Periodico di attualità, politica e cultura meridionalista

venerdì 18 novembre 2011

Quando il Parlamento dice sì ma il Paese non vuole!


ROMA – Ma all’opposizione chi ci sta? I numeri con cui ieri Mario Monti ha superato il primo voto di fiducia lasciano poco spazio alle chiacchiere. Sono stati 281 i voti favorevoli e 25 i contrari al Senato mentre alla Camera dei Deputati si sono registrati 556 sì e 61 no. A conti fatti l’unica opposizione è quella extraparlamentare che gira nel Paese dove, mezzi di informazione, movimenti e partiti si sono dichiaratamente schierati contro il governo dei tecnocrati e dei poteri forti anche se il nuovo Premier ha voluto smentire questo scenario affermando, a chi era ancora sveglio e a chi voleva crederci, in Parlamento che il suo “non è il Governo dei poteri forti”. C’è da crederci? 

Il vignettista Benny ritrae Maroni e Bossi a guardia dal Governo Monti

Forze politiche 
Tra le forze politiche parlamentari solo la Lega Nord si è schierata all’opposizione del Governo Monti. Tutte le altre forze politiche hanno detto sì anche se singoli casi di malcontento sono stati fatti rientrare all’ultimo minuto. Tra questi l’ex ministro Gianfranco Rotondi, che ha annunciato le dimissioni da parlamentare perché contrario all’abdicazione di responsabilità della politica di fronte alla crisi. Scontenti di Monti anche Alessandra Mussolini, del Pdl, e Domenico Scilipoti che ieri si è presentato alla Camera con il lutto al braccio e dei fogli a uso manifesto mortuario dove si annunciava la morte della democrazia. Per niente felici nemmeno gli ex deputati di Alleanza Nazionale finiti nel Pdl dal 2008. Gasparri, La Russa e co. avrebbero preferito dire no ma si sono attenuti alle decisioni della Presidenza del partito. Non a caso quello del Pdl è il sì più ambiguo. Berlusconi è convinto di avere il cerino in mano e poter mettere ko Monti qualora il Governo tecnico puntasse alla dittatura tecnocratica ma non è detto che abbia la forza di potersi imporre ai suoi parlamentari. I gruppi che fanno capo a Scajola e Pisanu da tempo vanno minacciando la formazione di gruppi autonomi parlando di una quarantina tra senatori e deputati pronti a seguirli. Potrebbe dunque capitare che se Berlusconi decidesse di non sostenere più Monti il Senatore a vita avrebbe comunque una maggioranza larga a sostenerlo. Le forze del centro, Udc, Fli e Api sono state le più ben disposte verso Monti ed è impensabile, allo stato attuale, che possano cambiare idea. I tre partitini approfitteranno del jolly Monti per rinforzarsi, fare campagna acquisti e prepararsi alle elezioni politiche. Sulla stessa onda tutte le forze parlamentari minori come quella dei responsabili e, purtroppo i tre partiti meridionalisti riuniti nel raggruppamento “Grande Sud” targato Miccichè, Poli Bortone, Milo, Iannaccone. A far parlare di sé è Antonio Di Pietro con l’Italia dei Valori che, pur votando la fiducia non sosterrà organicamente a prescindere l’esecutivo ma valuterà volta per volta i provvedimenti fino a quando non toglierà la fiducia ai tecnici. Meno chiara la posizione del Partito Democratico. Palesemente avanti nei sondaggi e vincente sulla carta in caso di elezioni, il Segretario Bersani avrebbe potuto andare alle urne e allontanare, una volta per tutte lo spauracchio berlusconiano sconfiggendolo una volta per tutte alleandosi o con l’Udc o con la coppia Idv-Sinistra e Libertà. Il tempo dirà quanto ci ha visto giusto. Fuori dal parlamento è invece tutto un coro di no. 

I manifesti di Forza Nuova contro Monti

Forza Nuova ha addirittura dato alle stampe dei manifesti chiedendo l’arresto di Mario Monti, ma anche La Destra di Storace, Rifondazione Comunista e Sinistra è Libertà di Nichi Vendola si sono dichiarati contrari al Commissariamento della Bce. Prevale in misura netta il no a Monti anche tra le associazioni culturali, i movimenti e i partiti meridionalisti, neoborbonici, borbonici, napoletani e siciliani a dimostrazione del fatto che è necessario, al più presto giungere ad una forma di rappresentazione per una parte del paese messa a tacere da 150 anni a questa parte. 

