Il Primo Ministro greco George Papandreou
ATENE – George Papandreou ha detto no! E solo questo basterebbe a
migliorare la giornata di chiunque abbia una minima accortezza su quanto sta
avvenendo in giro per l’Europa. Finalmente il primo ministro greco ha deciso di
giocare la carta del referendum popolare contro gli aiuti europei, referendum con
cui, questo l’orientamento generale, il popolo greco rifiuterà di sottostare
all’imposizione di Bruxelles e dei suoi oligarchi. La prima reazione è stata
quella delle borse che sono precipitate in caduta libera. A seguire è partito
il tam tam di commenti di persone più o meno qualificate. Alcuni hanno
attaccato duramente Papandreou. Come si fa a rifiutare un aiuto? Questa la
domanda stupida che si pongono alcune teste deboli. Se fosse aiuto
disinteressato o utile, Papandreou sarebbe un pazzo. Ma trovandoci di fronte
alla solita elargizione di denaro non per fare le riforme strutturali bensì per
pagare gli interessi sul debito pubblico alle banche anglo – tedesche (principali
acquirenti del debito pubblico di Atene) ecco che si spiega il gran rifiuto di
Papandreou. E’ bene ripetere il concetto. Il governo tedesco e quello francese
hanno fatto pressione, da due anni a questa parte, affinché l’Ue concedesse
continui miliardari aiuti alla Grecia. Questi soldi europei (dunque anche soldi
provenienti dal Sud!) sono finiti ad Atene ma il governo greco non li ha usati
né per pagare gli stipendi né per evitare la cassa integrazione, né per le infrastrutture
e né, tantomeno, per finanziare le riforme economiche. I nostri soldi, partiti
da Bruxelles e arrivati ad Atene, sono tornati indietro visto che gli aiuti sono
serviti, quasi esclusivamente, a pagare gli interessi sul debito pubblico
greco. Berlino e Londra ne hanno beneficiato più di tutti. Restano un paio di
dubbi. Perché l’Inghilterra non ha fatto pressioni come Francia e Germania? E perché Nicolas Sarkozy annuncia battaglia al G20 di Cannes nel tentativo di imporre a
Papandreou l’ennesimo piano di salvataggio? Tutto molto semplice. Le banche
inglesi non hanno scrupoli e fin dall’inizio della questione non hanno fatto
pressione sull’Ue per i piani di salvataggio ma preferiscono rifarsi sulla
Grecia. Il Governo non paga? Poco male, loro si prendono il Partenone, questa
la proposta (neanche tanto provocatoria) che qualche mese fa giunse da
oltremanica.
Il Presidente della Repubblica Francese Nicolas Sarkozy
e la Cancelliera tedesca Angela Merkel
Quanto a Sarkozy va detto che Monsieur le President si straccia le
vesti per evitare il crollo delle banche tedesche. Con il referendum la Grecia
si avvia ad un prevedibile fallimento, così come capitato agli inizi del nuovo
millennio all’Argentina (che oggi naviga a vele spiegate e senza problemi strutturali!).
Il fallimento greco si tradurrà nell’automatico fallimento delle banche
tedesche e se la Germania vorrà evitare il crollo del suo sistema finanziario
dovrà necessariamente intervenire per dei salvataggi che sono vietati dalla
normativa europea. A quel punto, per evitare il niet della Commissione Ue la
Germania dovrà, necessariamente denunciare i trattati di Maastricht e Amsterdam
e uscire dall’area euro ripristinando il Marco forte. A quel punto, dopo soli
10 anni, l’euro diventerebbe un ricordo così come la politica monetaria ed
economica dell’Unione con grande danno per la Francia che, sull’asse con la
Germania nell’euro, ha posto le basi per la rinascita del suo ruolo
internazionale (vedi Tunisia e Libia). A quel punto le conseguenze sono
incalcolabili e gli scenari sono aperti. Si annuncia catastrofe, insomma, nel
vecchio continente anche se non è detto che la fine dell’euro significherà la
fine del mondo, anzi.
Un futuro auspicabile?
Forse il riacquisto dell’indipendenza economica
consentirà una ripresa effettiva e un fallimento controllato degli altri paesi
a rischio (come l’Italia, ormai prossima al 7% di differenziale sui titoli di
stato, superato il quale dovrà accettare per forza gli aiuti Ue) potrebbe porre
le basi di una nuova espansione. Quel che è certo è che il referendum greco è
da tenere strettamente sotto controllo. Dalla scelta del popolo greco dipendono
le sorti dell’Europa così come è stata configurata. Speriamo bene e cerchiamo
di imparare cosa significa l’orgoglio di un popolo stanco di essere tenuto per
il guinzaglio che è pronto ha riprendere la guida dei propri destini!
Paolo Luna
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