello sinistra – sud, grava una incomprensione di fondo. L’impianto ideologico di base è inconciliabile. In una raccolta di scritti  e discorsi del filosofo Giovanni Gentile, padre della teoria fascista, sono numerosi i riferimenti al Risorgimento che viene indicato in più occasioni come il movimento spirituale a cui il fascismo si rifà. Nell’opera di Antonio Gramsci, poco conosciuta, poco studiata e poco rispettata nella pratica vita quotidiana all’interno del Partito Comunista Italiano, l’accenno forte ai crimini commessi ai danni del Sud durante il Risorgimento non aiutano ad avvicinare il comunismo al meridionalismo soprattutto perché l’analisi gramsciana è una analisi realizzata dall’ottica classista che solo in minima parte può fornire strumenti interpretativi sul processo di unificazione nazionale italiano. Insomma la confusione è tanta anche se il discorso politica nazionale (sia destra che sinistra) e mezzogiorno non può essere accantonato a causa della realtà pratica in cui si vive. Sarebbe bello se si potesse fare a meno della politica nazionale e costruire un percorso di autonomia o indipendenza ma è oggettivamente quasi impossibile che esso possa svilupparsi nel breve o medio periodo. L’intenzione della destra è quella di ripartire dal Sud perché nel Sud vi sono radici profonde di valori e tradizioni che certo si sposano meglio ai valori di destra che non a quelli di sinistra. Di Dio, Patria (quella vera e non quella ideologica) e Famiglia sono pieni i libri di storia dedicati al cosiddetto Brigantaggio e i punti di contatto sono numerosi anche con la "pratica quotidiana" del regime fascista. Il piano di bonifica integrale attuato da Mussolini è lo stesso elaborato ai tempi di Ferdinando II. La politica sociale fatta di assicurazioni e pensioni, riprende e allarga un discorso avviato in epoca borbonica. Il concetto di autarchia e di politica economica nazionale chiusa alle nefaste influenze di certo capitalismo riprende la tradizione antiliberalistica del Re Borbone piuttosto che quella unitarista sabauda. La politica Mediterranea del fascismo (per quanto orientata su una errata valutazione dell’apporto economico delle colonie) cambia l’assetto politico italiano che dal 1861 al 1922 era basato sui contatti tra Italia e Europa centro occidentale, dimostrando che la vocazione della penisola è doppia e non soltanto padano centrica. Tutto questo deve essere chiaro prima di tutto ai politici di destra che vogliono accreditarsi come interlocutori del Sud. Per essere considerati degni rappresentanti del Sud è necessario sbandierare un po’ meno il tricolore caro alla destra “nazionalista” e parlare un po’ più di proposte e soluzioni concrete a problemi che sono nati, in larga parte, proprio durante il percorso di unificazione nazionale. Non a caso durante il convegno che ha generato queste riflessioni si è dimostrata più attenta e scrupolosa la Senatrice Poli Bortone che ha concentrato la sua analisi sulle potenzialità del Sud, sulle sue specificità e sulle ricchezze, i patrimoni, i lavori da riscoprire per costruire un nuovo sviluppo. Altri interlocutori hanno rimarcato un amore di fondo e spassionale per il tricolore e per l'unità d'Italia che  ci lascia indifferenti e soprattutto non risolve in nessun modo i troppi problemi di un Sud stanco e ansioso di riscatto. Il consiglio più utile alla destra se vuole partire da Sud è quello di "tricolorarsi" di meno e parlare di più delle soluzioni e dei progetti per il futuro dei territori, magari riconoscendo che nel Sud "alcuni" valori e "alcune" idee significative e positive erano state concepite ben prima del 1861. Altro discorso vale per la sinistra dove pure le cose sono in movimento, argomento di cui parleremo in separata sede.

