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mercoledì 2 novembre 2011

Papandreou dice no agli oligarchi Ue. W la Grecia che decide sul proprio futuro!


Il Primo Ministro greco George Papandreou

ATENE – George Papandreou ha detto no! E solo questo basterebbe a migliorare la giornata di chiunque abbia una minima accortezza su quanto sta avvenendo in giro per l’Europa. Finalmente il primo ministro greco ha deciso di giocare la carta del referendum popolare contro gli aiuti europei, referendum con cui, questo l’orientamento generale, il popolo greco rifiuterà di sottostare all’imposizione di Bruxelles e dei suoi oligarchi. La prima reazione è stata quella delle borse che sono precipitate in caduta libera. A seguire è partito il tam tam di commenti di persone più o meno qualificate. Alcuni hanno attaccato duramente Papandreou. Come si fa a rifiutare un aiuto? Questa la domanda stupida che si pongono alcune teste deboli. Se fosse aiuto disinteressato o utile, Papandreou sarebbe un pazzo. Ma trovandoci di fronte alla solita elargizione di denaro non per fare le riforme strutturali bensì per pagare gli interessi sul debito pubblico alle banche anglo – tedesche (principali acquirenti del debito pubblico di Atene) ecco che si spiega il gran rifiuto di Papandreou. E’ bene ripetere il concetto. Il governo tedesco e quello francese hanno fatto pressione, da due anni a questa parte, affinché l’Ue concedesse continui miliardari aiuti alla Grecia. Questi soldi europei (dunque anche soldi provenienti dal Sud!) sono finiti ad Atene ma il governo greco non li ha usati né per pagare gli stipendi né per evitare la cassa integrazione, né per le infrastrutture e né, tantomeno, per finanziare le riforme economiche. I nostri soldi, partiti da Bruxelles e arrivati ad Atene, sono tornati indietro visto che gli aiuti sono serviti, quasi esclusivamente, a pagare gli interessi sul debito pubblico greco. Berlino e Londra ne hanno beneficiato più di tutti. Restano un paio di dubbi. Perché l’Inghilterra non ha fatto pressioni come Francia e Germania? E perché Nicolas Sarkozy annuncia battaglia al G20 di Cannes nel tentativo di imporre a Papandreou l’ennesimo piano di salvataggio? Tutto molto semplice. Le banche inglesi non hanno scrupoli e fin dall’inizio della questione non hanno fatto pressione sull’Ue per i piani di salvataggio ma preferiscono rifarsi sulla Grecia. Il Governo non paga? Poco male, loro si prendono il Partenone, questa la proposta (neanche tanto provocatoria) che qualche mese fa giunse da oltremanica. 

Il Presidente della Repubblica Francese Nicolas Sarkozy
e la Cancelliera tedesca Angela Merkel

Quanto a Sarkozy va detto che Monsieur le President si straccia le vesti per evitare il crollo delle banche tedesche. Con il referendum la Grecia si avvia ad un prevedibile fallimento, così come capitato agli inizi del nuovo millennio all’Argentina (che oggi naviga a vele spiegate e senza problemi strutturali!). Il fallimento greco si tradurrà nell’automatico fallimento delle banche tedesche e se la Germania vorrà evitare il crollo del suo sistema finanziario dovrà necessariamente intervenire per dei salvataggi che sono vietati dalla normativa europea. A quel punto, per evitare il niet della Commissione Ue la Germania dovrà, necessariamente denunciare i trattati di Maastricht e Amsterdam e uscire dall’area euro ripristinando il Marco forte. A quel punto, dopo soli 10 anni, l’euro diventerebbe un ricordo così come la politica monetaria ed economica dell’Unione con grande danno per la Francia che, sull’asse con la Germania nell’euro, ha posto le basi per la rinascita del suo ruolo internazionale (vedi Tunisia e Libia). A quel punto le conseguenze sono incalcolabili e gli scenari sono aperti. Si annuncia catastrofe, insomma, nel vecchio continente anche se non è detto che la fine dell’euro significherà la fine del mondo, anzi. 

Un futuro auspicabile?

Forse il riacquisto dell’indipendenza economica consentirà una ripresa effettiva e un fallimento controllato degli altri paesi a rischio (come l’Italia, ormai prossima al 7% di differenziale sui titoli di stato, superato il quale dovrà accettare per forza gli aiuti Ue) potrebbe porre le basi di una nuova espansione. Quel che è certo è che il referendum greco è da tenere strettamente sotto controllo. Dalla scelta del popolo greco dipendono le sorti dell’Europa così come è stata configurata. Speriamo bene e cerchiamo di imparare cosa significa l’orgoglio di un popolo stanco di essere tenuto per il guinzaglio che è pronto ha riprendere la guida dei propri destini!

Paolo Luna

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