 
Una copertina de il Giornale e de Il Fatto Quotidiano contro il Governo Monti

Stampa e tv 
Anche nel settore dell’informazione c’è larga trasversalità sull’opposizione al Governo Monti. I giornali espressione dei poteri forti sono, come prevedibile, con il professore. E dunque Corriere della Sera, La Repubblica, L’Espresso, il Sole 24 Ore, l’Unità e, tra le trasmissioni tv, l’Infedele di Gad Lerner non hanno perso tempo per innalzare le lodi a Mario Monti. Contrari e dubbiosi sull’efficacia e la correttezza di tutta l’operazione Monti il Giornale (diretto dalla coppia Feltri Sallusti), Libero (Maurizio Belpietro), il Foglio (Giuliano Ferrara), Il Tempo (Mario Sechi), Calabria Ora (Piero Sansonetti), Il Fatto Quotidiano (Travaglio Padellaro), la nostra testata e il settimanale Panorama. Contro Monti anche Augusto Minzolini, direttore del Tg1 ed Emilio Fede, direttore del Tg4. 


Vignetta di Krancic sull'operazione messa in atto da Napolitano

Mondo della Cultura 
Anche il mondo della cultura è schierato dalla parte di Monti ma le voci in dissenso non mancano. Vignettisti di rilievo come Alfio Krancic e Vauro Senesi, pur partendo da posizioni opposte, criticano fortemente con la loro arte il Governo Monti. Voce fuori dal coro è quella di Massimo Cacciari che, nell’ipotizzare il pericolo della mancanza di democrazia effettiva, ha condiviso le opinioni con il critico d’arte Vittorio Sgarbi. L'intellettuale Fulvio Abbate, che intrattiene con la sua "televisione monolocale" Teledurruti ha sostenuto di non rimpiangere Berlusconi ma di non sostenere la squadra di Monti.


Esteri 
Un tripudio di gioia e di lodi al Signore è arrivato dal settore internazionale dove Mario Monti viene vissuto come il salvatore dell’Italia, dell’Europa e, quasi quasi, anche quello degli Stati Uniti. Dalla parte di Monti, la Merkel, Obama, Sarkozy, il Presidente Ue Van Rompuy e quello della Commissione Ue Barroso. Hanno detto la loro anche gli esponenti di Goldman Sachs e delle agenzie internazionali di rating. Fitch, Moodys e Standard and Poors hanno dato 3 A sulla fiducia a Monti in attesa di valutazioni concrete. Stesse simpatie il governo le riscuote presso la Banca Mondiale (dalle cui fila arriva Elsa Fornero, ministro del Welfare) e il Fondo Monetario Internazionale. L’unica voce in dissenso è stata quella del Presidente Russo Medvedev che, pur non criticando l’evoluzione politica italiana, ha espresso rimpianti per Berlusconi e il suo governo. 

L'incontro tra il Premier e il Papa a Fiumicino
prima del viaggio di Benedetto XVI in Benin

Imprese, lavoro, chiesa e Forze sociali 
Forse non tutti gli imprenditori italiani sono dalla parte del nuovo governo ma se ne guardano bene dal dirlo. Così l’immagine che si ha è quella di un mondo dell’imprenditoria e delle forze sociali spiccatamente a favore verso il Governissimo. Confindustria da due anni invocava la scelta tecnica, ed è stata accontentata. Il Gruppo Cir, per bocca del suo fondatore Carlo De Benedetti, ha cominciato a stendere i tappeti rossi. La triade sindacale Cgil, Cisl e Uil hanno subito accolto con gioia il nuovo Presidente del Consiglio e fin dalle consultazioni hanno detto di essere disposti a collaborare ai tagli e alle manovre restrittive lacrime e sangue che saranno prese nelle prossime settimane. La Chiesa, infine, non ha fatto passare troppo tempo visto che già dal momento della comunicazione dei ministri il Cardinale Bagnasco ha parlato di una “bella squadra” in riferimento al nuovo Governo. Il primo incontro tra Monti e Papa Benedetto XVI a Fiumicino è stato disteso e sereno. E con la benedizione del successore di Pietro, comincia il lavoro di Mario Monti.

Paolo Luna

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