ROBERTO DELLA ROCCA

Le immagini della manifestazione casertana (foto g.rinaldi)


Adriana Poli Bortone durante il suo intervento 
ha dedicato molto tempo al tema dello sviluppo dei territori 

I Sindaci di Maddaloni e Caserta

La Senatrice Poli Bortone assieme al Sindaco di Caserta e al Senatore Viespoli






Le cozze indigeste, Emiliano sempre più isolato


Un manifesto satirico sulle ultime vicissitudini del Sindaco Emiliano

BARI - L’ultimo incontro pubblico tra Michele Emiliano e Nichi Vendola è stato silenzioso ed eloquente allo stesso tempo. Il Governatore e il Sindaco, alla prima uscita pubblica dopo lo scandalo “cozze pelose e champagne”, a stento si sono salutati. L’occasione era stata data dal convegno organizzato dai movimenti civici di sostegno alle sinistre pugliesi. “La primavera è morta? Viva la primavera” il titolo dell’incontro, una scelta molto significativa che induce a riflettere sul futuro del centro sinistra pugliese alla luce di 8 anni di Governo Emiliano e 7 di Giunta Vendola. Il tentativo è quello di guardare avanti ma pesano come macigni sia il caso Tedesco sia le ultime inchieste che vedono sfiorato dal sospetto il Sindaco Emiliano che si è difeso in maniera egregia durante il suo intervento. In pratica non ci sta a fare la fine del capro espiatorio e ha dato del “peracottaro” a quelli che hanno commesso crimini amministrativi all’interno del Comune anche se il passaggio più interessante è stato quello che Emiliano ha riservato a Vendola in un modo apparentemente amichevole. “Sono stato il primo a fare autocritica. Il dolore di questi giorni mi ha fatto davvero capire cosa hai provato Nichi, tre anni fa. Allora ti accusavano di non aver visto cose accadute a tre passi da te. Vorrei che questo mio dolore fosse utile”. Un vero e proprio cazzotto allo stomaco che può essere letto anche in altro modo: “Caro Nichi, e caro si fa per dire, non ti azzardare a criticare la mia posizione che è uguale, se non migliore della tua di tre anni fa!”. In pratica nel centro sinistra pugliese volano gli stracci in vista degli appuntamenti elettorali dei prossimi mesi. Emiliano ambiva a sostituire Vendola alla guida del Governo regionale pugliese ma con l’accordo sulla nuova legge elettorale nessuno potrà prevedere gli esiti delle elezioni (se mai si svolgeranno Bce permettendo) e i risultati che raggiungerà la lista dell’attuale Governatore. In caso di risultato negativo Vendola potrebbe restare nella sua comoda poltrona pugliese fino alla scadenza naturale del mandato, contribuendo ad ostacolare la marcia di Emiliano già messo in difficoltà dalle recenti inchieste e dai regali scomodi di Natale.

MAFALDA CROCITTI

SUD AL VOTO/ L’Orlando “furbetto”, figuraccia Palermo per la sinistra




PALERMO – Sarà che Bersani porterà un po’ sfiga al Pd e alla sinistra ma di tutto gli è capitato. Ha visto cose che noi comuni mortali mai avremmo pensato di vedere e così, dopo 9 anni di discutibile gestione di centro destra targata Cammarata, la sinistra si presenta, al momento, con due candidati alla carica di Sindaco riuscendo a separare le forze e anche i movimenti di sostegno. Il vincitore delle elezioni primarie di Palermo, Fabrizio Ferrandelli, non va proprio a genio a Leoluca Orlando, se non altro perché Ferrandelli è stato, fino a pochi mesi addietro, esponente proprio dell’Italia dei Valori. Uscito dal partito proprio per sostenere la sfida con Rita Borsellino, nonostante il veto di Orlando e dell’Idv, alla fine ha vinto le elezioni battendo il partito dei “senior” (Bersani e Bindi) e quello dei “rottamatori” (corrente animata da Renzi che a Palermo sosteneva Davide Faraone). La vittoria è stata prima contestata. Poi si è provveduti al riconteggio dei voti. Rabbia, incredulità e infine, a vittoria accertata, il rifiuto di accettare la democratica scelta del popolo di sinistra della seconda città del Sud. Così buttando alle ortiche decenni di comizi sul valore della democrazia, Leoluca Orlando, già Sindaco di Palermo negli anni ’90, ha rotto gli indugi e, complice un silente e quasi marginale Antonio Di Pietro, ha deciso di candidarsi. La sua scelta ha rotto il fronte della coalizione di sinistra, con il Partito Democratico “obbligato” a sostenere Ferrandelli. L’Orlando furbetto, che rigetta il democratico sistema delle primarie (sistema in cui molto sarebbe da rivedere ma che la sinistra, Idv compresa, ha sempre sbandierato essere una scelta di vita irrinunciabile) per tentare l’affermazione personale, ha dalla sua parte la sinistr radicale, della Federazione della Sinistra (Rifondazione e Comunisti Italiani) e i Verdi. Sinistra e Libertà, movimento di Vendola ha deciso invece di sostenere Ferrandelli per restare coerente al metodo primarie. Cornuta e mazziata la grande sconfitta delle elezioni, Rita Borsellino, che non solo ha visto scemare le chance di diventare Sindaco di Palermo, ma è stata costretta, dalla decisione di Orlando, a non presentarsi neanche come candidata in Consiglio Comunale. Il suo movimento “Un’altra storia” non presenterà una lista propria visto che metà dei suoi componenti sostiene, per rabbia e per orgoglio, Orlando, mentre l’altra metà si affiancherà, per coerenza al gioco delle primarie, a Ferrandelli. Insomma la Borsellino rimane ferma nella panchina di Bruxelles e possiamo ipotizzare la chiusura della sua poco felice carriera politica costellata da troppe sconfitte per poter essere ancora considerata un cavallo di razza per il Partito Democratico che l’ha sostenuta. Leoluca Orlando gioca d’azzardo e la sua scelta rischia di favorire nettamente le formazioni di centro destra ormai orientate sul giovane Massimo Costa che ha unito Pdl e Udc e il cui percorso pare ormai tutto in discesa. A giochi quasi fatti è sembrata una irruzione in grande stile la richiesta di Alessandro Albanese, Presidente di Confindustria Palermo che, a nome delle 530 imprese cittadine, ha chiesto al Prefetto di prolungare il commissariamento della città per attendere l’arrivo di candidati seri e credibili con programmi migliori. Un tentativo che puzza molto di bruciato.

