Nicola Cosentino alla Camera in attesa del risultato del voto
NAPOLI - La classica commedia napoletana finisce quasi sempre con una risata amara. E l'espressione di Nicola Cosentino in aula è stata proprio quella di uno spettatore al termine di una rappresentazione teatrale di De Filippo. Il sipario è calato, dopo una lunga discussione in aula. Le luci della messinscena - tutta leghista - si sono spente e il coordinatore campano del Pdl ha potuto tirare un sospiro di sollievo. Il Carroccio ha deciso di salvare Cosentino dalla galera. E' stata ribaltata la decisione presa dalla Giunta per le Autorizzazioni della Camera mentre, all’interno del partito di Bossi, la linea Maroni non è passata. Oramai la spaccatura interna alla Lega, seppure negata dall'ex ministro, è evidente per non dire certa. Bossi ha deciso di assecondare la linea di Berlusconi la cui “diplomazia” è stata iperattiva nei passati due giorni. Gli scambi tra via dell’Umiltà e via Bellerio sono stati intensi, come non accadeva da settimane. La decisione di permettere ai deputati la libertà di coscienza sul voto alla Camera rafforza la posizione di Berlusconi intenzionato a tutelare Cosentino fino alla fine. Il voto apre nuovi spiragli anche sul sistema delle alleanze confermando che l'asse Berlusconi – Bossi potrebbe non essersi interrotta come si era ipotizzato dopo la rottura sul sostegno al Governo Monti. Sul fronte verde Bossi cerca di affermare l’assoluto predominio sul partito forzando la mano a Maroni e, allo stesso tempo, dimostra di poter nuovamente essere ago della bilancia in Parlamento come ai tempi del Governo con il Pdl. In sostanza, con il voto di oggi, Bossi cerca di "continuare" ad avere un ruolo importante nella coalizione di centrodestra nonostante l’opposizione a Monti. Il primo atto della commedia si era consumato nel corso della direzione generale della Lega. Tra tira e molla era stato deciso di appoggiare la richiesta di Maroni, cioè esprimendo parere favorevole alla carcerazione del deputato Nicola Cosentino. L'ex titolare del dicastero era andato su tutte le furie dopo lo scandalo degli investimenti in Tanzania e aveva chiesto la testa del tesoriere del partito, cosa che Bossi aveva rifiutato su tutta la linea e così era stato deciso che l'agnello da immolare doveva essere Cosentino per assecondare le posizioni “legaliste” dei maroniani. Ma in mattina qualcosa è cambiato. Silvio Berlusconi ha fatto un giro di telefonate, tenuti incontri e soprattutto stabilito che al suo ex sottosegretario, responsabile della serie di vittorie del Pdl in Campania nelle recenti elezioni amministrative, doveva essere evitata la galera. Così è stato. Pure se la Lega è uscita lacerata dallo scontro interno, alla fine è prevalsa la posizione del Cavaliere. Cosentino non sarà arrestato e, come ha avuto modo di precisare l'ex premier: “In tribunale potrà difendersi da uomo libero, come è giusto che sia”. Alla lettura del risultato del voto è scoppiato l’applauso del centrodestra all'unisono con i boati dell’opposizione. Tra i primi ad abbracciare Cosentino è stato Alfonso Papa. Il deputato Pdl tornato in Parlamento dopo essere finito in manette. Chi meglio di lui avrebbe potuto comprendere lo stato d'animo del suo collega e conterraneo. Chi meglio di lui si sarà interrogato sulla differenza di trattamento tra il suo caso e quello del “casalese”. Due pesi e due misure. Il peso di Cosentino conta, eccome, e il rapporto con l'ex premier è forte al punto da risparmiargli il carcere. La battaglia parlamentare è vinta. Domani comincia la battaglia in tribunale.
Assunta Ferretta
Non appartengo nè alla schiera dei "giustizialisti" nè a quella dei super-garantisti ma a quelli che credono che "in medio stat virtus".Tuttavia come operatore di Giustizia e come docente e studioso del Diritto nonchè convinto assertore della "certezza della pena" auspico che una volta per tutte abbia termine questa vergognosa "iacuvella" che dall'avvento di Berlusconi in politica persiste tra una parte della Magistratura e la classe politica e che entrambi gli organi dello stato nel pieno e reciproco rispetto delle loro funzioni possano e principalmente debbano ritornare al precipuo compito cui sono stati comandati dalla nostra Costituzione tralasciando demagogiche decisioni o interessi personali.
RispondiEliminaChiedo forse troppo?
Leodegaro Huober.