Periodico di attualità, politica e cultura meridionalista

lunedì 6 febbraio 2012

Il gran rifiuto di Atene e la minaccia franco-tedesca

La riunione del Gran Rifiuto. Da sinistra il leader di Laos (partito nazionalista) Georges Karatzaferis, il capo di Nea Dimocratia (conservatori) Antonis Samaras, il premier Lucas Papademos e il leader del Pasok (laburisti) George Papandreou
 
ATENE - Nell’era di Facebook la creatività si è diffusa (purtroppo, in molti casi, anche la “cretineria”) a macchia d’olio. Gira su internet in questi giorni una mappa geografica che mostra i confini dell’Unione Europea accanto ad una seconda che ci ricorda l’estensione del Reich hitleriano all’apice delle conquiste militari, nell’estate del 1941. E’ partito il turbinio solito dei commenti e delle dispute storiche e politiche, che, come spesso accade, sono finite in altri campi e settori completamente estranei alla questione di partenza. La questione di lana caprina ci consente però di riprendere il tema lanciato più volte dal nostro giornale, sia in rete che nella versione cartacea, vale a dire quello del dominio europeo sulle volontà nazionali e sui poteri statali. Particolarmente forte è la prepotenza del cosiddetto asse franco-tedesco che costituisce il “Roy soleil” attorno cui tutta l’Europa gira. Tutto è rimesso, ormai, alla volontà dell’asse Merkel Sarkozy (avete notato che l'onnipotente Barroso è scomparso dalla scena?) che sono costretti a tenere conto, sempre e comunque, delle posizioni di un’altra coppia del firmamento internazionale, quella costituita dal Presidente della Bce Mario Draghi e dalla Presidente del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde. Ma come spesso avviene, il popolo bue tace silente, preferisce non guardare e catalizza l’attenzione su quello che le armi di distrazione di massa vogliono mostrare a tutti i costi. La Costa Concordia e la moldava di capitan Schettino, la repressione spietate di Assad, le proteste del popolo russo contro Putin (attenzione alle 20mila persone scese in strada a Mosca che diventano 150mila e che si pretende rappresentino tutti i 145 milioni di russi) per finire ai nuovi amorazzi dei vip e ai soliti scandali alla neve e al sole. La colpa è del popolo. Ce lo hanno insegnato i fratelli siciliani che hanno paralizzato l’Italia dimostrando, viva Dio, che il popolo non è una astrazione sociale. Che le persone non sono portafogli. Che il dio Denaro non prevarrà sulla pelle dei poveri cristi. Fatto che sta passando inosservato è l’evolversi della situazione greca. In Grecia Papademos è in gravi difficoltà. Il sicario del quartetto europeo (Sarkozy-Merkel-Draghi-Lagarde) non sarà più spalleggiato dai partiti di Atene che si sono detti decisi a porre fine allo stritolamento del popolo greco. 

Il quartetto europeo

Non per atto di carità cristiana o ortodossa ma per semplice fiuto politico. La corda troppo tesa si spezza e ad Atene i cittadini stanno affilando forbici e coltelli per tagliare il filo della pace sociale già compromessa dai provvedimenti dei mesi passati, dalle dure repressioni della polizia europea (piombata non si sa come e non si sa perché in Grecia per non meglio precisate iniziative di tutela dei confini del dominio franco-tedesco) e dalla crisi galoppante in termini economici e sociali. Antonis Samaras, leader del partito conservatore e Georges Karatzaferis, a capo del partito nazionalista, hanno annunciato di non voler più sostenere il regime di Papademos e George Papandreou, sostenuto da tutti i laburisti, ha annunciato di voler seguire l’esempio dei “competitor-alleati” del governo tecnico. Secondo i politici ulteriori lacrime e ulteriori prelievi potrebbero portare ad una nuova violenta rivoluzione che potrebbe diffondersi a macchia d’olio in tutti gli altri paesi dell’Unione. Il “povero” Papademos, uomo di paglia e utile idiota del quartetto Ue-Bce-Fmi, aveva annunciato un nuovo provvedimento di larghi sacrifici per il popolo greco parlando di accordo tra i partiti che si sono subito affrettati a smentire il Premier e a denunciare il fallimento del modello greco imposto da Bruxelles (fotocopia di quello che si sta imponendo in Italia tra le acclamazioni del maledetto popolo italiano che è il più bue di tutta l’Europa e che si merita di soccombere per la sua stupidità). 

Anonimo moderno: "Il popolo italiano"

A quel punto, sbugiardato a mezzo stampa dai suoi sostenitori politici, Lucas Papademos ha fatto l’unica cosa che avrebbe potuto fare. Dimissioni? Nemmeno a pensarci. Ha preso il telefono e si è messo a “piangere” con i suoi tutori, vale a dire con Draghi e la Lagarde per chiedere sostegno immediato. La risposta è stata negativa. Il finto aiuto da 130 miliardi di euro (finto perché sono soldi destinati a finire nelle casse delle banche franco – tedesche che detengono ampie fette del debito pubblico greco e che strangolano il popolo greco con gli interessi da strozzinaggio internazionale) promesso dalla Bce non potrà essere erogato. Della questione, su cui si decide la sopravvivenza della Grecia nell’Ue e l’esistenza stessa del modello europeo di risoluzione alla crisi (modello che ha portato all’egemonia della Bce e ai governi fantoccio di Papademos e Monti), si sono sentiti investiti direttamente Sarkozy e la Merkel che in queste ore si incontreranno in un nuovo vertice franco-tedesco, direttorio bilaterale che regge l’Europa in spregio dei trattati e delle consuetudini comunitarie. I terribili due sono chiamati a risolvere la politica greca. Allora la domanda sorge spontanea. Che ne è della volontà popolare? E della finta democrazia che da 70 anni abbiamo la presunzione di voler difendere ed esportare in giro per il mondo? Sono due astrazioni, calpestate dagli euro della Bce e dai cingoli dell’asse franco-tedesco padrone dell’Europa.

Paolo Luna

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