PAOLO LUNA

giovedì 22 marzo 2012

LA BACHECA/ Il mezzogiorno e lo sviluppo negato


Le Edizioni Noubs hanno pubblicato l'opera di ricerca storica IL MEZZOGIORNO E LO SVILUPPO NEGATO - Dal 1861 al 2011- a cura di Fabrizio Di Stefano e Piero Carducci, pp. 154, con illustrazioni d'epoca. Con l’analisi e la collaborazione di Roberto Alfatti Appetiti, Maria D’Angelo,  Emanuele Di Girolamo, Stefania Maffeo, Alessandro Tucci.
L'opera effettua un'analisi della situazione storico-economica del Regno delle Due Sicilie e del Meridione prima e dopo la conquista sabauda, mettendo in luce gli aspetti controversi dell'Unità. Inoltre, nel ricollegarsi alla storia odierna, traccia le dinamiche di un ritardo e di una dipendenza che dovrebbero essere superati attraverso un nuovo modo di fare storia e politica. 
"La crescita del Sud è possibile, purché la si voglia. Essa richiede una rinnovata determinazione ed il totale ripensamento degli strumenti di politica economica e sociale finora messi in opera. Un impegno sicuramente di non poco conto. D'altronde, proprio perché il superamento del divario tra Nord e Sud costituisce la grande sfida dell'Italia di questo inizio di III millennio, non possiamo nascondere che lo sforzo da compiere per correggere tale discrasia deve essere notevole. Pena, uno squilibrio tra le due Italie che danneggerà per sempre il Paese e soprattutto il Nord. La sfida che la globalizzazione impone e che privilegia le economie emergenti sempre più competitive (Cina, India e Brasile) non può essere affrontata senza aver risolto la questione meridionale. Lo ha pefettamente capito la Germania, che in tutte le maniere sta cercando di accelerare i tempi per consentire al suo Est, ex comunista, di recuperare lo svantaggio di 40 anni di occupazione sovietica. Lo dovrebbe capire anche l'intera Nazione Italiana, superando vuote contrapposizioni ed inutili egoismi. Perciò la presente opera è rivolta a donare ai nostri giovani uno strumento conoscitivo che permetta loro di conoscere, senza pregiudizi, il nostro passato, al fine di meglio comprendere il presente, riappropriandoci, tutti insieme, di pagine di storia del passato la cui verità ci è stata sottratta per troppo tempo". 

c.s.

