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domenica 6 maggio 2012

L'EDITORIALE/ La vittoria va a Hollande. In un mese sapremo quanto vale


PARIGI - “Adieau, Nicolas”, lascia l’Eliseo e riposati perché ne abbiamo veramente bisogno. Noi europei più di te. Non è senza una punta di tristezza, appena accennata per carità, che assistiamo alla sconfitta di Monsieur le President Nicolas Sarkozy coniugato Bruni Tedeschi. Con una tristezza appena accennata perché Nicolas Sarkozy, come già era stato capace di fare Berlusconi in Italia, ha mostrato al mondo come suicidarsi politicamente. Sarkozy fin dall’inizio era un uomo, un programma. Venne eletto in contrapposizione alla grigia e neutra Segolene Royale (ex consorte del neo eletto Hollande) e ci ha tenuto a mantenere, nel corso di questi cinque anni, l’immagine di un uomo forte e vigoroso, all’altezza di tutte le sfide che si paravano innanzi non solo alla Francia ma anche all’Europa e, in certi momenti, pareva che il petit President volesse essere risolvere tutti i problemi del globo. Ma in questa sua smania, molto francese, di apparire sempre primo della classe ha commesso diversi errori da principiante dimostrando una mancanza di tatto e di abilità sorprendenti sia nella sfera pubblica che in quella privata che ha troppo inciso, proprio come nel caso di Berlusconi, su quella pubblica, arrivando in certi momenti a combaciare e a prendere il sopravvento. Inutile dire che la vicenda sentimentale dell’homme Sarkozy ha inciso, forse in maniera determinante, sull’andamento della sua parabola politica. Entrò all’Eliseo con una famiglia “modello” e dopo pochi mesi tutto andò in frantumi. La moglie perfetta, Cecilià, intratteneva una simpatica, tenera e intima amicizia con un professore e lasciò il marito. Nicolas non poteva certo farsi vedere “cornuto e mazziato” (che ne sarebbe stato della grandezza della Francia) e rese immediatamente nota la sua relazione con la modella e cantante Carla Bruni, unico neo della bellissima (altezza a parte), il fatto di essere italiana. L’aver favorito l’importazione italiana rispetto ad una scelta francese ha inciso. Come pure hanno inciso le pene d’amore tra i due. Le corse sui set di Woody Allen dove il geloso marito inseguiva la moglie, le costose vacanze ospiti degli amici di lei mentre la crisi incalzava la Francia, la nascita della figlia, i paparazzi e le foto rubate, non sono state gradite. Tutto molto, troppo, terreno e vile rispetto all’immagine di regalità cui dovrebbe aderire il Presidente della Grande Francia. E se la vita privata ha inciso, le politiche applicate da Sarkozy non hanno aiutato all’immagine del Presidente. Prima tra tutti la contestatissima amicizia con Angela Merkel, Cancelliera di Germania, che ha portato alla formazione di un asse franco-tedesco che ha egemonizzato l’Europa, complice l’isolamento inglese, e ha dettato legge nel (pochissimo) bene e nel (tantissimo) male che negli ultimi cinque anni si è riversato sul vecchio continente. Anche la politica Mediterranea di Sarkozy ha rappresentato, dopo l’iniziale ondata di entusiasmo, un punto debole. Il sostanziale abbandono dei regimi nord Africani amici dell’occidente (primi tra tutti quello tunisino ed egiziano, ma il gioco è stato sporco anche con quello libico e siriano) ha causato e favorito la cosiddetta “Primavera araba”, un processo politico che non si è stati in grado di governare e che rischia, ancora oggi, di far esplodere l’intero Mediterraneo. A questo elenco si può aggiungere la guerra di Libia, che ha portato alla caduta di Gheddafi. Una aggressione voluta e messa in atto dalla Francia e dall’Inghilterra che hanno “costretto” la Nato ad impegnarsi nella “liberazione” di Tripoli. Liberazione che, lungi dal diventare fonte di opportunità per la Francia, si è rivelata un bluff con tanto di retromarcia e intervento generale degli alleati e, fatto ben più grave, rientro sulla scena Mediterranea, degli Stati Uniti e della Germania. Come non ricordare le cadute di stile familiari. Gli scandali e il presunto nepotismo circa l’ingresso in politica del figlio. La spregiudicatezza e l’avventatezza, insieme ad una buona dose di arroganza riconosciuta da molti suoi concittadini, unita alle difficoltà interne al suo partito l’Ump (dove a stento è rientrata la candidatura all’Eliseo dell’ex Primo Ministo Dominique de Villepin) hanno fatto il resto. Il mix è diventato esplosivo con le tensioni sociali ed economiche dovute alla crisi e, alla fine, l’inquilino dell’Eliseo è stato liquidato. Il vincitore è Francois Hollande. Chiamato “flaccido” dalla segretaria del suo partito, Martine Aubry, e “fragolino” dai suoi amici per via dell’aspetto pacioso e tranquillo (e speriamo non per il suo rapporto con il vino altrimenti potremmo cominciare a tremare per l’uso della force de frappe). E’ proprio l’uomo che meno ti aspetti. Normale, senza manie di grandezza, anonimo e quasi triste, alla fine ha messo nel sacco il forzuto Sarkozy. Hollande non entusiasmerà le folle. Non entusiasmerà i mercati. Non sarà una cima in fatto di donne visto che dopo la separazione dalla moglie Segolene, convive con una semplice giornalista. Fatto sta che, da ieri, Francois Hollande è il nuovo Presidente della Repubblica Francese. Sarà un buon Presidente? Difficile dirlo adesso ma non bisognerà attendere cinque anni. Nel giro di un mese incontrerà Angela Merkel per discutere di crescita. Se incasserà un risultato accettabile porrà le basi per un quinquennio tranquillo. In caso contrario tornerà ad essere il flaccido Hollande di sempre e già a giugno rischia di essere “suonato” dalla Le Pen, leader del Fronte Nazionale che ieri sera ha scaldato i muscoli e ha lanciato la sua crociata per le legislative, appuntamento fondamentale che consente a Marine Le Pen di costruire una nuova destra sulle macerie dell’Ump di Sarkozy. Quanto al petit Nicolas, almeno avrà Carla Bruni a consolarlo negli anni che verranno.

ROBERTO DELLA ROCCA

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