Gli Autori
Fabrizio Di Stefano, senatore della Repubblica, farmacista e docente di legislazione sanitaria presso la Facoltà di Medicina dell'Università "D'Annunzio" di Chieti, è il presidente della Fondazione Cantiere Abruzzo Italia.
Piero Carducci, economista, docente universitario, svolge attività di consulenza per diverse imprese ed Enti nel settore della formazione manageriale e della programmazione e del controllo di gestione.


martedì 20 marzo 2012

Saviano e il "mezzo imbroglioncello", una grande lezione per il "beato" giornalista



NAPOLI - Quarantasette arresti per associazione camorristica e riciclaggio. Questo il bilancio dell’operazione messa in atto dalla Guardia di Finanza di Napoli su ordine della Direzione distrettuale antimafia. L’azione ha avuto come obiettivo principale il gruppo criminale dei Fabbrocino e quello imprenditoriale dei Ragosta, nota famiglia di imprenditori a capo di un impero che spazia dal settore alimentare alle compravendite immobiliare, dalla gestione alberghiera all’industria del ferro. Oltre a diversi esponenti della famiglia sono finiti in manette ben 16 giudici tributari, otto tra funzionari e impiegati delle Commissioni Tributarie, un commercialista e un noto avvocato napoletano, docente universitario alla Federico II. Grazie a loro, e dietro pagamenti sostanziosi, i Ragosta avevano la copertura necessaria per “coprire” i loro affari davanti alla legge. Fin qui la ricostruzione della Dda che ha diretto le indagini. Oltre agli arresti la Guardia di Finanza ha sequestrato beni per oltre un miliardo di euro. E fino a qui niente di nuovo, verrebbe da dire a noi che di operazioni di questo genere siamo abituati a sentirne, a leggerne e parlarne. La grande novità sono due righe di una intercettazione, un brevissimo passaggio dove si parla del padre di Roberto Saviano nei termini di un “mezzo imbroglioncello”. Saviano Senior non è indagato e il commento a lui riferito probabilmente è falso, esagerato, inventato. Sicuramente questo è il primo schizzo di fango che colpisce il giornalista. Il “beatificato” giornalista è vulnerabile agli attacchi, come tanti lo sono stati prima di lui (molti proprio dallo stesso Saviano che non si astiene mai dal condannare pubblicamente e mettere all’indice prima dei giudici). Questa è la grande lezione di questa storia. Una lezione che dovrebbe apprendere il grande giornalista. Mai giudicare senza che ci sia la certezza del giudizio. 

PAOLO LUNA

Il programma per Bitonto: "rivoluzione brigantesca"



BITONTO - “A Bitonto il fallimento della partitocrazia è sotto gli occhi di tutti, ancor più che nel resto d’Italia. Non è sicuramente pensabile che una città che vanta tanta storia e tante bellezze, sia esclusa da ogni tour turistico. Bitonto è in una posizione geografica strategica per la Puglia e con la sua Basilica Pontificia, la cattedrale dei SS Medici, un territorio agricolo al centro delle vie commerciali del nostro oro verde, un’autostrada che quasi l’attraversa, la vicinanza ad un porto turistico come quello di Bari che conduce giornalmente turisti da ogni parte del mondo, un aeroporto a due passi, avrebbe dovuto divenire un centro focale per la Regione. Invece cosa hanno fatto i vari sindaci succedutisi da almeno un ventennio a questa parte?” è quanto osserva il candidato sindaco della Confederazione Duosiciliana, Agostino Abbaticchio. “Gli illuminati improvvisati politici del momento, per risolvere i problemi della città, hanno pensato solo al cemento, costruendo finanche sul costruito. E non certo per affrontare i problemi della casa, degli alloggi per i meno abbienti, o per calmierare il mercato delle locazioni. E’ di questi giorni lo scandalo dell’impresa De Gennaro, guarda caso di origine bitontina, messa in piedi con i soliti metodi delle amicizie politiche, molto spesso trasversali a tutti gli schieramenti. Un’impresa che dà lavoro a tanta gente e che mi auguro, anche per questo, che possa uscire indenne dalle accuse, anche perché l’imprenditoria del territorio di questi tempi è cosa non di poco conto. Non posso che ribadire che occorre – aggiunge Abbaticchio - un’inversione di rotta a 360°, occorre che i bitontini cambino il modo di pensare, o come si dice dalle nostre parti “Cange la cheup”. Solo così se ne verrà fuori”. La Confederazione Duosiciliana, con il suo candidato sindaco Agostino Abbaticchio e i propri candidati al Consiglio Comunale, si presenta a Bitonto esibendo la coccarda rossa dei “Briganti” risorgimentali che difendevano la propria Terra e la propria libertà. “Auspichiamo – conclude Abbaticchio - che i bitontini comprendano e raccolgano il nostro rivoluzionario messaggio: diventino, in senso metaforico, briganti  nella difesa del proprio territorio, dei propri interessi e combattenti dei predatori della vita sociale ed economica del Paese”

c.s.

"Il Canto dei Vinti", l'Accademia d'Arte del Dramma Antico in scena per le scuole di Caserta


CASERTA - Il Grande teatro d'autore arriva a Caserta dove, nella mattinata di mercoledì 21 marzo, il Teatro Comunale di Caserta ospiterà "Il Canto dei Vinti", lezione spettacolo organizzata dall'Accademia d'Arte del Dramma Antico basata sulle opere teatrali dalla Grecia antica al '900. Saranno ripercorsi, tra gli altri, i brani dell'Andromaca, dell'Ecuba ma anche dei Persiani di Eschilo, delle Troiane di Euripide, La morte di Agamennone di Vittorio Alfieri, i Sequestrati di Altona di Jean Paul Sartre, la Tregua di Primo Levi, Delitto e Castigo di Dostoevskij e l'Istruttoria di Peter Weiss. Ad organizzare questo grande evento culturale è il Liceo Manzoni di Caserta, la cui Dirigente Adele Vairo, ha voluto fortemente il coinvolgimento di numerosi rappresentanti studenteschi delle altre scuole di Terra di Lavoro, contribuendo a creare un momento di interesse per tutta la Provincia. Parteciperanno alla mattinata i ragazzi del Liceo Classico Bruno di Maddaloni, del Classico Nifo di Sessa Aurunca, del Fermi di Aversa, dello Iommelli di Aversa, dell'Isiss Telesia di Telese Terme e del Garofano di Capua. Il Canto dei Vinti è un lavoro ideato dal Sovrintendente dell'Istituto Nazionale del Dramma Antico di Siracusa, Fernando Balestra, che in occasione della mattinata comunicherà l'ingresso del Liceo Manzoni di Caserta all'interno della rete di Licei "Progetto Prometeo" che vede le scuole superiori quali ambasciatori della cultura Classica e dei valori che essa rappresenta tra i giovani e nel Territorio. L'evento è frutto della sinergia tra il Liceo Manzoni e la Facoltà di Lettere della Seconda Università di Napoli e concretizzatasi nel progetto "Alle soglie del poema", percorso di studi e laboratori sulla cultura greca e latina. Con questo ulteriore passo il Liceo Manzoni di Caserta diventa punto di riferimento di una idea di Liceo - campus, aperto alle eccellenze del territorio in una ottica di rete che promuova ogni alunno l'amore per la cultura e che realizzi tutte le potenzialità espresse e non dei nostri giovani rendendo loro e le loro famiglie, insieme a docenti professionalmente ed umanamente impegnati, parte di una comunità educativa espressione sana e serena della nostra realtà. "Il Canto dei Vinti" è stato dedicato dall'Accademia d'Arte del Dramma Antico, ai popoli del Nord Africa e del Medio Oriente protagonisti da oltre un anno delle rivolte della primavera araba. "Ovunque si lotti contro il tiranno per affermare i diritti di libertà e di rispetto, c’è posto per il pensiero greco e per la missione che l’INDA da quasi cento anni sa onorare" fanno sapere i promotori "Proprio ai popoli in rivolta, ai giovani martiri che con coraggio hanno riempito le strade delle città e dei villaggi, è dedicato il saggio dell’Accademia d’Arte del Dramma Antico dove si avvicendano le parole immortali dei tragici e degli autori successivi (Alfieri, Dostoevskij, Sartre, Weiss, Beckett, Primo Levi) per ricavare nei giovani interpreti e nel pubblico un adeguato grado di attenzione e di partecipazione"

C.S.

Fronte dell'Est, gli italiani in Russia durante l'ultima guerra mondiale, il nuovo libro di Orazio Ferrara


NAPOLI - E' uscito in queste settimane l'ultimo lavoro di Orazio Ferrara, raccolto dalla Delta Editrice nella raccolta "libri di War Set". A finire sotto la lente dell'attento storico, le condizioni dei militari italiani impegnati sul fronte orientale nel Corso dell'ultima guerra mondiale. Inquadrati nell'Armir, e in ausilio delle forze tedesche impegnate nell'Operazione Barbarossa (assieme ai contingenti militari di numerose nazioni europee), gli italiani si sono distinti per il loro coraggio e il loro valore. A fronte di questi atti eroici, il silenzio del Paese e, in certi casi, la denigrazione e l'offesa. Di questa monografia che racconta di una spietata e allucinante campagna di guerra in cui la pietas sembrava scomparsa, stralciamo un passo tratto dal capitolo “Italiani brava gente”: “[…] a far da contraltare a questa concezione belluina della guerra c’era quella dell’esercito italiano, la cui massa di soldati era ancorata ai valori della terra e della famiglia e quindi lontano le mille miglia dal pensare di commettere violenze contro le popolazioni civili locali. Anzi gli italiani tendevano a fraternizzare, ricambiati, con quest’ultime. Contro il nemico in armi non nutrivano affatto odio, la qual cosa però non proibiva di combatterlo accanitamente e di portare quindi onorevolmente le stellette […]. Eppure c’è stato qualche nostro studioso che ha usato in modo beffardo la definizione «italiani brava gente» per dire ma quando mai gli «italiani brava gente». E giù, per portare sostegno alla sua tesi, a citare episodi di assassini, stupri, saccheggi, stragi di cui si erano resi colpevoli i nostri soldati. Tralasciamo le tesi denigratorie di chi non riesce neppure a nascondere troppo bene le motivazioni politiche e ideologiche che lo spingono a ciò. Parliamo dello studioso serio, che porta documenti e prove. Generalmente gli episodi contestati sono opera di singoli o di piccoli gruppi, rarissimi da parte dei comandi o di interi reparti. Episodi comunque da deprecare e da condannare senza attenuanti, senza ma e senza se. Si potrebbe facilmente obiettare poi che la guerra purtroppo non è mai stata una serata di gala. D’altronde episodi efferati si sono verificati in tutti gli eserciti e in tutti i tempi, come dimostrano anche le guerre recentissime. Per restare alla seconda guerra mondiale citiamo, per tutti, gli episodi che videro coinvolti reparti dell’esercito americano, il più democratico del tempo, nell’invasione della Sicilia del 1943 e che macchiarono il loro onore militare con l’uccisione sistematica di soldati italiani già arresisi (vedi strage di Biscari) e con stragi contro civili (vedi Canicattì) […] Da noi, pur nella tregenda di una guerra apocalittica, unzionava un tribunale di giustizia militare, che aveva il coraggio di emettere sentenza di condanna a morte contro un nostro soldato, colpevole di aver ucciso un civile russo. Oppure di promuovere un processo penale militare a carico di un soldato resosi responsabile di un furto di una gallina ai danni di un russo; questo a Bologna il 17 luglio del 1943. Oh, incredibile e cara burocrazia del Regio Esercito! Negli anni Sessanta restava ancora nelle patrie galere un soldato imputato per fatti accaduti sul fronte russo, solo la grazia concessa dal Presidente della Repubblica del tempo gli ridiede la libertà nel 1962. 
Tutto ciò la dice lunga sulla correttezza del nostro comportamento sul fronte russo. Gli abusi furono sempre perseguiti […]"

C.S.

mercoledì 14 marzo 2012

SUD AL VOTO/ La Confederazione va alla guerra di Bitonto!

Il Giornale del Sud prosegue il suo viaggio nel Sud al voto e incontra uno dei responsabili politici della Confederazione Duosiciliana, organismo politico nato dall'incontro di 4 movimenti (Insorgenza Civile, Comitati Due Sicilie, Italia Prima e Movimento Meridionale), che presenta un proprio candidato sindaco per le amministrative di Bitonto. In attesa delle politiche del prossimo anno.

BARI – La Puglia è un laboratorio politico interessante. Una Regione-laboratorio non solo politico perchè continuamente offre tutta una serie di spunti, fatti, idee e personaggi finiti sotto l’occhio benigno o maligno (a seconda dei casi) della pubblica opinione. La Puglia è Cito e Vendola, è Emiliano e Poli Bortone, è Fitto e Stéfano, è Tarantini e Tedesco ma è anche Punta Perotti, Arbore, Banfi, la taranta, Zalone, il Petruzzelli e via discorrendo. Tutto un mix incredibile il cui risultato è una spettacolare Regione di antichissima storia. La Puglia sarà anche la sede di un esperimento politico “particolare” perché è la Regione dove riceverà il battesimo del fuoco la Confederazione Duosiciliana, l’organizzazione politica che è nata a seguito dell’accordo tra diversi movimenti culturali e politici (Italia Prima, Insorgenza Civile, Comitati Due Sicilie e Movimento Meridionale anche se altri gruppi della Daunia e del tarantino sono pronti a farsi avanti) e che ha deciso, e non a caso, di presentarsi alla platea elettorale nella città simbolo del meridione revanscista: Bitonto. Là dove cominciò la storia della Napoli e Sicilia borbonica (nel 1734 Carlo di Borbone vi sconfisse gli austriaci e, come ricorda l’obelisco celebrativo, restituì l’indipendenza “vera” all’Italia) parte una nuova storia, o almeno si spera possa ripartire la riscossa. In questo viaggio ci accompagna una persona distinta, un pugliese col cuore, e lo si capisce quando ci spiega il suo punto di vista. Michele Ladisa è il leader di Italia Prima e uno dei massimi responsabili della Confederazione Duosiciliana. “L’esperienza confederativa ci è stata suggerita dal giornalista Lino Patruno che ci ha messo davanti a responsabilità personali dei meridionali e ci ha invitato nel suo ultimo libro (Fuoco del Sud, ndr) a darci da fare per cambiare questo stato di cose. Da quel momento la Confederazione l’abbiamo sentita come un vero e proprio obbligo e abbiamo deciso di condividere assieme agli altri compagni di viaggio alcuni punti programmatici che vogliamo portare avanti in ogni modo”. Tra i punti che Ladisa ci espone due sono quelli che riteniamo significativi anche per la spiegazione che ne da. Da una parte lo studio per introdurre una moneta alternativa all’euro e la seconda, l’istituzione di una macroregione meridionale che raccolga le vecchie province facenti parte del Regno delle Due Sicilie. “Oggi sarebbe anacronistico parlare di indipendenza tout court visto che il pugliese, l’abruzzese, il lucano e il siciliano non sanno di condividere secoli e secoli di storia e tradizioni comuni assieme ai campani e ai calabresi. Prima bisogna recuperare la vecchia dimensione geopolitica delle Due Sicilie e poi si potrà procedere ad un ulteriore fase di rivendicazione” sostiene Ladisa. 


La Confederazione ha intrapreso dunque la sua marcia e adesso, dalle parole dei programmi punta alla pratica lanciandosi nella conquista di una città. Il vero ostacolo, paradossalmente, è l’attuale clima politico. I sondaggi e le inchieste raccontano un paese che ha perduto la bussola. Nei sondaggi il governo tecnico di Mario Monti vola con percentuali di gradimento altissime. Poi però è un lamento continuo e Michele Ladisa centra il vero problema. “Il problema dei sondaggi è quello di capire quale ambienti sono interpellati, quali domande e chi le fa queste domande – sostiene il responsabile di Italia Prima – Io ritengo che stiamo intercettando una larga fetta di scontenti rappresentata da quella larga base di astensionisti che sono in aumento a causa della palese inefficienza della politica. La nostra proposta è molto forte e sta solleticando l’interesse della gente. Credo che saremo in grado di riuscire ad intercettare questo malcontento e siamo sicuri di arrivare preparati all’appuntamento elettorale delle politiche del prossimo anno”. E il tempo pare essere ormai l’unico vero nemico della Confederazione. L’intero quadro politico vive questo appuntamento amministrativo come una grande prova per la messa in moto delle macchine elettorali in vista delle politiche del 2013, una vera e propria sfida per una piccola formazione come la Confederazione. “La verità è che siamo davanti ad una svolta – sostiene realisticamente Ladisa – non vogliamo presentarci alle politiche con la convinzione di andare a Roma ma vogliamo essere presenti per avere la possibilità di lanciare i nostri appelli e dimostrare a tutta l’Italia che il Sud è vivo e che vuole cambiare. Puntiamo a presentare la nostra lista alle politiche ovunque riusciremo a raggiungere l’obiettivo delle firme e, al momento, diamo per certa la nostra presenza in Puglia, Campania, Basilicata e Calabria. In Sicilia il problema è quello di ragionare con le diverse formazioni e, per evitare di fare una scelta di campo che ci possa poi precludere il dialogo con altre formazioni dobbiamo ben ponderare le opportunità”. Una cosa è molto chiara nel discorso della Confederazione. Il nemico numero uno è il sistema Italia, fatto di malapolitica, pessima burocrazia, corruzione diffusa e servizi assenti. “Noi eravamo e siamo molto critici davanti  a tutte quelle patacche che si stanno spacciando a livello nazionale come salvatori della patria. A scanso di equivoci sappiamo bene che le patacche sono sia a destra che a sinistra. Vendola governa la Regione con lo slogan la Puglia migliore ma noi pugliesi vediamo una Puglia di ospedali chiusi, ticket che si chiedono anche ai disoccupati, la Puglia di Tedesco, sul cui operato il Governatore non poteva non sapere. Emiliano è la stessa cosa. Una volta ricostruito il Petruzzelli immediatamente il Governo ha commissariato la struttura perché il Sindaco è stato capace solo di creare un buco di bilancio. Il Presidente della Provincia Schitulli ha spacchettato dei centri di ricerca trasferendoli ad Andria e facendo perdere posti di lavoro a Bari. Questi sono politici che dovrebbero essere presi a calci nel sedere. E’ per questo motivo – conclude Ladisa – che c’è bisogno di Confederazione Duosiciliana”. Avanti dunque in attesa del responso di maggio con la speranza di molti che da Bitonto possa ripartire la riscossa del Sud.

PAOLO LUNA


lunedì 12 marzo 2012

Bari/Emiliano perde i pezzi, ma... non troppo!!!




BARI – Acque agitate nell’amministrazione comunale di Bari. Gira che ti rigira il sindaco Michele Emiliano (nella foto in basso) non riesce a trovare la quadra. Ad ogni rimpasto c’è un coro di scontenti. Polemiche che gettano ombre sul suo operato, ma che non servono ad indebolirlo visto che tra la lista Emiliano per Bari e quella Emiliano per la Puglia può contare su un gruppo composto da dodici consiglieri comunali. I numeri confermano quanto siano importanti gli accordi che il leader della maggioranza è riuscito a stringere nelle ultime settimane. Però a riaprire la crisi interna ci ha pensato la nomina di Maria Maugeri. I primi ad abbandonare il Partito Democratico con l’intenzione di chiudere con il capo della maggioranza sono stati Pinuccio De Santis (nella foto in alto) e Francesco De Carne. A nulla sono valsi i tentativi messi in piedi dal sindaco per cercare di riportare De Santis tra le fila del Pd. 



Il suo è stato un “no” convinto. “Non intendiamo – ha detto parlando anche per conto di De Carne – accettare quest’ultima presa di posizione da parte di Emiliano. Maugeri è entrata in Consiglio con il ripescaggio e non perché i cittadini l’abbiamo votata. La sua esperienza elettorale è stata sonoramente bocciata, quindi – ha continuato l’esponente del Pd – non possiamo tollerare che occupi anche un incarico di prestigio come può essere l’assessorato”. Di fatto, Emiliano è alle prese con la formazione di un movimento che potrebbe avere un’eco profonda in tutta la Regione Puglia. Un’iniziativa politica che lo vede impegnato in un attento lavoro diplomatico con i dipietristi (Angelo Tomasicchio e Giuseppe Margiotta) oramai in contrasto con il commissario regionale, il deputato abruzzese Augusto Stanislao. Le dinamiche che stanno animando la politica barese sono state rese note dal Pdl, nel corso di una conferenza stampa dove è stata comunicata anche la fuoriuscita di Fabrizio D’Addario dal Popolo della Libertà. Intanto, i rumors non scoraggiano Emiliano che non ha assolutamente intenzione di procedere con un nuovo rimpasto. Senza se e senza ma in giunta restano Maria Gianpaolo e Floriana Galluzzi, quest’ultima segretario comunale di Rutigliano.